Mimmo & Greg

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Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

martedì 8 agosto 2017

CHE CALDO IN QUEST'ISOLA


Fa caldo, ma caldo davvero, troppo caldo, perfino per questa mia terra natia, dove freddo non ce n'è quasi mai, freddo vero, intendo, e al caldo siamo abituati. Umido si, pioggia poca, pochissima, ma quando capita, aiuto, sembra di essere in mezzo al diluvio universale. Ma prima, quando non eravamo viziati come adesso, e non avevamo le case climatizzate, e le macchine con l'aria condizionata erano un lusso per pochi, come riuscivamo a cavarcela... Eh, mia cara, eravamo giovani, e anche pazzi, andavamo a Santa Maria Navarrese la mattina e tornavamo di pomeriggio, col sole ancora alto e i finestrini spalancati, e non dicevamo continuamente che caldo che caldo, si soffoca si muore. Bei tempi... Però a volte non riuscivamo a dormire e andavamo a cercare refrigerio al Poetto, dove c'erano quelli che vendevano le fette d'anguria, preistoria, i giovani non lo sanno più che c'erano i venditori d'anguria fresca al Poetto, e neppure sanno chi sia, Mimmo, almeno quelli dell'isola infuocata, e non sanno che venne qui, tanti anni fa, al seguito di un'allegra carovana, e che in quella spiaggia c'erano decine di migliaia di persone, ma nessuno aveva paura del caldo e della folla. Oggi abbiamo paura, del caldo, della folla, abbiamo sempre meno voglia di vestirci e uscire, rimaniamo a casa a guardare la televisione, che ora è uno schermo gigante che tanti anni fa non avremmo pensato mai di possedere, anche se non siamo più intorno a trent'anni. Siamo spesso stanchi, disillusi, scontenti, vorremmo cambiare vita, ma non abbiamo fino in fondo il coraggio di farlo, o forse pensiamo che sia troppo tardi. Accumuliamo per anni oggetti che ci sembra possano riempirci la vita, e poi, quando capita di dover  svuotare una casa che è stata per tanto tempo casa nostra, ma ormai non lo è più, non sappiamo da che parte incominciare, e, a volte con un po' di rimpianto, a volte senza nessuna pietà la maggior parte di quegli oggetti che ci sembravano così importanti finisce tra i rifiuti. Tu sei lì a smistare, ricordare, sudare, perché in quella casa hai fatto staccare la luce, e lo split sulla parete è lì che ti guarda sarcastico. Non puoi neppure ascoltare un po' di musica. Ti domandi cosa fare del vecchio Sony perfettamente funzionante, che si porta benissimo i suoi anni, quello col piatto per i trentatré e senza il lettore Cd e dotato di grandi casse che per lunghi anni diffondevano le note della musica di Mimmo. A casa non te lo vuoi portare, non sei fatta per il commercio e poi chi se lo prende: forse è meglio organizzargli un bel funerale. E continui a  sudare, e ti fai la terza doccia della mattina perché hai staccato la luce, ma l'acqua c'è, in quella casa e mentre l'acqua scorre e tu pensi a come organizzare la tua vita futura, e un po' insegui e un po' scacci quell'idea folle di licenziarti perché non ne puoi più, anche se non lavori in miniera, pensi anche che ora avresti sopratutto bisogno di fresco, anzi di neve, di bufera e una volta a casa scrivi una cosa in cui mescoli il tempo che scorre a quello che ti fa sudare o rabbrividire e il sapore dolceamaro dei ricordi a quello un po' rancido della vita presente, e ti vai a cercare il video adatto per questo clima rovente.

Aiuto che freddo...


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