Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

lunedì 30 novembre 2009

Eri tu o non eri tu?



Mimmooooo, ehi, que pasa? Folgorata urla, Vox clamantis in deserto, quasi implora, Locasciulli non risponde. Soffre indicibilmente, ma comprende: quest'uomo ha mille cosa da fare, mica vive dentro la rete come quella piccola creatura che ormai con gli essere umani ha solo i contatti necessari per la sopravvivenza; per il resto vive una vita semi-autistica, attaccata a un monitor o immersa nelle pagine di qualche libro. Ora dove sarà Super-Mimmo? In sala operatoria alle prese con l'applicazione delle ultime tecniche di chirurgia erniaria? Nel suo studio a mettere a punto la perfetta organizzazione del Convegno nazionale di Day surgery di gennaio (quando ho letto "Coordinamento scientifico dottor Domenico Locasciulli" mi sono troppo emozionata e ho provato un moto d'orgoglio; una domanda che come tutte la altre rimarrà senza risposta, ma io le pongo lo stesso: è vero che sei un chirurgo di fama mondiale, come ho letto? Incomincerò a fare una ricerca per vedere se scrivi nelle più accreditate riviste internazionali di chirurgia: le vie di Folgorata sono infinite, ho idea che si sia montata la testa.) al quale potrei partecipare come distributore automatico di bevande calde durante il coffee break, non essendo ne' infermiera, ne' medico chirurgo (ne' medico e basta, anche se ogni tanto mi chiedono Lei è medico, signora - oppure lei è assistente sociale, suora laica, missionaria? A nessuno viene in mente di chiedermi se faccio la soubrette o la cocotte, e mi secca un sacco), oppure a tenere una lezione sul tema: "Consigli nutrizionali dedicati alla classe dirigente del PD, al fine di avere mente lucida membra agili ed evitare l'abbiocco post-prandiale e il calo degli zuccheri tra un pasto e l'altro." Segue dibattito e degustazione di tutto ciò che deve essere evitato, così capite cosa può accadervi se mangiate male. Insomma è evidente che questo pezzo è davvero molto molto delirante, ma sono quelli che mi piacciono di più: ce ne sono alcuni, in questo blog, seri seri tristi tristi e senza ombra di ironia, che mi verrebbe quasi voglia di sopprimerli, da quanto mi deprimono; scrivendo roba di questo tipo almeno mi diverto un po', che sono messa davvero troppo male e mi devo dopare un po' con la scrittura delirante. A proposito, ecco dove potrebbe essere il mio oggetto di ammirazione e di indagine: a discutere sulle Doparie, www.doparie.it un autentico strumento di democrazia, nel senso autentico di partecipe intervento popolare. Magari invece oggi anche per lui è un giorno di noia, di fine novembre, non d'aprile, che qui piove, e forse anche lì, e magari è rimasto a letto senza telefono e senza giornali, al buio a trafficare... col meccano.


Ora basta divagare, arriviamo al nocciolo della questione, al motivo per cui ho sentito l'impulso irresistibile di battere le dita sui tasti: giovedì 26 guardo il TG3 delle 19: si parla della presentazione del libro intervista di Rosy Bindi Quel che è di Cesare curato da Giovanna Casadio, di cui allego se mi riesce, il video http://www.radio/radicale.it/scheda/291835 conclusasi poco prima alla Sala conferenze di Piazza Montecitorio. Partecipano Bersani, Fini, la curatrice Giovanna Casadio, il giornalista Giulio Anselmi e il vice direttore della rivista Il regno, Gianfranco Brunelli, insieme con la neo-eletta Presidente del Partito Democratico, naturalmente, con la quale mi felicito, e della quale apprezzo anche la misurata commozione che la colse l'8 novembre, durante la nomina ufficiale a presidente.


