Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

lunedì 28 maggio 2012

GRATITUDINE

Tra mille difficoltà di carattere tecnico, ho visto il documentario della regista tedesca dedicato a Mimmo, che lo ha reso fruibile nel suo sito. Ne sono rimasta entusiasta.

Non sono riuscita a trovare un punto debole: tutto mi è sembrato perfetto, pulito, classico, luminoso, ricco, ma misurato. C’è tutto ciò che serve a ben rappresentarlo: se, senza conoscerlo, lo vedessi per la prima volta in un lavoro del genere, sarei molto incuriosita. Credo che la regista abbia interpretato e colto molto bene l'artista e l'uomo, e immagino anche che ciò sia stato possibile per una intesa, una facilità di comunicazione che è il presupposto per la buona riuscita di qualsiasi lavoro.

Ho scritto ieri un post, sull’argomento, e l’ho anche pubblicato, eliminandolo subito dopo perché lo sentivo ridondante e stonato, con quel titolo ampolloso che gli avevo dato. Ho esercitato il diritto di ripensamento.

Il mio desiderio è ora non lasciarmi andare a descrizioni e commenti (ogni scena e ogni immagine mi hanno suggerito un pensiero) che mi sembrano superflui, ma esprimere, questo si, il mio apprezzamento, ma soprattutto la mia gratitudine, perché mettere a disposizione il video, che mostra Mimmo  anche  nella sua più autentica dimensione privata, domestica e familiare, mi è parso un gesto carico non solo d’affetto, ma anche di fiducia nei confronti di chi lo segue. Un bel dono e un bel modo di donarsi.
Gli spunti per continuare a scrivere, e raccontare magari dei pensieri che mi affollano la mente quando mi perdo davanti ai tetti e alle viuzze dei quartieri antichi della mia città, in uno dei tanti  punti panoramici da cui inevitabilmente lo sguardo spazia verso il mare e gli stagni,  - dopo aver visto Mimmo malinconico e assorto, quasi commosso, al Pincio,  - sarebbero tanti, ma concludo qui.

Ogni tanto anch'io sento l'esigenza di sobrietà e sintesi.




giovedì 24 maggio 2012

LA PALADINA DEL CANTANTE



Non mi sono ancora stancata di portarmi a casa libri, scritti da qualcuno che ha conosciuto e frequentato il Cantante, nella speranza di trovare qualche altro tassello da aggiungere alla mia opera in divenire. Al di là di questo, non considero in ogni caso questa attività di lettura tempo perso, perché in genere si tratta di testi scorrevoli, molto veloci, che implicano uno stadio di concentrazione bassissimo, e che anche nella peggiore delle ipotesi, fatta salva la soddisfazione di una blanda curiosità non sempre riferita all’autore, ma all’ambito in cui si muove, mi insegnano qualcosa di nuovo. L’ultimo libro letto in poche ore, tra tragitto in pullman e attesa del sonno, è di un cantautore assai noto, uno di quelli che mosse i primi passi nel locale romano entrato nel mito, in cui ormai mi sembra di essere stata e di cui sento nelle narici l’odore caratteristico così ben descritto, per quante testimonianze ho raccolto. La prima cosa che ho fatto, dopo aver annusato il libro e letto le primissime pagine, è stato andarmi a cercare quelle testimonianze, perché non potevano non esserci. Dei giovani cantautori di quegli anni sono citati in particolare i "quattro" più uno, fratello maggiore di un altro, poi ampio risalto è dato a nomi rappresentativi del folk e della canzone impegnata del tempo (e non solo) e a prestigiosi artisti stranieri che vi passarono, nonché agli intellettuali, con cui, racconta l’autore del libro, c’era un continuo scambio e confronto. Il mio Cantante, che protagonista lo fu a tutti gli effetti, magari qualche anno più tardi rispetto alla nota “banda dei quattro”, no. A onor del vero, non sono citati neppure alcuni altri che forse avrebbero avuto diritto di cittadinanza, ma io non mi occupo di loro, pertanto, come al solito, quando mi pare che sarebbe stato opportuno e doveroso citarlo, Mimmo, se non per amicizia per rigore di informazione, visto che non mi pare di secondo piano il suo ruolo nel panorama musicale italiano, vesto subito i panni della paladina. Mi viene proprio spontaneo, certo per affetto e per istinto protettivo, ma soprattutto perché l’esigenza di un profondo senso di giustizia mi è connaturata.  

