Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

mercoledì 28 aprile 2010

UN PRIVILEGIO...RARO!

Mi hanno fatto un regalo: ogni tanto succede anche a me. Una persona cara, già menzionata molte volte su queste pagine, la stessa che mi ha ospitato in occasione della ormai celeberrima "lezione d'autore", e che mi ha fatto mille gentilezze che hanno attinenza con questo mio lavoro forse (anzi sicuramente) senza molto senso se non quello di darmi lo sprint per scrivere, ha acquistato per me una copia di un giornale musicale, Raro, dell'ottobre del 1995. Lo ha fatto, convinto di farmi felice, perchè all'interno di questo giornale c'è un lungo pezzo monografico, con relativa lunga intervista, a firma Fernando Fratarcangeli, dedicato a Mimmo Locasciulli. Dico subito che non è che sia impazzita di gioia, perchè non mi interessa, al di là di boutades che posso aver scritto su queste pagine, farmi l'altarino con tutte le cose relative all'artista: non voglio mettermi a collezionare i giornali con gli articoli o le interviste che parlano di lui, come non farei follie per avere i suoi dischi in vinile, o per forza in edizione originale.
Ciò che possiedo mi basta, al di là del supporto: mi interessa ascoltare la sua musica, e allo stato attuale il CD o l'MP3 mi permettono di farlo nel modo migliore. Non possiedo neppure un 45 giri, e neppure un 33, ho diverse cassette, inascoltabili senza soffrire da matti per la pessima qualità del suono. Ciò detto, ho gradito la gentilezza e ho anche letto con piacere la vecchia intervista, che, tra le tante esaminate, anche di anni di molto precedenti il 1995, non mi era ancora capitato di trovare. Spesso ho letto on line interviste e articoli a e su M.L. tratti dagli archivi dei quotidiani italiani più importanti. In alcune occasioni, proprio per il piacere di non perdere il contatto, in tempi di eccesso di consumo di pagine virtuali, col caro vecchio giornale, sono andata a recuperarmi vecchi numeri di Repubblica, o del Corriere, o della Stampa (ce li ho a casa, intendendo per casa la Biblioteca, rilegati in grossi volumi) e di leggermi gli articoli (già letti on line) dedicati al dottore cantautore, come viene definito nella maggior parte dei casi, o a uno dei cantautori più sensibili del panorama musicale italiano, quello che ha fatto le scelte musicali più coraggiose.
Il vecchio articolo di Raro, ottobre 1995, lo ribadisco, l'ho letto con interesse; tra le tante cose note, ne ho appreso qualcuna nuova; mi piace molto leggere più articoli o recuperare più fonti sullo stesso argomento e poi integrarli per mettere insieme quante più tessere possibili a completare il mosaico. Il titolo dell'articolo, "Questa volta parliamo di ...Uomini", gioca col titolo dell'album omonimo uscito proprio nel 1995. Io lo possiedo in cassetta, regalo gradito di una collega che sapeva e sa del mio interesse per il dottore cantautore sensibile atipico e sottotraccia, e da qualche mese pure in CD grazie all'acquisto del Cofanetto Universal, che mi ha davvero riempito di gioia. Mi ha molto colpito la foto a corredo dell'articolo, una foto giovanile, dei primissimi anni ottanta sembrerebbe, e non del periodo dell'intervista, molto bella, con Mimmo sorridente, anche negli occhi. Lo salva il sorriso, uno dei suoi aspetti più positivi.
Ho letto con una certa ingordigia, come mi capita quando ho a che fare con qualcosa che m'interessa, lo stesso tipo di comportamento compulsivo che potrei avere davanti a un vasetto di marmellata di castagne se cedessi alla tentazione di comprarlo. Ci sono nelle domande e nelle risposte una serie di spunti per alcune riflessioni. Non ora, però, non ora. Mi limito solo a dire, banalmente, quali sono le mie canzoni preferite dell'album: quasi tutte, con un amore particolare per L'inganno del tempo, la Pioggia e l'esilio, e poi Qualcosa farò, di una bellezza tutta particolare fatta di disincanto e speranza al contempo. Quelle che, non dico amo di meno, ma sono un po' meno adatte alla mia sensibilità, sono (o erano, non lo so) le preferite di Mimmo: Il cane e Automonoposto. Ora che faccio, mi rileggo subito l'articolo, così stanotte scrivo il seguito del post? Niente paura, per (s)fortuna ho mal di testa. La cura migliore è un bicchiere d'acqua in cui sia stata disciolta una bustina di Oki, una stanzetta buia e in sottofondo qualcuno che mi parli di... Uomini, quelli che oggi mancano un po', mentre proliferano i maschi (così diceva Mimmo nell'intervista). Dei maschi non me ne importa nulla, mi interessano di più gli Uomini: spesso sono stata tratta in inganno da persone che mi sembravano Uomini e io tutta contenta me ne sono occupata, per lasciar poi perdere, avendo presto scoperto che erano solo piccoli maschi, presi solo dal loro stupido spropositato ego.

lunedì 26 aprile 2010

PURTROPPO ACCADE ANCORA

Apprendo, con alcuni giorni di ritardo, con molto sgomento, che il Centro jazz Calabria, del quale parlai in occasione del concerto del 20 gennaio al Cams di Rende del nostro protagonista, è stato distrutto da un incendio. Prima di occuparmene per il concerto di M. L. e relativa consegna del Premio Musica News, non avevo mai sentito parlare del CJC; rimasi fortemente colpita dalla presenza in Calabria di una istituzione così importante e me ne rallegrai molto.
Mi sembrava una cosa impossibile che ai nostri tempi, in cui particolare attenzione si pone nei luoghi della cultura alla sicurezza, un incendio, causato da un corto circuito potesse aver distrutto un patrimonio così importante, e mi son subito domandata se fossero state attuate tutte le misure di prevenzione. Ho scoperto poi che l'edificio che ospitava il Centro, situato in una zona centrale di Cosenza, non era tanto grande, forse i locali non erano adeguati, e che il Centro non riceveva contributi pubblici, ma si sostentava grazie all'impegno di associazioni e privati. Che dire ancora, mi dispiace veramente tanto e ho sofferto nel vedere lo scempio causato dall'incendio, con umana partecipazione, ma anche come persona che da tanti anni lavora in Biblioteca. Il Presidente Stezzi, che a quanto ho letto era presente nel momento in cui si è sviluppato l'incendio ed è riuscito a mettersi in salvo (ci si consola pensando che non vi sono stati danni alle persone) ha dichiarato che la struttura risorgerà dalle sue ceneri. Certo non sarà facile ricomporre i fondi, ricostituire le raccolte, saranno necessari sforzi immani, materiali e intellettuali e soprattutto sarà necessario disporre di molti fondi. Spero che questo disastro non lasci insensibili i privati che possano dare il loro contributo, di qualsiasi natura sia, (gli artisti che si sono esibiti in concerti organizzati dal CJC sicuramente non si mostreranno insensibili) ma soprattutto che arrivino i fondi pubblici, e il Centro possa rinascere anche in locali adeguati e dotati di tutte le misure di sicurezza atte a prevenire incendi e altro tipo di situazioni di rischio e pericolo.
Per quanto poco possa valere giunga a chi per tanti anni ha lavorato alla realizzazione di questa struttura, che spero davvero possa risorgere dalle sue ceneri, un mio pensiero solidale e affettuoso.

domenica 25 aprile 2010

DIMMI COSA NON SAI FARE CHE FACCIAMO PRIMA


Lettera aperta a Mimmo Locasciulli

Caro Mimmo, oggi proprio non avevo nessuna intenzione di scrivere, ne' cose nuove, che per il nuovo pezzo devo impegnarmi un po' e non scrivere come ora di getto, ne' cose vecchie e un po' ammuffite. Ciò detto, quando io scopro in maniera del tutto casuale, cioè non indagando su di te, ma in altro modo, che sei anche un provetto giocatore di scacchi, be', come posso tacere? Il mondo deve sapere, ma forse il mondo lo sa già, solo io, la tua biografa non autorizzata, non lo sapevo. Ora lo so: giustizia è fatta. Io per gli scacchisti ho sempre avuto una stima incommensurabile, sono troppo intelligenti, gli scacchisti, sanno come muoversi, sanno riflettere, studiano le mosse dell'avversario, non sono avventati, e il gioco degli scacchi può essere inteso come una metafora della vita. Spesso gli scacchisti sono matematici e musicisti: le cose sono collegate. Ora scoprirò che hai anche partecipato alle olimpiadi della matematica. Un genio universale, sei, Mimmologasciulli, un uomo del rinascimento nato nel ventesimo secolo.