Folgorata ironizza molto, (forse talvolta a sproposito) ma in parte è una persona seria, quindi non può azzardarsi a recensire un libro che non ha ancora letto. Si limiterà a rielaborare notizie lette, o ascoltate: nel libro si affronta prima di tutto l'esigenza della convivenza all'interno del Partito democratico delle diverse anime, quella cattolica e quella laica, che necessariamente devono fare uno sforzo e venirsi incontro, rispettandosi. Si toccano anche temi etici importanti ed attuali, il testamento biologico, la ormai annosa questione della pillola Ru486 (quanta vergognosa resistenza) e soprattutto l'esigenza di fare una politica etica, al servizio del bene comune, dalla parte del più debole, e non nell'interesse bieco del potente. Cosa c'entra Mimmo Locasciulli in tutto questo: a mio avviso molto, nel senso che sono temi che lo coinvolgono e come cittadino e come medico, e nel senso che lui c'era, alla presentazione del libro: l'ho visto, ero senza gli occhiali, ma quando si tratta di Mimmo mi si acuiscono tutti i sensi, mi si aguzza la vista, l'udito e l'ingegno (si fa per dire). Era lui: almeno penso, altrimenti era un sosia quasi perfetto. Io tutta contenta, e di averlo visto, anche solo per due secondi, tanto è durata l'inquadratura, prima di fronte, poi di spalle, e poi che abbia trovato il tempo per andare alla presentazione del libro di una persona che conosce e stima (la stima e la simpatia sono reciproche: Quando a Rosy facevano quelle solite noiose domande sul suo dimagrimento, lei parlava sempre di questo dietologo con un tono particolarmente affettuoso e riconoscente e io allora ignara, mi dicevo - Deve essere molto in gamba questo dietologo e anche un gran figo -per scoprire, più tardi che era molto di più: Mimmo Locasciulli! Solo che a questo punto mi occorre un'altra precisazione: dietologo o nutrizionista, come mi pare sia, che sono due percorsi formativi diversi; voglio saperlo con certezza una volta per tutte, perchè anche tu Mimmo, in alcuni casi ti sei definito in un modo, in altri nell'altro. Si può sapere cosa c'è scritto sulla targa sulla porta dello studio?) e ancora, ma questo già lo sapevo, che sia un uomo che vive dentro la società, e che partecipa, e prende posizione. Bravo, Mimmo, promosso anche questa volta. Non abbassare la guardia, tuttavia, che Folgorata nonostante tutta la stima e l'affetto possibili, cerca sempre di mantenere quel minimo di distacco e obiettività, condizione necessaria per non cadere (del tutto) nella pericolosa condizione di idolatra. Almeno un pezzetto di testa, fuori, deve rimanere: se funzionante in maniera accettabile, meglio.

venerdì 27 novembre 2009

Ancora incontri: Alessandro Haber

Questo mi piace molto: insieme faremmo faville... (O ci daremmo un sacco di botte...)

Se mi era nota l’esatta circostanza che favorì l’incontro di Mimmo Locasciulli con De Gregori prima e con Ruggeri poi, altrettanto non posso dire di come dove e quando avvenne l’incontro tra questi due uomini che hanno diversi tratti comuni, anche esteriori: la statura, più o meno, la fronte... alta, una fitta vegetazione che sbuca dalla camicia, la voce roca; il fumo, anche, per un tratto del cammino è stato un collante. Insomma non ho trovato notizie certe, ma posso supporre che si siano conosciuti quando nel 1992, Mimmo scrisse le musiche dell’opera teatrale di Vittorio Franceschi Jack lo sventratore, presentata al Festival dei Due mondi di Spoleto, di cui Haber era protagonista. Tra i due scatta la solita molla. Questo Locasciulli ha qualcosa che mi attrae - pensa Haber e Mimmo - Questo Haber m’intriga proprio. (Intrigare è un verbo che gli piace .)