Ho notato questa dimenticanza nei suoi confronti, forse solo casuale(?)  in diverse occasioni, e non solo in relazione al luogo mitico. In genere non riscontro molta generosità in questo ambiente artistico, seppur illuminato, ma, più spesso, piccole o grandi invidie e rivalità, una buona dose di permalosità, e quantità variabili, ma comuni a quasi tutti, di narcisismo condito di qualche  atteggiamento divistico. Forse è normale che sia così, magari sono io un po’ ingenua e molto fuori da certi meccanismi, che, d’altra parte, sono comuni a molti altri ambiti professionali e insiti nella natura umana.

Tornando al libro, di cui non fornisco autore e altri dati, peggio per lui che non ha citato Mimmo, ho trovato però certo un humus comune, anche questa volta. Stessi ricordi collettivi, o ricordi simili, stessi aneddoti, raccontati in modo neppure troppo diverso. Stesso clima, stesso senso di appartenenza. Simili anche le problematiche e le criticità riferite alla casa discografica del tempo, con scontri e allontanamenti dovuti a decisioni imposte, spesso ad insaputa degli interessati, ragazzi con le idee ben chiare sul rispetto dei loro diritti e con una chiara coscienza di sé in quanto artisti, e,  ça va sans dire, scontenti di avvalersi della collaborazione, anch’essa imposta, dei musicisti turnisti.

Se si effettua una rapida ricerca, si trovano delle foto, relative al locale romano, tutte dello stesso autore, che ci fanno entrare nell’atmosfera del luogo e del tempo. Barbe, chitarre, capelli lunghi, jeans e camicie aderenti, c’è anche Mimmo. Una foto è molto nota, ed è quella sul trespolo, con la chitarra. Nello stesso archivio ce n’è un’altra, più recente, in gruppo: una scacchiera, due concentrati giocatori, una bottiglia, e in piedi, un trentenne, molto elegante nel suo abito color foglia d’autunno, completato da camicia chiara e cravatta sottile, che potrebbe avere funzioni di osservatore di garanzia. Peccato per quei capelli sempre un po’ incolti: io, oltre che avere un profondo senso di giustizia, ed ergermi a paladina di signori che non ne hanno davvero bisogno, presto attenzione ai dettagli frivoli e sono un po’ fissata con capelli in ordine. Questo non mi impedisce di andare oltre e dare maggiore importanza a quello che c’è, dentro una testa, quando c’è: dentro quella del Cantante c’è materia, grigia e colorata, molto interessante. Per questo e per la voce che ha, si merita tutto questo dispendio di caratteri. Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso.

mercoledì 16 maggio 2012

SPIRITO INDIPENDENTE


Ci siamo quasi, sta per arrivare il gran giorno: Mimmo presenterà al mondo le sue amate creature, che non sono canzoni, ma vini. Ha deciso di far conoscere il frutto della sua passione, nato da una felice, amichevole unione di anime e braccia vinicole abruzzesi, a una cerchia più vasta di persone, andando oltre il giro di quanti, per vincoli di parentela, amicizia o per frequentazioni comuni di ambienti legati al mondo del vino, avevano già familiarità con la piccola, ma nobile cantina.