Piumino, tu lo sapevi che Mimmo è un ottimo giocatore di scacchi, (scusa, Mimmo, coinvolgo Piumino, che magari tu conosci col suo vero nome e non sotto mentite spoglie, ma devo, per gratitudine, perchè è uno dei pochi che mi lascia commenti, in questo blog dell'orfanella) siii? Ho scoperto che ha giocato molto con Ruggeri, un altro appassionato, quando son stati in tournée insieme. Enrico ha detto "Mimmo è molto forte." Io pure, che oggi più che mai sono dispensatrice di gratificazioni, che tanto con Mimmo non corro rischio alcuno, ne spando a piene mani: Mimmo sei davvero molto forte.

Un saluto ossequioso e ammirato, ovunque tu sia.

venerdì 23 aprile 2010

L'INFANZIA DI MIMMO


Avviso: questo pezzo giace in freezer da tempo immemorabile: ho deciso di metterlo nel microonde con modalità defrost, e servirlo, avvertendo però che trattasi di merce non proprio fresca di giornata. Infatti ci scaraventa un po’ indietro nel tempo, il tempo di quella mitica infanzia che il nostro protagonista ricorda con tenerezza e nostalgia.

Mimmo Locasciulli, bambino negli anni cinquanta e adolescente e poi ragazzo degli anni sessanta, condivide con tanti della sua generazione gusti, abitudini, giochi e letture. Anche obblighi: uno di questi ad esempio, quello di portare i calzoni corti anche d’inverno, anche in luoghi col clima rigido. La linea di demarcazione tra un ragazzino e un giovanotto era data dal fatto di poter finalmente indossare i calzoni lunghi. Erano i tempi dell’esame di ammissione per l’ingresso alla scuola media non ancora riformata. La riforma della scuola media avverrà nel 1963 e porterà alla istituzione della scuola media unica, uguale per tutti. Prima di tale data al compimento del ciclo di studi della scuola elementare, si aprivano per i ragazzi due possibilità: quelli bravi e/o di famiglia agiata erano destinati alla scuola media, quelli meno bravi e di famiglia più modesta, avevano maggiori probabilità di accedere alla scuola di avviamento professionale, che come indica la sua stessa definizione, era la porta d’accesso per il lavoro, un lavoro non certo intellettuale. Chi, come M. era bravo negli studi e di famiglia borghese, per accedere alla scuola media che gli avrebbe poi permesso di passare al liceo, doveva sostenere un esame selettivo, così raccontano le poche cronache e i protagonisti del tempo. Io ho un fratello del 1949 che, mi racconta mia mamma, dovette studiare parecchio per superare la fatidica prova. Con lui non è mai capitato di parlarne. A me capitò, quando ero forse in quarta o in quinta elementare, di ereditare attraverso una serie di passaggi, alcuni libri appartenuti a qualcuno di più di un decennio più grande di me. Tra questi libri ce n’era uno che costituiva una sorta di summa di tutte le materie con prove pratiche per prepararsi alla prova. Mi piacque molto e, forse non avendo di meglio da fare, lo studiai; quindi a modo mio anch’io ho sostenuto l’esame di ammissione come M. che fece il suo solito figurone. Questo bambino farà grandi cose, dissero i signori membri della commissione: parole profetiche.

Non è che studiasse solo, questo bambino; come sappiamo suonava il pianoforte, ma andava anche a correre per i campi con le bande di amici, si sbucciava spesso le ginocchia e si medicava da solo.

Andava a caccia di uccellini e lucertole, era pure esperto con la fionda, giocava agli Indiani e cowboys. Chissà per chi parteggiava, allora. I tempi non erano ancora maturi per una lettura del problema con il dovuto senso critico, o già da allora sarà stato dalla parte dell’oppresso? Chissà! Certo è che la cultura del popolo nativo fa sicuramente parte della sua formazione; non ne ho la certezza, come è evidente di tutte le altre cose che ho fin qui elencato e che costituiscono patrimonio comune di tanti ragazzini di quella generazione, (magari non ha mai avuto una fionda, ne’ cacciato uccellini o lucertole) ma quasi nessuno è rimasto insensibile al fascino delle praterie e al mito dei grandi capi “Indiani”. Qualche elemento si potrebbe trovare anche nelle sue canzoni, cuori di falco, riserve, e il riferimento al mondo naturale che però fa parte della sua cultura, delle sue origini, e si ritrova in tantissimi altri mondi che possono averlo ispirato. Chi scrive, narrativa, canzoni, poesia, sempre si porta dietro tutte le sue esperienze pregresse, tutto ciò che ha letto visto sentito ascoltato, per poi riproporlo con moduli propri, riplasmato e arricchito attraverso la propria espressione autentica.
Un’altra delle passioni di M. che lo accomunano a tanti della sua generazione, è il gioco del meccano. Quanti anni avrà avuto quando lo ricevette in dono? Nove, dieci, di meno, di più? I ragazzini d’oggi, nemmeno sanno bene cosa sia, il meccano, e poco lo sanno anche i loro genitori. Un gioco antico, uno dei più antichi tra i giochi moderni, che aveva una funzione oltre che di svago, anche istruttiva. Consiste nell’assemblare parti metalliche per costruire modellini, treni, ponti, senza schemi, perché le istruzioni furono tolte dalle scatole del gioco dopo pochi anni dal suo ingresso nel mercato, per sollecitare meglio l’abilità dei piccoli “ingegneri”(Vedi il riferimento di M. in Scuro, vedi cose senza schemi, come pezzi del meccano). Chissà quale versione avrà avuto M. forse quella con i pezzi rossi e verdi (è più probabile, dati gli anni in cui fu prodotta, dal ’58 al ’63), certo è che il meccano gli piaceva molto. Magari l’ha conservato, magari qualche volta fanno delle gare, con gli amici più o meno coetanei. Ce n’è uno di amici suoi cui il meccano piace molto, lo so per certo, e ci ha molto giocato: mi diverto a immaginarmeli ora, signori di una certa età, a far la gara a chi costruisce prima la gru. Io ad esempio giocherei molto volentieri alla casetta delle bambole, con tutti i mobiletti e le tazzine, i piccoli elettrodomestici, se ancora li avessi, ma sono convinta che non troverei neppure un’amichetta disposta a farmi compagnia.

Il meccano è davvero identificativo di quelli della sua generazione. Già i miei coetanei, quelli che son stati bambini negli anni sessanta, erano attratti da altri giochi simili. Iniziava l’era dei Lego di plastica, o costruzioni, come le chiamavamo noi.
In casa mia non ricordo di aver visto mai un meccano dei miei fratelli maggiori, che rientrerebbero come età nella generazione del meccano, (può darsi che lo avessero dismesso quando io ero troppo piccola) mentre ho, seppur lontanissimo, il ricordo di diligenze, cavalli, e fortini. Certo era un gioco per maschietti.

E le letture? Non avendo notizie certe, anche in questo caso mi tocca affidarmi al patrimonio comune ai ragazzini degli anni del dopo guerra e del boom economico. Cito così come mi vengono in mente, senza rispettare stili ed epoche in cui sono stati scritti, ma M. si è cibato di Salgari e Verne, di Dumas e Walter Scott, di Jack London e di Mark Twain, di Kipling, ma ha letto anche le fiabe di Perrault e dei Grimm, e naturalmente Pinocchio e, lui che ha conosciuto i banchi di legno e il calamaio (per la cresima gli hanno regalato una bella stilografica) anche Cuore e Gianburrasca. Certo che hai davvero un sesto senso, Folgorata, potrà dire qualcuno, quei libri li hanno letti un po’ tutti, i ragazzi con un po’ di attitudine alla lettura di quella generazione. Ecco, adesso me ne son venuti in mente anche altri due: I viaggi di Gulliver, che io ho letto integralmente da grande, da bambina in edizione ridotta, e Robinson Crusoe. Secondo me gli piaceva e gli piace tuttora Jack London, tra quelli citati è il suo preferito.

E poi la mitologia, quella classica e anche quella germanica. Nei programmi scolastici era contemplata l’epica, una materia bellissima che comprendeva appunto brani tratti dai poemi omerici, dal ciclo bretone, dal Cid, dai cicli nordici, e dai poemi cavallereschi italiani; insomma una meraviglia: a me piaceva moltissimo. Secondo me anche a lui: Idra docet, anche se il mito è stato solo uno spunto modificato in corso d’opera.

