Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

lunedì 11 luglio 2011

ERRATA CORRIGE: IL CALDO INCOMINCIA A DARE ALLA TESTA

Ed eccoci ancora a combattere con gli errori, che fanno parte della natura umana, mia in particolare, ed a farne pubblica ammenda. Nell'ultimo post ho citato una pittrice, che dovrebbe aver donato a Mimmo un quadro, attribuendole anche la professione di medico. Ho riletto con attenzione la mia unica fonte, e cioè un articolo di giornale in cui si fa riferimento al quadro e alla pittrice, nonché al concerto cosentino, e l'unico medico citato è il nostro amico Cantante. A mia parziale discolpa posso dire che il testo dell'articolo, anche usando lo zoom al massimo, è di difficile lettura, le righe si sovrappongono e il "medico-cantautore" è diventato la "pittrice-medico". Che cosa ci posso fare: sono anziana e la mia vista è alquanto debole!

Il post precedente lo lascio immutato, perchè l'errore mi ha fornito un bello spunto di scrittura, con Carlo Levi, Amintore e via scrivendo.



Spinta dalla curiosità, sono andata però a cercare tracce del dipinto donato a Mimmo, e le ho trovate! La sua faccia di profilo, il capo cinto da una strana cinghia, (che cos'è, non riesco a capirlo: sembra una cinghia da elettrochock, ma certo sono io, condizionata dalla mia follia, a ravvisarvi uno strumento simile; alla cinghia è attaccato qualcosa: potrebbe essere una luce, una lente, un dispositivo di protezione del volto del chirurgo, roba che usano anche i dentisti, una maschera antischizzi) da cui si diparte un groviglio di fili, elettrodi (???), fiorellini, cuoricini rossi, forbicine alate, che si divertono a recidere i fili, note musicali, una tastiera, stelle e uno spicchio di luna: insomma tutto il mondo, almeno il mondo conosciuto ed ampiamente esplorato, di Mimmo. Mi piace molto tutto questo groviglio allegro e colorato, fluttuante. Mi piace meno come è stato reso il Cantante, una copia, non ben riuscita, della solita foto che appare dovunque in questi ultimi anni, dalle copertine ai manifesti alle locandine. Mi sarebbe piaciuto mostrare il quadro anche a chi si trovi ad entrare qua, ma dovrei prendere contatti con la pittrice, chiederle il permesso di pubblicare la sua opera, e francamente mi sembra tutto complicato ed eccessivo. Fate come ho fatto io: cercate, oppure fate ricorso all'immaginazione. Se qualcuno poi scopre che l'artista calabra è davvero anche medico, me lo faccia sapere. Anche esattamente cos'è la cinghia con annesso oggetto misterioso, mi piacerebbe sapere... magari è semplicemente l'ultima acconciatura di una modista (l'ho detto che sono anziana, guardate che termini vado a scovare...) di grido, per il Nostro, stanco del solito cappello.

mercoledì 6 luglio 2011

ARTE MODERNA





Un giorno arrivo a casa e sono accolta da un “Non noti niente?” cui segue il mio “Cosa dovrei notare?” “Guardati intorno…” Continuo a non vedere niente, e mi sento dire (ancora una volta) che non ho proprio spirito di osservazione, finché sollevo gli occhi sulla parete dell’andito e al posto della avita maschera africana, si materializza un quadro. Cornice classica dorata (E dire che l’avevo visto, che armeggiava con quella vecchia cornice) che racchiude un’immagine familiare, elaborata con un programma di grafica. Non riesco a trattenere una scrosciante risata. Certo, è Mimmo, e il solito buontempone ha voluto, a suo dire farmi un bel regalo, mentre in realtà mi prende maledettamente in giro. Mi asseconda, come si fa con i pazzi; il senso di tutta la questione potrebbe essere questo: “Se le sono complice, magari prima o poi ho speranza che guarisca, se la ostacolo mi rimane ammalata a vita”. Per farla breve il quadro è rimasto appeso al posto della maschera per mesi, finché una sera essendo presenti degli ospiti con cui non c’era una grande confidenza, tempestivamente rimosso, è finito in un cantuccio. Mimmo in un cantuccio, seppur trasfigurato, non posso davvero tollerarlo.