L’occasione scelta per questo debutto è una manifestazione che si chiama Indy, (che sta per indipendente/i) Fiera dei gusti non omologati, che si svolgerà a Roma, al Centro sociale Brancaleone,  nei primi tre giorni di giugno, dove si offre l’opportunità a editori, produttori, musicisti, vignaioli e birrai,  - uniti, pur nelle diverse aree di competenza e di produzione, dal fatto di essere indipendenti,  - di far sentire la loro presenza e di promuoversi fuori dai consueti canali legati a sbocchi commerciali tradizionali e alla grande distribuzione. Un inno alla non omologazione, un diritto all’affermazione fuori da certi vincoli e certe politiche, insomma. Non mi sorprende che Mimmo, che da indipendente ormai da molto tempo, si muove anche nel mondo della musica, abbia scelto una occasione simile per presentare la sua produzione di Montepulciano d’Abruzzo.  Sia che rimanga una piccola produzione, sia che possa crescere, credo che sarà piuttosto difficile trovarla negli scaffali della grande distribuzione. Desidero ricordarlo, le etichette sono quattro: - cito a memoria, nella speranza di non sbagliare, e di meritare al prossimo esame più di ventidue, - Cavaticchi 2007, Planoianni 2008, Cavaticchi 2009, Cardilloso 2009. (Mnemotecnica: CPCC-7-8-9-9.)

Durante i tre giorni in cui si svolgerà la fiera, in cui credo proprio che Mimmo non delegherà, ma pur con la presenza e collaborazione di altri protagonisti dell’avventura, personalmente curerà la promozione e i rapporti col pubblico (e qui ho davanti agli occhi tutte le possibili scene) ci saranno conferenze, mostre, proiezioni cinematografiche, momenti musicali. In una occasione molto particolare, che vede la compresenza di diverse espressioni artistiche e culturali, con altri, si esibirà anche Mimmo. Non anticipo niente, anche se è il segreto di Pulcinella, dal momento che il programma della manifestazione è ormai già definito e pubblicato, perché lascio che sia il Cantante, se gli piacerà, a informarne il suo pubblico. Mi limito a dire che la cosa ha attinenza con un luogo e un periodo lontano nel tempo, ma vicino e sempre vivo, nel cuore di Mimmo e di altri che lo vissero con intensità.

Infine una piccola nota personale (evviva!). Mi è venuto in mente di preparare un cocktail a base di Montepulciano d’Abruzzo (ora fa pure la barman). Certo, quello in mio possesso non è così prezioso come il nettare di Mimmo, (che non utilizzerei mai per esperimenti di questo tipo) ne’ così di nicchia. Un prodotto medio (non di quelli da 2 euro e cinquanta, però), uscito da una cantina molto nota e grande di un paese d’Abruzzo a forte vocazione vinicola. Orrore degli orrori, l’ho comprato al supermercato, anche se condivido, ma non sempre posso mettere in atto,  la filosofia di cui sopra. Ci sto studiando su. Per ora procedo per tentativi ed errori. Se arriverò a un risultato soddisfacente, ne informerò il pianeta, dopo averlo brevettato (il cocktail, non il pianeta).

Con questo è tutto. Non vedo l’ora di leggere un bell’articolo, corredato di immagini, sulla cantina e sul vino di Mimmo, in qualche rivista di settore. Vai, "emozionato e orgoglioso" Uomo di cantina: avrai un successo strepitoso, e tornerai a casa molto felice!

sabato 12 maggio 2012

GUARDA CHI SI VEDE...

Il sabato pomeriggio è, in genere, il giorno del mio aggiornamento televisivo. Ci sono alcune trasmissioni alle quali sono affezionata, e una di queste è Sereno variabile. Da quando ho ricevuto la chiamata e mi sono arruolata nell'esercito senz'armi, ho sviluppato antenne che mi permettono di captare velocemente qualsiasi informazione abbia attinenza, oltre che con Mimmo, con l'Abruzzo. Nella puntata di oggi del programma citato, uno dei servizi era girato a Rocca Caramanico, dove nell'estate del 2011 Mimmo, accompagnato da Matteo, si esibì nel corso della Notte bianca. (C'è un post dedicato nel blog: l'invito è come al solito di andarlo a cercare). Hanno parlato e mostrato il bel borgo, e, udite udite, a un certo punto, ho avuto una visione: un palco, un pianoforte, un Signor Cantante-pianista nero-vestito e provvisto di copricapo consueto, un giovane contrabbassista... No, non è stata una visione, ma hanno davvero mandato, per qualche secondo, delle immagini del suo concerto. Potevo non informarne il mondo?

lunedì 7 maggio 2012

HO UN BICCHIERE NELLA MANO...