E il cinema? So che è una delle passioni di Mimmo adulto, che sicuramente avrà avuto inizio nell’infanzia. A Penne ci sarà stato un cinema, magari di seconda visione, di quelli dove proiettavano film mitologici, o d’avventure in terre esotiche, o classici western, o di cappa e spada. O magari anche lui avrà frequentato un cinema parrocchiale. Io sento ancora l’odore del cinema annesso alla chiesa di San Giacomo, dove andavo al seguito dei grandi di casa, un odore inconfondibile, di umido e di fumo, di birra e di chiuso, a vedere film western, o mitologici, storici, un po’ ingenui, un po’ approssimati, ma io allora non me ne rendevo conto, film in costume e poi quelli di Franco e Ciccio, e i “musicarelli” con tutti i cantanti in voga a quei tempi. Mia sorella non mi voleva, ma le appioppavano quella bambinetta con cui sentiva di non poter per nulla condividere la passione per “In ginocchio da te” e il suo protagonista. L’ho detto in altra occasione che ce l’abbiamo nel DNA, la passione per i cantanti: babbo ce l’ha instillata, e se ora ci fosse, novantenne, sarebbe il primo lettore del mio blog, che ai suoi tempi si era dovuto accontentare di omaggiare la sua cantante con una (o più) galante e compita lettera.
Di Mimmo adolescente e ragazzo, e dei suoi primi pantaloni lunghi, parleremo forse in una seconda puntata, con una eventuale incursione nel sessantotto. E anche lì proteggetevi con gli scudi, che arriva una messe di congetture.

Col senno del poi…Il cinema di Penne era di una zia di Mimmo, la zia Memena, e lui davvero, ci trascorreva tanto tempo, proprio a perdersi nella visione di film di viaggi avventurosi in terre esotiche, Africa in primis.
Sicuramente ha trascorso molto tempo all’aria aperta con gli amici, ed erano senz’altro amicizie trasversali, nel senso che penso giocasse con tutti, non solo con i ragazzi della sua condizione: la sua è stata un’infanzia libera e selvaggia, come l’ha definita lui. Una rapida incursione nel ’68 e dintorni è stata già fatta, quindi non ci sarà nessun altro scritto dedicato al ’68: non occorre munirsi di scudi, pericolo superato.
Proprio dopo aver scritto e congelato questo post, ho parlato per la prima volta dell'esame di ammissione con mio fratello Carlo, coetaneo di Mimmo. Senti - gli ho chiesto - ma era davvero così difficile quell'esame? - Era un esamino, a pensarci ora, ma per un bambino di undici anni poteva essere fonte di preoccupazione. Mica gliel'ho detto a Carlo che l'ha fatto anche Mimmo. Della mia doppia vita di Folgorata, a casa, non ne sa niente nessuno: tanto la pubblicizzo (entro i limiti, un po' carico la cosa...) fuori, quanto la tengo segretissima tra le mura domestiche.
Indovinate infine di che colore erano i primi pantaloni lunghi di Mimmo? Tutti in coro: Scuriiiii!!! Sbagliato, erano nocciola, di terital, con la piega. Sono stati divisi in quadratini piccolissimi che sono ricercatissimi dai fans, ma costano troppo e in pochi possono permetterseli. Attenzione ai falsi proposti a prezzi modici.

venerdì 16 aprile 2010

FIGURA MEDITERRANEA, ANIMA ABRUZZESE, ORGANIZZAZIONE E PRECISIONE SVIZZERE



Il titolo scelto oggi è il pretesto per trattare dei rapporti tra Mimmo Locasciulli e la Svizzera, in particolare la Svizzera tedesca. Sulla figura (sempre più) mediterranea non mi soffermerei, dedicherei spazio all’anima abruzzese (è non è detto che prima o poi non accada) ma, e lo spunto me lo serve su un piatto d’argento il concerto che Mimmo terrà a Stans, il 17 aprile, giunto è il momento di approfondire le circostanze, che hanno reso possibile il legame, ormai saldo da molti anni, tra Mimmo e Switzerland.
Oggi, per una buona fetta del post, lascio la parola allo stesso Mimmo, (chi meglio dello stesso protagonista può raccontarci esperienze che lo riguardano). Il materiale è tratto dal solito libro Il giardino in-cantato, che ovviamente è ritornato per tempo alla Biblioteca da cui era partito, ma ha lasciato a casa mia alcune tracce di sé. Ne sento ancora il bel profumo.

Nell’autunno del ’92, grazie all’interesse della Paradiso Agency di Zurigo, Mimmo parte per un tour europeo che lo porta ad esibirsi in Austria, Svizzera, Germania e Francia, oltre che, naturalmente in Italia.
Lo accompagna una band rinnovata, con Greg Cohen al contrabbasso, Eric Daniel ai sassofoni, Massimo Fumanti alle chitarre, Massimo Buzzi alla batteria, Stefano Scalzi al Trombone, e Claudio Catalli alla fisarmonica e tastiere.

“Prima di allora non avevo avuto molte occasioni per cantare all’estero. Durante il tour con De Gregori, nell’82 avevamo tenuto alcuni concerti nella Svizzera italiana e un paio nella Svizzera tedesca.
Questa nuova opportunità mi eccitava moltissimo in quanto la Paradiso Agency vantava una collaudata attività con grandi artisti e quindi mi sembrava di poter sfruttare una occasione veramente ottima.
Ci furono momenti molto belli.
A Friburgo il concerto si tenne nella jazz house, che è il tempio della musica jazz in Europa, a Berna, nei camerini del Müle Hunziken c’erano i nomi di grandissimi musicisti mondiali e mi sembrava davvero di vivere un sogno.”

Passano gli anni. (Intorno al 2002/2003.)
Nel frattempo Mimmo allaccia un rapporto professionale con Christian Siegenthaler, manager di un gruppo bernese molto conosciuto nella Svizzera tedesca. (Patent Ochsner). Aria di famiglia viene pubblicato in Svizzera da RecRec Medien, specializzata nella distribuzione di artisti di tendenza. Con i Patent Ochsner pubblica un singolo per il mercato di lingua tedesca in cui la band svizzera interpreta Natalina nella versione tradotta da Büne Huber, che ne è il cantante e il leader.
Mimmo traduce e interpreta Hotelsong, una delle canzoni più rappresentative della produzione elvetica.
Il singolo arriva nelle classifiche e nella primavera del 2003 Egli, insieme a Greg Cohen, partecipa a una serie di grandi festival ospite nei concerti dei Patent Ochsner.

“Un mio caro amico, giornalista di Berna, mi disse un giorno che avevo degli illustri estimatori nella sua città, nella fattispecie Büne Huber, leader di una band popolarissima.
Mi presentò a Christian Siegenthaler, loro manager, e dal primo incontro ebbi la sensazione di poter lavorare con una persona professionalmente impeccabile ed umanamente molto vicina alla mia sensibilità.
Legammo subito bene e facemmo dei progetti a media scadenza con lo scopo di pubblicare i miei dischi in Svizzera e fare concerti nei posti giusti.
Mi presentò B. e anche con lui l’intesa fu immediata.
Dopo la pubblicazione di Aria di famiglia feci alcuni concerti nella Svizzera tedesca ai quali Huber partecipò come guest artist.
La cosa piacque al pubblico, ma anche a me, allo stesso B. e a Christian. Venne fuori l’idea di realizzare il singolo.
Ero molto incuriosito dal fatto di poter ascoltare una mia canzone tradotta in una lingua inconsueta, il dialetto bernese, e d’altra parte mi eccitava l’idea di traslare nel mio mondo la poetica e le immagini di un artista così interessante.
Il singolo ebbe un buon riscontro.
Nell’estate successiva fui invitato da B. a partecipare ad alcuni concerti che la band teneva in festival molto importanti.
Ricordo soprattutto il Live at Sunset tenutosi nel meraviglioso Landesmuseum di Zurigo.
In cartellone c’erano artisti da brivido, uno ogni sera: i Toto, Alanis Morisette, i Beach Boys, i Simple Minds, Joe Jackson, John Cale, tanti altri e noi, Patent Ochsner mit Mimmo Locasciulli & Freunden.
Fu una serata davvero indimenticabile.
I biglietti erano già esauriti da tempo ma poco prima del concerto venne giù un acquazzone epocale.
Il palco, enorme, era coperto, però io vedevo sfumare la possibilità di esibirmi in un contesto così eccezionale.
Fui davvero felicemente sorpreso di vedere più di diecimila spettatori impassibili sotto la pioggia, con addosso degli impermeabili di plastica, applaudire per due ore e mezza e chiedere addirittura una valanga di bis.
Più tardi Christian mi spiegò che mai nessuno spettatore svizzero avrebbe perduto i cento franchi e più, (circa ottanta euro) del prezzo del biglietto a causa della pioggia.
Grandezza degli Svizzeri, che Dio li benedica!”

Mimmo? Hai finito? Per oggi basta, hai parlato abbastanza, narcisista primadonna che non sei altro. Si, certo, ti ho offerto io ospitalità, ma non approfittarne.