L’ho già detto che Mimmo ha talvolta dei feeling con gente un po’ sopra le righe, con personalità un po’ eccessive: lui che ama tanto la compostezza - o almeno trapela all’esterno questa caratteristica - ogni tanto si acchiappa dei tipi mica tanto regolari. Premetto subito, a scanso di equivoci: Haber a me è simpatico, mi sembra uno molto schietto, autentico, però proprio equilibratissimo no. Una volta l’ho visto piangere a dirotto in televisione, c’entrava la mamma, non ricordo bene il perché preciso delle lacrime: fu un momento di grande commozione culminato in quelle lacrime incontenibili. Io Mimmo che piange davanti alle telecamere in maniera scomposta non ce lo vedo davvero. Credo che abbia imparato da diverso tempo l’autocontrollo, a gestire le sue emozioni, almeno in pubblico.

Torniamo sui binari professionali, che dovrebbero essere il nostro ambito d’indagine, ma Folgorata è molto interessata alle relazioni umane, e non può esimersi dal fare qualche considerazione in merito. Haber dice a Mimmo: Sai che mi piace molto cantare? E improvvisa un piccolo concerto estemporaneo, di classici evergreen: Mi sono innamorato di te, Sapore di sale, Insieme a te non ci sto più … sentite un po', io me ne sono innamorata http://www.youtube.com/watch?v=vigpM3vcEZU&feature=related Mimmo apprezza molto e gli propone: (uomo generoso) Dai facciamo dei concerti insieme. Magari fai l’ospite a un mio concerto, poi vediamo. Un successone, ci mette passione, Haber: questo li accomuna. Nel frattempo si frequentano, si vedono a cena, che è sempre piacevole, un giorno c’è anche il solito De Gregori, cui Mimmo fa sentire un nastro: Ti piace questo cantante? - Caspita! Ma chi è? - Eccolo, Haber. Sdoganato anche da De Gregori. Nel ’94 Haber è protagonista di un film particolare di Enzo Monteleone, La vera vita di Antonio H. in cui elementi di finzione si intrecciano con elementi tratti dalle vicende personali dello stesso Haber. Mimmo ne scrive la colonna sonora. Mi ricordo benissimo di quando uscì il film, però io, e me ne dolgo, non lo vidi. Mi pare di capire che il brano musicale Topi, muri sporchi e lamè (che si trova in Aria di famiglia) di quelle musiche sia parte. Appena lo sentii per la prima volta, senza saperlo, pensai che aveva tutte le carte in regole per essere una musica da film. Per inciso, molte musiche di Mimmo potrebbero a mio avviso essere utilizzate come colonna sonora. Talvolta è felliniano, Mimmo. Anche le storie che racconta sono plastiche, cinematografiche, (due concetti diversi, ma calzanti entrambi) ti pare di vedere una scena quando ascolti certe canzoni. Sono contenta di aver fatto questa considerazione, soprattutto quando ho letto che Mimmo pensa la stessa cosa di certe canzoni del suo amico Tom Waits. Tornando, dopo la digressione, ad Haber, Mimmo ne produce nel 1995 il primo album, che s’intitola Haberrante (notare il calembour) che contiene canzoni scritte da molta gente famosa, del mondo della musica e no. Mimmo gli scrive, in tandem con Stefano Cazzato (non lo conosco, ma la canzone mi piace proprio) Che fine farò, e Un giorno qualunque. De Gregori la celebre La valigia dell’attore…Anche Virzì e Bentivoglio gli firmano un brano, e anche Mario Castelnuovo, un bel ragazzo che tanti anni fa cantava Oceania, una canzone bellissima. L’anno dopo i due amici tengono un concerto ad alto contenuto di nicotina al Teatro Parioli (si fumano l’impossibile, squadre di vigili del fuoco all'erta) che riscuote un grande successo. Evidentemente i tempi non erano ancora maturi per le campagne di sensibilizzazione contro il fumo, ma l’artista avvolto da nuvole di fumo, è innegabile, ha un certo fascino. (A questo proposito, Mimmo, c'è una tua foto bellissima di un bel po' di tempo fa, con cappello, capo all'indietro, espressione ispirata e sigaretta, of course, che metterei volentieri qui, ma non mi azzardo per questioni di copyright.) Nel 1999 Mimmo gli produce un altro disco, Qualcosa da dichiarare. All’interno c’è la canzone Il povero amante, che gli ha scritto Guido, il figlio maggiore di Mimmo, e anche questo è stato già detto, e ne sono state spiegate le motivazioni.
Non mi voglio inoltrare troppo nella vita privata di Haber, ma per scrivere questo pezzo mi sono documentata e ho visto che vive un periodo di stabilità relativa, mentre è felicissimo di una paternità tardiva, che gli dà molta gioia. I figli restano, le donne vanno e vengono, questa pare la filosofia dell’attore con una storia personale particolare: lo interrogherei volentieri sui suoi ricordi d’infanzia in Israele, agli albori della costituzione dello stato. Gli piace molto mangiare, ad Haber. Pare che gli piaccia anche pescare dal piatto del commensale a fianco. Piace anche a me, ma è un gesto di grande confidenza che non si può fare mica con tutti. Chissà se Mimmo glielo permette di pescare dal suo piatto, (mi vengono certe curiosità di vitale importanza). Non sono al corrente di nuove collaborazioni professionali tra i due, (l’ultima cui sono risalita è la partecipazione in tandem al Premio Ciampi 2001) ma credo che l’amicizia permanga. Mimmo mi pare uno votato alle amicizie di lungo corso; mi pare anche uno che non abbia grandi scontri con le persone; non è secondo me uomo da sfuriate, ma se una situazione o una persona non gli piace, non fa grandi questioni, taglia molto elegantemente e non credo che sia il tipo che torna facilmente indietro: chiude. Ora mi manca il numero di scarpe, il gruppo sanguigno, la misura del cappello, cosa significa quella catenina che occhieggia dal collo della camicia da tutta la vita, (ah queste donne quanti particolari colgono: ma siamo certi che Folgorata sia una donna?) e tengo in pugno la situazione. Si, ma tutto questo con Haber, (grande attore, era implicito, di quelli seri, di cinema e di teatro, ma nella Piccola Treccani di Haber c'è solo Fritz, il chimico tedesco) cosa c’entra?