Mimmo col bicchiere in mano, se è un calice di vetro è meglio, ha un fascino tutto particolare. Conquistata dalla prima volta in cui l'ho visto, in quel video del concerto a Cosenza. Colpita al cuore quando ho potuto ammirarlo da  vicinissimo. Stramazzata al suolo quando mi son trovata questo regalo, che risale a un concerto svizzero di qualche tempo fa, prima solo voce, (no, anche danza e recitazione) e contrabbasso, poi l'ingresso degli altri musicisti col  loro tocco sapiente, e la canzone diventa ancor più un piccolo capolavoro. Che bel modo di iniziare la giornata, stamattina, ma anche di concluderla, perchè io mi alzo presto e vado a letto presto e ho sempre bisogno di un buon viatico.

Confortante quanto la carezza della mamma, che entra nella cameretta per spegnere il lumino e rimboccare le coperte, quanto una tazza di cioccolata calda, quanto uno sguardo complice o un sorriso inatteso.
Il regalo era per tutti, però io ogni volta ignoro questa realtà, e me la racconto: era solo per me. Ho bisogno di una favola della buonanotte, e ogni sera cerco di farmene raccontare una, o di raccontarmela, perchè le notti, e anche i giorni senza favole, senza sogni e senza emozioni, mi rattristano molto.

... Mi procura sempre una piccola emozione scovare qualche libro in cui vi sia traccia del Cantante. Continuo la mia opera di ricognizione bibliografica, e, talvolta, mi capita di imbattermi in opere non proprio freschissime di stampa, di cui non ero a conoscenza. Urge proprio - così come, sia pur a modo mio, ho dato inizio all' opera di analisi sistematica,  che quando avrò disposizione di spirito e tempo per rileggere ancora una volta i testi sotto una diversa angolazione, continuerò - che dedichi un paragrafo al riordino della bibliografia. Tempo al tempo: non solo di Folgorata vive questa povera donna, che ha tanti orticelli da coltivare, non tutti così facili come questo, dove la terra è soffice, e l'acqua corre copiosa!

Il libro in oggetto è un  dizionario*** in cui trovano posto tantissimi suoi colleghi del passato e del presente, però per me, andare alla lettera L, alla pagina 171, e trovare la scheda di Locasciulli Mimmo (per una volta ritorno alle antiche abitudini e lo chiamo per nome e cognome),  ha dato un piccolo palpito al mio cuore, perchè non mi dimentico mai, neppure quando vesto i panni di ricercatrice, che qui dentro c'è sempre una generosa dose d'amore e anche di buonumore. Mi sembrano due ingredienti indispensabili.
Allora...
Dall'Africa del nord con amore.

***Pino Casamassima, Stefano Fares, Luca Pollini, Il Dizionario della musica leggera italiana, da Volare ai nostri giorni, Firenze, Le lettere, 2005.