Che occasione migliore per dare all’opera d’arte, che coniuga le linee classiche e l’oro della cornice con l’uso della tecnologia, il risalto che merita, e anche per parlare un po’ di…Arte moderna? Ricordate l’omonima canzone di Mimmo, della quale abbiamo già parlato in altra occasione, quella che racconta di chi ambisce a portarsi a casa come un trofeo un’opera d’arte, non già per reale interesse o passione per l’arte stessa, ma per una forma di status symbol, di esibizione, di scioro, come si direbbe qua? La canzone, allegra, spiritosa, arguta, che si distingue per un’attenta cura nella scelta delle parole, scritta (mi riferisco al testo, la musica è del nostro amico) da una donna che ha tutta la mia stima, era quella cantata da Mimmo con un Quartetto Cetra già divenuto terzetto, ormai tanti anni fa (lessi una bella intervista a Virgilio Savona in cui ricordava le sue collaborazioni con altri artisti, e citò anche Mimmo) mi offre lo spunto per “spettegolare” un po’ sul nostro cantante, che di recente potrebbe aver aperto una piccola galleria d’arte. La rete, essendo piena di buchi, si lascia scappare tanti segreti, ed io sono lì apposta per carpirli.




Durante i concerti romani, al teatro Golden, Mimmo e musicians sono stati ritratti a imperitura memoria da un pittore. Io ero lì, una sera, e, non avendo come mi dicono i miei uomini preferiti nessuno spirito di osservazione, non mi sono accorta della presenza di un pittore. Dove sarà stato? Come avrà potuto lavorare con quelle luci? Avrà dato sfogo al suo estro artistico durante le prove? Mistero! Sta di fatto che esistono, quelle rappresentazioni pittoriche, perché lo ha confessato lo stesso pittore. Dove siano custodite, non è dato sapere. Potrei lanciarmi nelle ipotesi più fantasiose, ma tali rimarrebbero: non ho uno straccio di prova. Beato chi ha potuto ammirare, tre volte beato chi ha potuto immortalare. Pare che il cantante abbia accettato di buon grado di farsi ritrarre. Io sostengo che sia alquanto vanitoso. Ho visto come si guardava allo specchio e si aggiustava il cappello nel video de Il futuro, ma ho visto anche di più, e direttamente con i miei occhi, mentre, davanti a uno specchio, in un camerino affollato, incurante dei presenti, si passava un pettinino nella chioma argentea, alquanto scomposta dopo due ore di concerto generoso. La vanità, piccola o grande che sia, fa parte del corredo essenziale dell’artista, che piaccia o no. Neppure i più insospettabili ne sono immuni, neppure quelli che non lo ammetterebbero neanche sotto tortura.




La rete, quella petulante pettegola, mi ha svelato anche un altro segreto, in tema con il nostro tema odierno: Mimmo ha ricevuto in dono un altro dipinto, secondo la mia fonte un altro ritratto, in occasione del suo ultimo “acclamatissimo” concerto per pochi fortunati a Cosenza. L’autrice del quadro è una signora, collega di Mimmo, sia in quanto medico, sia in quanto artista, seppur estrinsechi la sua arte in forma diversa. Chissà mai come l’avrà visto, il nostro artista, chissà che interpretazione avrà dato, della faccia di Mimmo che in questa fase della vita ha una luce e una morbidezza di tratti che in gioventù non aveva: la faccia di uno che ha acquistato leggerezza, che se la sta godendo proprio. Medici pittori, ma non pittori della domenica, artisti seri, quanto ce ne saranno? Confesso la mia scarsa preparazione in materia, e l’unico nome che mi viene in mente è quello di Carlo Levi, che a dire il vero ha esercitato pochissimo, tranne forse nel suo confino, la professione medica, ma molto quella di pittore e di scrittore, uno dei miei preferiti. Tra l’altro ha scritto anche un libro, che si intitola Tutto il miele è finito, in cui sono confluiti i resoconti di due suoi viaggi in Sardegna.