Le notizie si fermano più o meno alla metà del decennio che stiamo vivendo, perchè il libro da cui sono tratte fu pubblicato nel 2005. Anche negli anni seguenti Mimmo ha sempre tenuto concerti in Svizzera; all’inizio del 2009 vi ha presentato Idra e ha tenuto dei concerti anche se l’album non era ancora completato: mancava l’ultima canzone, Il bambino e il destino, perché, come dice l’autore, fosse così come lo desiderava lui, senza un rigo in più, senza un rigo di meno. I suoi estimatori svizzeri hanno dunque avuto il privilegio di sentire il disco in anteprima, seppur ancor mancante di un rigo. Anche quest’anno non manca all’appuntamento consueto. A Stans, il 17 aprile, all'interno della rassegna Giornate Musicali - Stansermusiktage, Theater an der Mürg- ore 18,30, ecco Mimmo Locasciulli in quintetto con Matteo Locasciulli (contrabbasso), Alessandro Svampa (Batteria), Fabrizio Mandolini (sax), Giovanna Famulari (Violoncello).

Stranamente alle 18,30. Adeguamento agli orari svizzeri?



Stans è una cittadina graziosa, linda, piccola piccola, ma è “capitale” di un cantone, il cantone di Nidwalden. (L'immagine scelta ne rappresenta la bandiera.) Situata a 455 m.s.m., in una fertile piana ai piedi dello Stanserhorn, sulla ferrovia Stansstad-Engelberg, è un’eccellente località turistica. Si possono visitare la bella chiesa in stile barocco italiano (secondo l'Enciclopedia italiana, rinascimentale, secondo Wikipedia) dedicata a Sankt Peter e il Museo storico, che illustra le vicende e le tradizioni della città. Il clima è rigido, (a Mimmo piace il freddo) le precipitazioni abbondanti. A Stans ci sono coltivazioni di frutta, che Mimmo mangia sempre, insieme con un bel bicchiere d’acqua e un caffè, prima delle sue esibizioni. Il vino lo beve dopo, a concerto ultimato, per festeggiare. Brinderà questa volta con un bel Blauburgunder locale? A Stans dovrebbe esserci un fiorente artigianato di tessitura della seta e una produzione di cappelli di paglia, ma queste notizie le ho tratte dalla Enciclopedia italiana degli anni trenta; non vorrei che in tempi in cui i cestini sardi originali spesso (resiste qualche piccola produzione locale, carissima) si fanno a Taiwan, anche i cappelli di paglia di Stans arrivassero ormai da lidi lontani e a basso costo di manodopera. Nel caso in cui fosse ancora attiva la produzione dei cappelli di paglia, Mimmo potrebbe approfittarne e comprarne qualcuno da indossare durante i concerti estivi. (Mi è piaciuto molto quello indossato al concerto di Sezze. Mimmo, anche se finge di non esserlo, è vanitoso e punta molto sul cappello. In questo caso un morbido copricapo rotondo, una sorta di basco, un po’ bombato, di tessuto spigato. Mi sembra un copricapo rinascimentale adattato. Li comprerà già belli pronti, i suoi cappelli, o ci sarà qualcuno che li realizza in esclusiva per lui?) Magari potrebbe scegliere anche una bella sciarpa di seta.



Verrà Büne a salutare e applaudire l’amico? Chissà. In una intervista di diversi anni fa Mimmo dichiarava che avrebbe tentato in tutti i modi di “portare” l’amico in Italia per una serie di concerti, perché, “B. è dinamite pura.” Non so se fossero insieme a Rimini, luogo felliniano per eccellenza, ma non solo, dove B. fece un viaggio d'inverno, a gennaio, e la città in quella stagione lo colpì molto, gli lasciò sensazioni di malinconia, di nostalgia nel senso etimologico del termine. Nacque lì l'ispirazione per l'album Rimini Flashdown. Pare che il titolo sia stato suggerito in sogno a Huber dallo stesso Fellini. Ecco cosa dichiara la rock star elvetica "Mi sono svegliato e ho pensato: ‘Se l’ha detto Fellini, devo prenderlo sul serio’. Serviva un termine che desse la sensazione di uno sforzo che finisce e delle energie che se ne vanno in un attimo. Abbiamo chiesto a Mimmo Locasciulli, medico e cantautore italiano e lui ci ha detto che il termine giusto era “Flashdown”. Che storia affascinante, ricca di segni, di quelle che piacciono a me, e che considerazione ha B. dell'amico Mimmo! Non dimentichiamoci che anche per la sua ispirazione Rimini ha avuto un ruolo importante.
Ora io non ho trovato traccia della presenza di B. e M. insieme, in Italia, se non in un’occasione bellissima, di quelle che a Mimmo piacciono troppo. Dove? Al Bibenda Day 2008, a marzo, a Roma, i due amici musicisti si sono esibiti insieme. Per chi non lo sapesse, Bibenda è una bellissima rivista sul vino, la pubblica Franco Maria Ricci, e Mimmo è un grande amico di Bibenda. Non so se qualche volta ci abbia scritto; certo ha degustato se non tutti, molti dei vini di cui si parla nella rivista; so che a casa conserva tutti i numeri, in ordine meticoloso, e li spolvera personalmente, di notte. A volte dopo aver letto velocissimamente Folgorata, preso per sfinimento dall'ennesimo avviso di Google Alert, e aver pensato "se ce l’avessi a portata di mano le torcerei il collo, a quella scema," ha bisogno di dedicarsi a un’attività estremamente rilassante, come spolverare.


Con questo scoop chiudo il pezzo che oggi ho avuto il piacere e l’onore di scrivere a quattro mani con il mio amico virtuale Mimmo, che mi ha liberato dalla noia di fare il riassunto di quanto letto. Molte grazie, Mimmo, anche se tu, come al solito, sei del tutto estraneo alle faccende in cui ti coinvolgo, io ti ringrazio lo stesso. Penso sempre che magari se non ci fossi stato tu avrei potuto, essendo in un momento difficile, che so, diventare dipendente dalle slot machines, o dai gratta e vinci, o annegare dentro un barattolo di nutella da un quintale: mi hai salvato, per forza ti devo ringraziare!
Danke, Mimmo!

lunedì 12 aprile 2010

VITA DA FAN (CON I FANS)


Questa è la foto più bella dell'età matura. Opinione di una fan che ama definirsi atipica: tutte balle; si comporta in fin dei conti come una fan molto molto tradizionale e convenzionale. Ci tiene tuttavia a dire che ha evitato di incorniciarla, e metterla sul comodino, questa bella foto, ma un po' le è dispiaciuto.

Credo di aver scritto quattro o cinque pezzi differenti, a partire forse dal mese di novembre, sui fans di Mimmo Locasciulli. Ogni volta ho lasciato sedimentare lo scritto e ogni volta, alla luce di “nuove scoperte”, o semplicemente perché il pezzo non mi piaceva più, ho deciso di non pubblicarne nemmeno uno. Di molti aspetti legati all’argomento ho trattato in altri post, ma mi sembrava giunto il momento di pubblicare finalmente qualcosa sul piccolo popolo di amici di Mimmo. Riscrivendo tutto da capo.



Quella del titolo, che fa una vita da fan, col sostegno ahimé di molti Fans, nel senso di farmaci antinfiammatori non steroidei, sono io. Una Folgorata cefalalgica e non solo, che vive appesa a una bustina di nimesulide o ketoprofene, per poter sopravvivere e anche scrivere. (Voce fuori campo: ti fanno male, vai alla fonte del problema; se qualche volta non scrivi, sei giustificata; il mondo saprà attendere…) Che tipo di fan sia io, ormai lo sanno anche i sassi. Mi preme parlare degli altri. Chi sono i fans di Mimmo? Sono un’élite? Sono persone con caratteristiche particolari? Che provenienza geografica hanno? Che età? Sono più uomini o donne? Che cosa li ha colpiti di lui?




Non mi pare di poter costringere i fans di M. in una categoria monolitica che comprenda persone con caratteristiche necessariamente simili. Non mi pare neppure che possano essere definiti un’élite nel senso di gruppo ristretto di provenienza colta o con una cultura musicale approfondita. Ci sono anche questi, ma non sono necessariamente la maggioranza. Io definirei i fans di M. un piccolo popolo, che, nelle differenze, trova un punto di incontro nell’ammirazione per la musica e per ciò che emerge della personalità dell’artista. Nella mia immaginazione, che è alquanto bizzarra, mi figuro un corteo di persone che marcia verso qualcosa, non so bene cosa, potrebbe essere un ipotetico luogo ove Egli si esibisce; procede in maniera composta, regolare, senza chiasso, senza strepiti, e la fila che apre il corteo regge un confalone con la sua immagine. Chi segue i privilegiati che reggono la sua icona, porta altri segni locasciulliani, candele accese, uccellini vari, frammenti di stelle e spicchi di luna, cani sciolti, ma anch’essi molto disciplinati, mentre qualcuno delle ultime file sparge briciole di pane, per indicare il cammino ai neofiti che volessero unirsi. Di tanto in tanto il silenzio è rotto da voci, le più intonate, che cantano le sue canzoni. Una specie di processione religiosa, perché per molti di questi fans, Mimmo è un credo. Talvolta un po’ troppo idealizzato, e oserei dire quasi mitizzato.