sabato 5 maggio 2012

TI RACCONTO UNA STORIA

Qui parlo di fatti miei: di tanto in tanto mi capita, ma forse questa volta son stata troppo lunga, e mi avete mollato. Parlo di fatti miei, però il Cantante ha sempre il suo spazio. Lo evidenzio, lo spazio in cui parlo di lui, e lo tingo di rosso, così balza agli occhi. Chi legge salti pure i fatti miei e passi ai suoi.
Ieri sera ero senza connessione: niente internet; in termini pratici e legati alla mia attività di agiografa, questo significa che non ho potuto eseguire il consueto accesso rituale nella casetta di Mimmo. Avevo qualche ora libera e mi son messa a scrivere un raccontino. Io non desidero fare la scrittrice, o meglio già a modo mio, umilmente, lo sono, ma non me ne importa niente di pubblicare. Scrivo quando mi pare e piace, non spenderei neanche un centesimo per pubblicare a spese mie una mia opera, e men che meno mi sono mai spinta a inviare a un editore più o meno noto una raccolta di racconti, o un romanzo. A parte che sarebbe tempo perso, e che di scrittori e aspiranti tali, bravi e non ce n'è fin troppi, avere la fortuna di pubblicare un libro di successo, ammesso di avere talento e una buona dose di circostanze a favore, significherebbe entrare in un sistema che mal si combina col mio modo di essere. Non è solo la "gloria" o il piacere di scrivere, quando sei sotto contratto devi produrre, diventa un lavoro, e puoi soffrire molto della sindrome della pagina bianca. Essendo già io assai sofferente di molte sindromi, non ne vorrei aggiungere un’altra alla lista. Credo ne sappiano qualcosa tutti gli scrittori, i più bravi e quelli mediocri, e anche le ormai note scrittrici della mia regione che, ne sono felice, tanto successo hanno ottenuto e ottengono in questi anni recenti: gli editori sono implacabili, se puntano su uno scrittore, questo deve sfornare e rispettare le scadenze, a volte a discapito di ispirazione e qualità.

Un piccolo peccato però l’ho commesso anche io. Per un anno circa ho giocato con i concorsi letterari, ma non quelli importanti, quelli piccoli, minori, gratuiti, in cui non devi stare a tediarti e a inviare per raccomandata dieci copie, ma basta inviare un file word e qualcuno te lo legge e poi se ti va bene inserisce il tuo raccontino in rete. Avrò scritto e inviato dieci racconti, nel periodo compreso tra il 2007 e il 2008. Li ho scritti senza pensarci troppo; camminavo per strada, mi veniva un’idea e nella mia testa prendeva corpo il racconto. Una volta a casa accendevo il computer e scrivevo. Spesso non era neppure necessario correggere. Un piccolo miracolo. Scrivevo tutta contenta e tutta contenta inviavo. Il primissimo racconto è stato pubblicato, insieme con molti altri, in una raccolta che credo non sia mai finita in libreria e nemmeno in edicola. Questi signori gentili e seri, che nel corso degli anni hanno visto il loro concorso letterario diventare da minuscolo e misconosciuto, più grande e noto, hanno inserito in un’altra raccolta anche un altro mio racconto. Era divertente andare in internet a caccia di bandi e giocare, spinta dal desiderio di comunicare a di esprimermi, che è più o meno ciò che accade qui. Non ho mai vinto, ma anche se mi fosse capitato, credo che la gloria non sarebbe mai arrivata, ne’ a me, ne’ ai vincitori che francamente non mi sembrava avessero sempre scritto racconti bellissimi. In una occasione ho partecipato a un concorso della mia città, questo si, importante. Qui ho provato un brivido; ho scritto un racconto, una storia d’amore, in forma di lettera, perché ho una passione per la comunicazione epistolare. Ho anche cambiato sesso, essendomi calata nei panni del protagonista, una specie di Werther anziano dei giorni nostri. Mi sono liberamente ispirata a una storia vera (nella realtà per fortuna non imita Werther, solo nella mia finzione). Un racconto è un racconto, non è un resoconto cronachistico. Mutatis mutandis, potevano essere riconoscibili la storia e i personaggi, per chi naturalmente fosse al corrente. Il destino, che talvolta è beffardo, fece in modo che uno dei componenti della paludata commissione, fosse uno dei protagonisti del racconto. Non ne ero a conoscenza, ma dentro di me avevo fantasticato su questa possibilità, divenuta poi inaspettatamente realtà. Con questa persona ci conosciamo bene. La cosa non mi ha per niente preoccupato, ma molto stimolato e divertito. So con certezza, senza averne la certezza, che lo ha esaminato proprio quella persona, che lungi dall’esserne stata infastidita, è stata gratificata dall’essere stata protagonista di un racconto, seppure di una scrittrice inedita. Con me ha mantenuto il più stretto riserbo con le parole, ma i suoi occhi mi hanno raccontato tutto.