Una riflessione mi viene da fare sul perché, assai di frequente, si senta l’esigenza di omaggiare l’artista (al di là del nostro caso particolare, intendo fare un discorso più generale) di qualsivoglia dono. Una forma di tributo, un riconoscimento della sua arte, un modo per manifestargli affetto, ma anche un desiderio di attirare la sua attenzione, di essere, o di sperare di essere, nei suoi pensieri. Ecco, ora che hai una cosa mia, per forza di cose quando la guarderai, ti verrò in mente. Beata illusione, perché magari i doni, dopo i doverosi ringraziamenti, spesso prendono chissà quale via, che non sempre è il salotto dell’artista, o il suo studio, anche perché non basterebbe lo spazio, in molti casi. Ho in un’altra occasione citato il caso di una cantante famosa che diceva di tenere in bagno i doni o i premi ricevuti. Un’altra ha invece, molto schiettamente, dichiarato di gettarli via. Continueranno, l’una e l’altra, a ricevere premi e doni, nonostante queste dichiarazioni poco gentili, perché alle dive si perdonano certi vezzi, da diva appunto.




A proposito di pittori con un’altra vocazione, questa volta politica, vorrei ricordare un fatto che, a quanto narrano le cronache, non so se veritiere, riguarda il vecchio Amintore, che ormai da tempo per ovvi motivi non dipinge, ne’ si occupa più di politica. L’arguto toscano volle donare a un giovane del suo partito un suo dipinto. Il giovane si vantò della cosa con i suoi amici, e disse, anche lui, che quel quadro lo aveva appeso in bagno. La voce arrivò al potente politico, che, narrano sempre le cronache, telefonò al giovane politico alle prime armi per sollecitare un invito a casa sua. “A cena, Presidente? Esclamò intimorito il giovane “No, proruppe l’altro, vorrei venire a fare la pipì… Pare che la carriera politica del giovane fu stroncata sul nascere, per rinascere in tempi molto recenti, ma questa è un’altra storia, e noi oggi qui non vogliamo parlare di politica.




Ci andrà, Mimmo, ai vernissages, ci sarà nella sua vita posto per occasioni mondane legate all’arte e non, si troverà bene, in un certo mondo, e per certo modo intendo quel giro di belle signore, politici, imprenditori, professionisti affermati, come lui, intellettuali e non solo? Li frequenterà i cosidetti salotti bene? Io per mestiere devo pormi domande, ma non necessariamente trovare risposte. E se li frequenta? Come direbbe il grande capo Estiqaatsi, che dice sempre le stesse cose, ma mi fa sempre molto ridere, se Mimmo frequenta salotti questa è cosa che riguarda sua vita, a noi interessa sue canzoni. Arte moderna, ad esempio, che penso non si offenderà se la rubo dal suo sito (continuo ad attraversare il ponticello che lo collega con casa mia: un piccolo viaggio rassicurante, senza sorprese, come andare a casa dei nonni al paese, d’estate, da bambini) e ve la servo, dentro una bella cornice, qui nel mio bellissimo blog.







ARTE MODERNA




Testo di R. Riva Musica di M. Locasciulli




© 1989 Edizioni Musicali Piccola Luce/ BMG Ricordi




Mode, sintetiche sirene
Nuovi archetipi di statiche avventure
Noi schiavi di estetiche passioni
Stretti in un dadà di plastiche voluttà




Come le rose sfiliamo fasciati
D’argento e di cellophane
Nei martedì letterari
Dietro a sorrisi da festival




Oh celestiale profumo
Che rende sublime ogni vernissage
Dove i ricchi tirando sul prezzo
Si prendono un pezzo d’eternità




Mode, fascinazioni estreme
Esoteriche catene di beltà




Come le stelle cadendo
Si accendono in magiche rapsodie
Cantano gli angeli in gloria
Schemi di inedite profezie




E adesso che un’ultima carta mi resta
Il diavolo mi aiuterà
Splendendo di luce moderna
Un’opera eterna mi salverà




Peccato Picasso che ho perso perché
Sennò ti portavo con me
Peccato Picasso che ho perso lo sai
Ma ci rivedremo vedrai











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