Mimmo quando parla dei suoi fans, li definisce persone sensibili, molto legate alle sue qualità di riservatezza, discrezione, disciplina e passione. Qualità che certo lo contraddistinguono, ma che non sono le sue sole caratteristiche, e rischiano di ingabbiarlo in uno stereotipo. Lui stesso in alcune occasioni ha dichiarato che vorrebbe essere un po’ diverso, magari essere meno discreto, meno riservato, un po’ più sfrontato, ma “non posso perché deluderei il mio pubblico di persone sensibili che si aspettano un certo comportamento da me.” Qui il rischio è duplice: oltre quello da parte del pubblico di ingabbiare l’artista, quello da parte dell’artista di ingabbiare il pubblico. Un pubblico maturo e intelligente non idealizza: certo apprezza alcune caratteristiche peculiari dell’artista, che ne costituiscono, come usa dire oggi, la cifra, ma sa bene che una personalità è fatta di tanti aspetti, anche di contrasti. Io sarei molto contenta di vedere un Locasciulli sfrontato, nemmeno mi immagino in che modo potrebbe esserlo, ma sarei davvero curiosa.





Da dove provengono i fans di Mimmo? Dalle più svariate regioni d’Italia: mi pare che il centro-sud sia un po’ più rappresentato rispetto al nord. Molti i suoi conterranei abruzzesi, molti i romani e i laziali in genere, una certa percentuale in Puglia, in Calabria. Mimmo si definisce uomo del sud e questo evidentemente è recepito come valore comune identitario in cui specchiarsi. Anche al nord, in Piemonte in particolare, dove come sappiamo si esibisce spesso, o a Milano, che lui definisce “una piazza tosta per me”, è seguito. All’estero è abbastanza noto in Svizzera, e anche in Germania. Poco noto o del tutto sconosciuto in altri paesi europei. Ho svolto una piccola indagine personale tra conoscenti che vivono in Catalogna e nella Francia del sud: non l’hanno mai sentito nominare. I nomi italiani che girano sono più o meno sempre gli stessi: cantanti di musica leggera ultrapopolari, con l’eccezione di qualche cantautore, ma non Mimmo. Qualcuno però lo conosce anche lì: Mimmo a Barcellona ha una fan fedelissima, di quelle davvero tenaci, che l’ha scoperto per caso e non l’ha più abbandonato: la sua canzone preferita è Estrella di vetro.



Tra i fans ci sono anche persone giovanissime, e giovani, ma mi pare che una fetta consistente sia composta di persone più o meno della mia età, che avevano all’incirca vent’anni quando hanno iniziato a conoscerlo e apprezzarlo. Molti sono i fans di lungo corso, fedeli e costanti, per i quali è uno di famiglia, anzi di più. Ci sono anche quelli della sua età, ma mi sembrano meno, e paradossalmente una delle sue canzoni più note, Intorno a trentanni, ha fatto breccia in particolare in persone che all’epoca ne avevano almeno dieci di meno. Alcuni lo hanno scoperto per caso, magari incuriositi dal titolo di un suo vecchio disco trovato curiosando in un negozio che, dovendo chiudere, svendeva. A qualche giovanissimo l’amore per Mimmo è stato trasmesso dai genitori (abruzzesi) che compravano tutti i suoi dischi. Molte signore e anche molte ragazze giovani lo adorano letteralmente. Ci sono quelli che, favoriti dalla posizione geografica, lo seguono spessissimo nei suoi concerti. Tanti ormai lo conoscono personalmente perché, alla fine di ogni concerto, vanno a salutarlo e a scambiare qualche impressione, e lui, dicono, è sempre gentile, disponibile e sorridente. Stringe mani e distribuisce abbracci. Molti di questi fans sono collezionisti attenti dei suoi dischi nei supporti originali. Qualcuno farebbe carte false per possedere un suo vecchio 45 giri, o un suo vecchio cappello, ma se con i primi si possono tuttora fare dei buoni affari su e-Bay o in altri siti analoghi, sul secondo temo ci siano difficoltà maggiori, perché Mimmo c’è molto affezionato, ai suoi cappelli, e quelli che non usa più trovano posto, catalogati con criterio scientifico, nel suo piccolo Museo del cappello situato accanto alla cantina dove conserva le mille etichette pregiate, perché vuole che due tra le sue passioni maggiori, coabitino. (Questa me la sono inventata di sana pianta, ma può darsi che ci sia un fondo di verità, nel senso che conservi i cappelli, legati a momenti particolari.)




Qualche volta accetta anche il supplizio della foto con qualche fan: a me sembra messo sulla graticola, ma magari è solo una mia impressione. Oggi ne ho scovata una di qualche anno fa, ma pubblicata da poco; l’impressione si è ancor più rafforzata: poveretto, soffre, non chiedetegli di posare con voi.



Non ripeto qui ciò che di lui dicono i fans, perché ne ho ampiamente parlato in un post precedente intitolato Le parole che ti hanno detto, ne’ come, a mio avviso, lui intenda il rapporto con il suo pubblico, trattato nel vecchio post Ma se t’incontro al semaforo, ti posso salutare?
Una piccola curiosità: qualcuno (credo un signore di Potenza) in passato ha fondato un Club di fans di Mimmo, ma non mi pare abbia molto decollato, perché ha davvero pochissimi adepti. Pochi, soprattutto se si pensa ai numeri raggiunti da un qualsiasi cantantucolo da strapazzo dei giorni nostri, o da qualsiasi divetta da reality, sono quelli che hanno aderito al gruppo che su Facebook è dedicato a Mimmo: 383 persone. Non a tutti interessa far sapere al mondo attraverso Facebook la propria passione per Mimmo, però anche questo è uno strumento a disposizione per manifestare il proprio interesse, condivisibile o meno. Non so se gli capiti di passarci, così di striscio, per vedere cosa si dice o scrive di lui: non molto, in genere sono saluti o complimenti, o richieste accorate del tipo: Mimmo, quando torni a …? Mimmo hai in programma un concerto a…? Io sbalordisco, perché magari in quelle città c’è stato qualche settimana o mese prima dell’accorato annuncio. Non credo ci perda tanto tempo, (per i suoi standard, un minuto potrebbe essere già troppo) e la stessa cosa potrebbe valere per Myspace, dove gli “amici” sono molti di più, e molti non sono fans comuni, ma musicisti, o gente che con funzioni diverse, gira intorno al mondo della musica. Una cosa che mi ha incuriosito: tra gli amici di Mimmo su Myspace, ci sono splendide fanciulle, tra cui una giovane modella russa di sorprendente bellezza. Che ci fa lì? L’avrà visto quand’era più o meno all’asilo al concerto del 2001 al Cremlino e non l’ha più dimenticato. Avrà tradotto in russo qualche sua canzone? Come vedete ha un pubblico davvero vario, Mimmo: piccole vecchie ragazze sarde, che studiano troppo e per uno scherzo della memoria confondono le poesie di Brecht che Mimmo a suo tempo musicò e non pubblicò**, e altissime giovani fanciulle nordiche e non, ragazzini del liceo e professori universitari, signore eleganti e ragazze romantiche, gente semplice e persone di cultura e di letture raffinate; gente che di musica capisce e conosce e persone che si lasciano semplicemente cullare dalle sensazioni scaturite dall’ascolto delle sue canzoni.




L’importante è esserci, nella processione del Confalone, e andar tutti nella stessa direzione. Mimmo, spilla un po’ del tuo vino, che arriviamo; mi sono messa io alla guida del corteo, e ho fatto una piccola deviazione verso le tue cantine. Prima della tua esibizione brindiamo, così siamo tutti più carichi, tu che canti e noi persone sensibili che TI ADORIAMO, perché come Mimmo non ce n’è e Mimmo è per chi se lo merita. (Sento di non meritarti...)