A un certo punto mi sono stancata di inviare raccontini; la cosa non mi divertiva più. Mi si è seccata anche la vena, non mi sono venute più idee, che prima fioccavano. Senza rimpianto un periodo piacevole si è concluso. Continuavano ad arrivarmi e-mail con i bandi, e le eliminavo neppure senza aprirle. Non so neppure bene perché due giorni fa, ho aperto l'e- mail che mi annunciava la scadenza imminente del concorso letterario, proprio quello di quei signori che hanno inserito i miei raccontini nelle due raccolte. Qualcosa è scattato, Non so bene cosa, so solo che ho letto il bando e ieri pomeriggio mi sono messa a scrivere questo racconto. Forse lo manderò, ma sento che non ricomincerò; sarà una piccola eccezione che non condurrà da nessuna parte, un altro momento ludico senza secondi fini.

La stessa sera, forse proprio mentre scrivevo, il mio cantante, e ancora una volta mi trovo di fronte a una delle tante coincidenze che hanno contrassegnato il mio cammino qui dentro, decideva di pubblicare sulla sua pagina un suo racconto breve intitolato I giorni del nonno. Qualcuno gli ha chiesto dove e quando fosse stato pubblicato e da questo fatto è scaturita la sua decisione di regalare, con il consueto timido garbo che caratterizza i suoi rapporti con gli estimatori virtuali, (di fatto reali) il racconto anche a loro. Io conoscevo I giorni del nonno non per averlo letto nel libro indicato da Mimmo, (Favole per un anno, Roma, Proimez, 1990, di cui non sapevo l'esistenza, che non è ormai più in commercio) ma per averlo trovato, gradito dono, insieme con altre P-rose, (non dimentichiamo che eravamo in un giardino) in quel libretto che mi era piaciuto tanto, Il giardino incantato, appunto, a cui non dedico una parola di più perché ne ho già parlato fin troppo. Spero solo, perchè la speranza non bisogna abbandonarla, che Mimmo prima o poi ci torni su e apporti le modifiche che ritiene opportune, perchè lui di quel libro, non è soddisfatto.


Ripeto solo che, quando sembrava per me impossibile riuscire a possederlo, (le cose arrivano quando ormai le hai date per spacciate), potendolo avere a disposizione solo per un periodo di tempo limitato, poiché lo dovevo restituire alla biblioteca abruzzese che lo aveva prestato, essendo stata conquistata dallo stile pulito e un po’ fuori moda, scolastico, nel senso nobile del termine, del racconto, lo avevo trascritto. Ce l’ho ancora, insieme a molte altre vestigia che riguardano Mimmo, salvato sul mio computer. Per molti forse sarà una novità; io da grande sostenitrice di Mimmo scrittore, sarei felice se lo leggessero e gli inviassero la loro affettuosa opinione. Mi incuriosisce sapere quali sensazioni potrebbe suscitare in altri che magari lo conoscono solo nelle vesti di cantautore, e neppure tanto bene.


Chi sarà quell’amico che gli ha chiesto notizie sul libro dove fu pubblicato il racconto? E se per una volta provassi a farmi i fatti miei? Chi sia quell’amico, non lo so e forse non ha molta importanza. Chi sia il suo amico che stasera andrò a vedere a teatro, invece lo so molto bene. Vediamo, fornisco un indizio: canta anche, e la colpa è di Mimmo, e, di quando sono stati qui insieme (così narrano le cronache) io che ancora non avevo ricevuto la chiamata definitiva, non conservo alcun ricordo. Quante cose mi son persa... ma quante altre sorprese mi aspettano ancora!

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