**La poesia di Brecht che Mimmo musicò era Mio fratello faceva l’aviatore; non so bene perché, mi è invece venuta alla mente La leggenda del soldato morto, chilometrica, mentre la prima è molto breve, e ho erroneamente riportato questa notizia nel post Forse non tutti sanno che… Oggi ho avuto l'illuminazione e faccio pubblica ammenda.

giovedì 8 aprile 2010

ANCORA AVANZI DEL POLPETTONE DI QUALCHE GIORNO FA

Ne era avanzato un pezzo, e lo servo oggi, perchè io sono per il riciclo in cucina, come la vecchia Petronilla. Non so bene chi lo leggerà, perchè Folgorata ultimamente sta registrando un calo di ingressi: un giorno è entrato un solo visitatore, (poveretto!) preso per sfinimento; fosse un'attività commerciale dovrei chiudere, forse dovrei subire l'onta del curatore fallimentare, ma qui non si vende nulla. Concludiamo quanto iniziato l'altro giorno, che non mi piace lasciare le cose a metà: coraggio, sarà breve!
Dove eravamo rimasti? Ah, si: Tango dietro l'angolo. Dopo venne Delitti perfetti, che vede il nostro protagonista Greg Cohen al fianco di Mimmo Locasciulli non solo nella realizzazione dell'album, ma anche in tournée, che toccherà anche Francia, Austria e Svizzera e Germania; questa volta Mimmo e Greg, non solo da soli, ma con la band. In seguito Greg sarà presente in quasi tutti gli album di Mimmo, e anche dove non sarà presente come musicista o autore o arrangiatore, come nel'album Il futuro, aleggerà comunque la sua presenza. Mimmo lo cita nei ringraziamenti "per essere stato presente in qualche modo anche in questa circostanza". Nell'album doppio Aria di famiglia (non riporto più le date degli album, l'ho fatto già tante altre volte in passato); Greg è special guest ne Il suono delle campane (basso acustico e basso elettrico). Dopo Aria di famiglia intorno al 2002, di nuovo Mimmo e Greg in tournée insieme, di nuovo in duo e di nuovo Mimmo viene colto dai dubbi della prima volta, dopo (Adesso glielo dico). I fatti dimostrarono anche quella volta che ansie e dubbi, causati dai motivi che abbiamo già esposto, non avevano ragione d'essere perchè la tournée ebbe grande successo. C'è in Piano piano, in Sglobal è autore della musica di Perso e trovato, canzone raffinata, non facilissima a un primo ascolto. Dell'importante ruolo avuto in Idra e del suo interessamento personale per coinvolgere i suoi amici musicisti internazionali e quotatissimi abbiamo già detto. Anche questa volta sono andati in giro per New York, con Mimmo, che come al solito si è messo a correre. Finisce che decide di partecipare alla maratona del 2 novembre, così mi tappa definitivamente la bocca quando dico che non mi sembra tanto portato per l'attività fisica. (Non è così, giocava, forse gioca, a tennis ed è uomo di foresta e di cordata e chissà che altro; spero di non scoprire mai che fa i tornei di calcetto con i colleghi dell'Ospedale: Santo Spirito contro San Camillo, vince il Santo Spirito grazie al bomber Locasciulli...)
In tante occasioni negli anni scorsi i due amici si sono esibiti insieme, spesso in duo, ma non solo.
Basta digitare come chiave di ricerca Locasciulli Cohen, per vedere quante sono state le occasioni e quanto successo abbiano avuto. Io mi sono studiata l'intero servizio fotografico del concerto del 2007, a Sezze, quello in cui davvero si percepisce la grande intesa, ormai di lunga data, tra i due, e in cui anche un'analfabeta musicale come me percepisce come Greg e il suo contrabbasso siano un tutt'uno inscindibile, intendo dire questa naturalezza, questa compenetrazione con lo strumento la può cogliere un'ignorante come me guardando delle immagini, figuriamoci vederlo e sentirlo suonare dal vivo cosa dev'essere (Ho visto solo il famoso Dvd del concerto del 1992 al teatro Manzoni di Roma). Da qualche tempo, sempre più spesso al fianco di Mimmo, a ricoprire il ruolo di Greg, c'è suo figlio Matteo. Ripeto la battuta che fa sempre Matteo, "Vorrà dire che quando non potrò io ci sarà Greg", perchè anche Mimmo molto divertito, la ripete sempre e io mi adeguo. Matteo ha grande stima dell'artista americano, che con altri, è stato anche suo maestro. Mimmo dice che è diventato talmente bravo che non sente quasi la mancanza dell'amico, con cui sicuramente non mancheranno altre occasioni di lavoro insieme. Uno dei desideri di Mimmo sarebbe quello di produrre un disco di Greg. Dell'attività di produttore di Locasciulli abbiamo parlato in altre occasioni: allo stato attuale, Mimmo non è più interessato a produzioni di musica pop o rock (delusioni legate a crisi della discografia, investimenti ed energie non commisurate ai risultati, nonostante il valore dei lavori prodotti) per cui si dice orientato alla produzione di un tipo di musica diverso, jazz ad esempio. Vorrebbe produrre anche un lavoro dell'Ensemble Mereuer, ai quali pure si è fatto accenno a suo tempo, che l'hanno accompagnato ai plettri in Lucy. Prima o poi capiterà. Noi staremo a vedere.
In che lingua parlano Mimmo, anzi Mimooo e Greg? Non è che ci sia bisogno di troppe parole, però una fonte attendibile mi ha riferito che Greg ha imparato anche l'abruzzese. Per Mimmo e per compiacere la sua anima abruzzese lo farei anch'io. Cercasi maestro, offresi discepola volenterosa.

martedì 6 aprile 2010

LADIES AND GENTLEMEN, GREG COHEN!

Doverose, prima di entrare nel vivo del post di oggi, alcune note biografiche e artistiche su Greg Cohen.

Non ho purtroppo trovato un sito personale dell’artista, e le notizie di cui sono venuta in possesso le ho rintracciate in Wikipedia e qua e là per la rete. Più o meno sempre le stesse in siti diversi, o, spesso, come note a corredo di notizie su concerti che lo hanno visto protagonista.
Vado, dunque, a ruota libera sulla scorta di quanto ho letto. Non so bene quanti anni abbia Greg; abbastanza giovane, intorno alla cinquantina; nato a Los Angeles. Attivo come musicista (contrabbasso e basso elettrico) in vari gruppi, dalla fine degli anni sessanta; da ciò deduco o che sia sbagliata l’indicazione sull’età, o che anch’Egli, sia stato un bambino prodigio: niente di strano. Collaboratore storico di Tom Waits, co-arrangiatore e co-produttore; tanto per farci i fatti suoi, sposato molto giovane con la sorella della signora Waits. Ha collaborato e collabora con i cantanti e musicisti più importanti della scena musicale internazionale; oltre Waits, solo per fare qualche nome, Lou Reed, Randy Newman, Bill Frisell, Elvis Costello, Ornette Coleman: sempre in giro per il mondo, corteggiatissimo, e superimpegnato, abituato a continui voli in business class e a hotel di lusso, a compensi stratosferici (a vederlo sembra uno a cui del lusso non gliene importi nulla, ma semplicemente, forse, è uno di quelli che, come disse a suo tempo una nobildonna toscana del vino, non ha bisogno di symbols per confermare il suo status). Al di là della sua attività di musicista, è anche compositore; ha inciso diversi album da solo e con altri artisti; autore di musiche per il teatro e per il cinema, ha collaborato alle colonne sonore di Pomodori verdi fritti di Jon Avnet e Così lontano così vicino di Wim Wenders. Fa parte fin dalla sua costituzione di Masada, che è insieme il nome di un gruppo fondato dal musicista John Zorn, e di un progetto musicale che vede la commistione di diversi generi musicali con la musica tradizionale ebraica (la mia è una spiegazione estremamente semplificata di un progetto che immagino ben più complesso). Da ventidue anni amico e collaboratore a quasi tutti gli album di Mimmo Locasciulli. In Italia si è esibito spesso, con M. e con altri musicisti stranieri e italiani, in rassegne e importanti luoghi della musica. Solo per citarne uno, a novembre 2009 ha suonato al già citatissimo Folkclub di Torino con un altro gigante, il chitarrista Tim Sparks.

Una coppia collaudata a prova di distanza: Mimmo e Greg.
Parte prima.
Già questi due nomi, abbinati insieme, fanno venire in mente una coppia curiosa, magari di artisti girovaghi, di quelli che vivono così, alla giornata, avendo il cielo come tetto, le stelle e la luna come lampade, senza obblighi, senza legami fissi, senza “catene e souvenir”; una coppia di musicisti itineranti, oppure di artisti di circo, due trapezisti, o due clown solo apparentemente tristi, in realtà molto molto allegri e disincantati; ancora due teatranti. Nell’aspetto non possono essere più diversi: l’uno altissimo, esile, etereo; l’altro di molti centimetri più basso, con un fisico più concreto, “terragno.” Sulle differenze e analogie caratteriali non posso avventurarmi, ne’ azzardarmi a improvvisare con Greg il gioco delle ipotesi che tante volte ho giocato con Mimmo: lo conosco troppo poco, e ho davvero pochi aneddoti per provarci. Una vita, personale e anche artistica, è fatta di tanti aspetti: gli incontri hanno un ruolo determinante, perché spesso determinano le nostre azioni, o la qualità delle scelte, anche artistiche, come nel caso dei nostri due amici. Chissà come sarebbe stata la mia vita, se non si fosse verificata quella determinata serie di circostanze, - si domanda spesso Mimmo - Chissà che sapore avrebbe avuto se non ci fosse stata la musica a ricoprire un ruolo così importante; sicuramente pensa che senza il suo incontro con Greg sarebbe stata molto meno ricca di apporti e sfumature, così come lo sarebbe stata la sua musica.

Si sono incontrati ormai tanti anni fa, i nostri due amici; lo abbiamo già ricordato su queste pagine, Greg Cohen venne in Italia nel 1987, quando al Club Tenco fu invitato Tom Waits, e un Mimmo Locasciulli giustamente emozionato fu chiamato ad aprire il suo set: cantò la versione italiana della canzone Foreign affair, diventata nella traduzione di Enrico Ruggeri, Con la Memoria, proprio con il suo amico Enrico. Una giornata memorabile di quelle scritte nelle stelle, prima di tutto perché Mimmo incontrò per la prima volta un artista che amava già dalla fine degli anni settanta (glielo consigliò caldamente Dodi Moscati, cantante musicista esperta di etnomusicologia, giornalista musicale, e Mimmo, l’ha dichiarato lui, fu letteralmente folgorato dalla voce a dalle atmosfere delle canzoni di Waits, che sentì subito suo), quando ancora in Italia pochissimi lo conoscevano. Nel 1987 l’artista americano era già più noto presso un pubblico di appassionati della sua musica, ma anche presso un pubblico più vasto, che se n’era incuriosito dopo aver visto il film di Jim Jarmusch, Down by low, in cui recitava anche Roberto Benigni. (Anch’io tra questi, ma non mai sono diventata, per limiti miei e non suoi, appassionata di Tom, se non per via indiretta, attraverso la passione per Mimmo.)

In quell’occasione al seguito di Waits c’era un corteo di persone, tra cui Greg Cohen, che era fin dai primi anni ottanta suo collaboratore, co-arrangiatore e musicista, (basso elettrico e contrabbasso) e anche suo cognato, marito della sorella della moglie. Mimmo e Greg chiacchierarono un po’ e subito M. rimase colpito dal suo modo di fare, dalla profonda cultura musicale di G., che spaziava dal Jazz al rock alla musica classica, nonché dalla conoscenza e dall’apprezzamento che questi dimostrava per la cultura italiana. Si salutarono molto cordialmente e a Mimmo venne un po’ di malinconia al pensiero che forse non avrebbe incontrato mai più una persona tanto interessante, con cui si era stabilita fin da subito una buona intesa. Certi incontri però, essendo scritti negli astri, non possono non avere un seguito. Qualche tempo dopo avvenne che ci fu a Milano, al Teatro Nazionale, l’unico concerto italiano di Randy Newman, un altro dei grandi amati da Mimmo. Il caso volle che ad aprire il concerto fosse la cantante Victoria Williams, accompagnata indovinate da chi? Sorpresa! Greg Cohen in persona. Non so se per Mimmo fosse proprio una sorpresa o se si fosse informato per bene della presenza di Greg: tanto sprovveduto non mi pare. Sicuramente si sarà studiato nei dettagli il programma della serata. (Io lo avrei fatto.) Finito il concerto, che lo entusiasmò, si ritrovò con Greg a cena nello stesso ristorante e lì di nuovo si scambiarono impressioni, opinioni, e la serata andò avanti fino a notte alta piacevolmente, e Mimmo naturalmente fu il mentore enologico della cena. (Questa è una mia indiscrezione, nessuna fonte me lo testimonia.) Complice il vino che rende più facili le parole, Mimmo confidò a Greg il suo desiderio di poterlo avere, prima o poi, come collaboratore, in un suo disco. L’occasione non tardò a presentarsi: Mimmo stava già lavorando all’album (Adesso glielo dico), di cui già tante volte abbiamo parlato; telefonò a Greg (in alcune occasioni, lui così discreto sa essere perfino ardito) e qualche mese dopo (Greg aveva preso un po’ di tempo per organizzarsi con gli altri impegni e anche per informarsi sull’affidabilità dell’ambiente discografico italiano) il geniale contrabbassista dava quel tocco in più alle nuove canzoni di Mimmo. Ma diamo la parola all’interessato: “… La sua partecipazione al disco, in qualità di contrabbassista ed arrangiatore, indubbiamente determinò una svolta fondamentale nel mio modo di rapportarmi alla musica. … E contemporaneamente la musica assumeva un ruolo più evidente e totalmente differente dalla semplice cornice orchestrale come fino ad allora avevo inteso.”
A Mimmo pareva che con l'aiuto di Greg sarebbe uscito dal suo vecchio modo di fare musica (ottimo peraltro, ma lui voleva andare oltre). E infatti così fu.

La naturale conseguenza della partecipazione di Greg al disco è una tournée nei teatri, in duo, Mimmo al pianoforte e Greg al contrabbasso: non ci sono altri musicisti, ma i due giocano molto anche con altri strumenti, e insieme gettano le basi di quella complicità artistica (gli basta uno sguardo, e un sorriso per capirsi) che conquista tanto il pubblico, e che negli anni si è affinata sempre di più. E dire che Mimmo temeva un po’, in questa prima occasione da solo con Greg, e anche in quelle posteriori, a dire il vero, di non riuscire in duo, ad accontentare il pubblico abituato a certe sonorità proprie dell’interazione con l’orchestra. A volte situazioni che dapprincipio lasciano un po’ perplessi e disorientano, si rivelano totalmente appaganti e per il pubblico e per gli artisti.

Durante la tournée, nelle pause, Mimmo e Greg lavorano negli studi di registrazione a quello che sarà il nuovo progetto musicale di Mimmo, che si concretizzerà poi nella realizzazione dell’album Tango dietro l’angolo, cui abbiamo dedicato attenzione in tante altre occasioni. Quando Mimmo giungerà a New York, per lavorare all’album, nel 1990, Greg gli aprirà le porte della sua casa e della città, lo farà sentire di casa in casa sua, e non estraneo o turista: l’album verrà realizzato con i migliori musicisti sul mercato, amici di Greg. L’ingegnere del suono, Joe Ferla, anch’egli amico di Greg, uno dei più bravi e quotati. Che chiedere di più? Mimmo infatti viveva in uno stato costante di gioiosa eccitazione.

Nel guardare il documentario di Tango dietro l’angolo, girato a New York nel 1990, si vedono alcune fasi di realizzazione dell’album e si vedono i due amici insieme, in giro per la città, in macchina, con Greg che guida disinvolto, a comprare i famosi Rayban neri di Mimmo, cui si affezionerà tanto. Tra i due ci sono molti sorrisi, molte risate, molte amichevoli conversazioni; nell’accomiatarsi, sguardi, strette di mano, baci e abbracci, e tutto il dare-avere di un’amicizia che appare già consolidata: in Greg il piacere di trasfondere il suo mondo nell’amico, negli occhi e nei gesti di Mimmo tutto lo stupore, la curiosità, e la gioia che imparare a conoscere un mondo nuovo comporta. In Tango dietro l’angolo ci sono alcune canzoni scritte a quattro mani con Greg: Tutto bene, Mosche e mosquitos, e Buonanotte nella pioggia, che, mi verrebbe da dire è una delle mie preferite, se non mi rendessi conto che questa è una considerazione che faccio molto spesso, in riferimento a canzoni di Mimmo.
La prima puntata del polpettone termina qui. Speriamo non sia stato troppo indigesto.

giovedì 1 aprile 2010

FORSE NON TUTTI SANNO CHE...

SECONDA PARTE
Mimmo e i Cetra.

Nell’album (Adesso glielo dico) c’è una canzone molto raffinata, dall’atmosfera retrò, che si intitola Arte moderna. Il testo è di Raffaella Riva, che per quell’album ha scritto anche il testo di Fandango. Raffaella Riva, divenuta poi essenzialmente autrice, è stata una delle componenti del Gruppo italiano. Cantavano delle canzoncine ironiche e divertenti, ballabili, che a me davano allegria. Da poco ho visto i video di Tropicana e Sole d’agosto: un tuffo nei vestitini corti di maglia e nelle giacche con le spallone, per noi ragazze.

Quando collaborarono con Mimmo, I Cetra non erano già più quartetto, perché Tata Giacobetti non c’era più. Mimmo aveva già espresso ai suoi discografici (RCA) il desiderio di coinvolgere lo storico e raffinato gruppo nella sua canzone: questi, caso strano, non erano d’accordo. Erano gli stessi che quando M. voleva incidere un pezzo con Ruggeri, gli dissero “Se proprio vuoi un milanese, coinvolgiamo Celentano” (non era per M. proprio una questione di provenienza geografica, ma tant’è). Mimmo è tenace, Ruggeri voleva e Ruggeri si prese; anche con i Cetra andò più o meno allo stesso modo. Mise i discografici di fronte al fatto compiuto; trascorse un giorno a Milano dove prese uno studio di registrazione e con il “mitico” gruppo registrò la canzone: già bella e particolare di suo, con l’apporto dei Cetra, divenne veramente preziosa. Mimmo ha un ricordo particolarmente bello del giorno trascorso con quei signori, della musica e non solo, di cui ricorda ammirato la signorilità, la grande carica umana e l’ironia, e lo considera uno dei momenti più significativi della sua carriera. Ah, l’album, uno di quelli che io ho nel cuore e che ascolto sempre con immutata emozione, dalla prima canzone fino all’ultima, fu l’ultimo con la RCA; dopo, essendo il contratto in scadenza, non fu più rinnovato per volontà di entrambe le parti.

Mamma ho paura dell’aereo!! (Solo per tratte lunghe, però!)

Nella primavera del 1990 Mimmo per la prima volta giunge a New York per lavorare a quello che sarebbe diventato l’album Tango dietro l’angolo. L’alternativa per raggiungere N.Y. sarebbe stata un lungo viaggio per mare, forse un po’ anacronistico e lento, per cui, per arrivarci a Mimmo non rimaneva che affrontare un lungo viaggio aereo. Fino a quel momento aveva volato spesso, ma per tratte brevi, per cui l’idea di attraversare l’Atlantico e stare lunghe ore a bordo di un aereo, gli metteva una certa ansia. Il desiderio di fare un’esperienza diversa, nuova ed eccitante lo spinsero se non a vincere, a convivere per il tempo del volo con quell’ansia. Non se ne pentì, gli piacque molto, l’America; ci tornò di nuovo nello stesso anno e altre volte in futuro; anche molto, molto di recente, a degustare dei pregiati vini di Franciacorta; in questa occasione le ore di volo sono state molte di più, perché ci sono state più tappe: ne è valsa la pena. Vino e America sono un connubio esplosivo. Torna rigenerato, gli fa bene, e se fa bene a lui fa bene anche alla sua musica, e il suo pubblico indirettamente ne trae dei vantaggi.

Politica e dintorni.

Lo attrae, gli interessa, come strumento di partecipazione. Per età potrebbe aver vissuto a pieno il sessantotto; nel suo primo album c’è una canzone che s’intitola 1968. Dopo; in Piano piano ci sono dei riferimenti precisi a quegli anni, ma ho l’impressione che non sia stato proprio in prima linea. Non so come fossero percepiti in un ambiente di provincia come il suo da ragazzo, i segnali anticipatori della contestazione vera e propria, che avvenne quando lui era ormai prossimo o già all’Università. Certo molti ideali li condivideva, ma lo immagino di più impegnato negli studi e con la musica, che proprio in prima linea. Si è laureato con il massimo dei voti senza andare fuori corso, ha finito i tanti esami di medicina in regola. Tanti, non tutti, certo, militanti del sessantotto, del movimento studentesco, si sono laureati molto in ritardo, quando si sono laureati. Molti, come lui, provenivano da esperienze in organizzazioni religiose, Azione cattolica in testa, e sono poi naturalmente transitati molto a sinistra. Per molti più tardi ci sarebbe stata una nuova inversione di rotta, ma questa è un’altra questione.
Tornando a noi, mi sbaglierò, ma io non credo che Mimmo abbia militato in Servire il popolo o in Potere operaio, o Comitati di lotta vari: non ce lo vedo.

Nel 2007 ha aderito alla lista A sinistra con Veltroni in occasione delle primarie del PD. In passato, è stato candidato con i Verdi alle elezioni politiche del 21 aprile 1996.
Che bei ricordi ho, di quei giorni. Non so che percentuale di voti abbia avuto Mimmo, ma non credo che sia stato eletto.
Ha partecipato a convegni, giornate di studio, dibattiti su questioni politiche e sociali, anche come relatore. Uno per tutti, nel 2004: “Salviamo la costituzione. Aggiornarla, non demolirla” promosso dall’Associazione Libertà e Giustizia.
Diverse sono le sue adesioni a iniziative politiche o petizioni a sostegno di movimenti d’opinione. Delle Doparie parlammo a suo tempo. Di recente ha aderito alla campagna di "Zapping", iniziata il 2 Novembre 2009, sulla tutela dei diritti umani in Cecenia e in tutto il Caucaso. Sono state raccolte oltre 50 mila firme (esattamente 50.496). Vi hanno aderito, oltre Mimmo Locasciulli, numerosi altri esponenti dello spettacolo e della cultura, alcuni veramente di spicco, nonché dirigenti di “Medici senza frontiere”. A proposito di questa associazione, o di altre simili, Mimmo spesso si è esibito in concerti il cui ricavato andasse a favore delle stesse.
Vedo un po’ improbabile una sua futura candidatura ad esempio alle politiche, per il semplice fatto che mi pare già troppo impegnato, e la politica fatta seriamente tempo ne richiede, molto, però… chissà.

Una domanda (scontata) che molte volte Le avranno già fatto, anche se non ne ho trovato tracce scritte: se alle prossime elezioni politiche (accolgano i numi l’auspicio) dovesse clamorosamente affermarsi il Centro-sinistra e le offrissero il Ministero della Sanità, lei Dottore, accetterebbe? La Sanità in prima istanza, a seguire Beni Culturali o Politiche agricole: farebbe bene in tutti i casi. Certo, sarebbe davvero molto molto impegnato, ma tanto a lei di dormire non gliene importa nulla: la notte rimarrebbe ancora tutta sua.

A proposito di notte…

Di tanto in tanto, come ho già scritto, mi capita di leggere testimonianze di persone che parlano di Mimmo nei loro siti o blog. Spesso, sai che sforzo, entrano nel suo sito, fanno un copia e incolla e pubblicano senza aggiungere alcuna considerazione. Sempre di un omaggio si tratta, tuttavia. In altri casi scrivono altre cose, più interessanti. L’ultimo che ho scovato è di un signore che evidentemente lo conosce, anzi dice che è un suo collega. Non mi pare un nome noto della musica, (ma magari sono io che non lo conosco) per cui per esclusione deduco sia un medico. Parla di Mimmo e del fatto che si, un suo disco lo comprerebbe, perché no, se magari gli capitasse di vederlo in un negozio. (Evidentemente a Roma, almeno, i suoi dischi si trovano anche nei negozi.) Racconta questo signore che lo incontra, Mimmo, di notte, quando rincasa, con il cappello e il “giramento di c......i” e “non c’ha voglia di andare a dormire”. Perché ti girano, Mimmo? Ora io mi rendo molto antipatica se ti dico che penso che uno come te debba essere sempre contento, e non gli debbano girare mai, ma alcune volte, sulla base di alcune erronee e superficiali valutazioni esterne, applicano anche a me, che faccio una vita anni luce lontana dalla tua, quest’assioma: Che cosa vuole questa, non le manca nulla, che motivo ha di essere di pessimo umore? Mi rendo conto che chiunque ha il sacrosanto diritto di avercelo, questo giramento, per cui ritiro immediatamente quello che detto: mai giudicare.

Ancora a proposito di notte... e tornando molto indietro nel tempo, a chiudere il cerchio.
Il padre di Mimmo, il dottor Locasciulli senior, come già scritto, aveva la passione per la musica, e per un certo periodo nei primi anni sessanta, lasciò la sua professione di veterinario per dedicarsi ad essa. Anche lui amava la notte, come il figlio, tale e quale. Scelse come nome d’arte Guido Locas, vagamente ispanico. Si esibiva nei locali, nei night, che all’epoca erano molto diffusi, e raggiunse anche una certa popolarità che lo portò ad essere invitato anche ad alcune trasmissioni televisive. Non so se avesse un repertorio suo, o se cantasse canzoni di altri, di Frank Sinatra, Nat King Cole, Natalino Otto. Me lo immagino swinger ed elegante, con lo smoking e il papillon, animato da grande passione. Secondo me si divertiva molto. Mimmo, tradizionalista, ha chiamato il primogenito col nome del padre. Chissà se Mimmo si chiama come suo nonno, o se la scelta di quel nome, Domenico, molto diffuso al sud, non abbia alcuna attinenze con ascendenti. A Penne c’è una chiesa dedicata a San Domenico, con relativo convento. Sarà stata quella dove Mimmo cantava e suonava l’organo, da ragazzo, in quella adolescenza pennese avvolta di luci dorate e di leggenda?

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