martedì 24 novembre 2009

Sui gran tomi della Piccola Treccani mi sono seduta e ho pianto:


Perchè non ho trovato tra quelle pagine la voce Locasciulli Mimmo?


Stamattina, come spesso mi accade, così, d’emblée, mi si è accesa una lampadina. Ora consulto la Piccola Treccani per vedere se c’è una voce dedicata a Mimmo - mi son detta. Ho i miei dubbi, ma ci tento. Buco nell’acqua, come purtroppo prevedevo. Non paga di ciò, mi solletica la curiosità di vedere se qualche altro suo amico e più o meno coetaneo, abbia avuto quest’onore. Ne trovo due, uno è De Gregori e l’altro Venditti. (Mi piacerebbe sapere chi è il suo coiffeur, se non è troppo caro magari ci vado.) Poche note essenziali, ma ci sono.
Non ho trovato Gigliola, che se non altro per la lunga militanza, una voce se la sarebbe meritata, ne’ Ruggeri. Compare una voce dedicata a Veltroni, che non canta, almeno per ora, (ogni tanto ci fa qualche sorpresa) ma lo cito perché è anch’egli amico di Mimmo.
I volumi della Treccani, per quanto Piccola, son sempre grossi tomi; ho smontato e ricollocato un intero palchetto di scaffale: ho cercato anche altri personaggi, secondo me non troppo meritevoli di comparire, che non hanno attinenza con l’oggetto della mia ricerca: alcuni ci sono, altri no.

Ora mi sono appassionata alla ricerca e voglio approfondire. Lascio le enciclopedie prestigiose e mi dedico ai repertori biografici degli Italiani. Non pretendo di trovare Mimmo nell’opera monumentale che è Il Dizionario biografico degli Italiani,
http://www.treccani.it/Portale/sito/catalogo/biografia_italiana/dizionario%20biografico_degli_italiani/mainArea.htmlopera in corso di pubblicazione, arrivata alla lettera M, anzi non lo voglio proprio trovare, perché credo che lì ci sia solo chi ci ha già lasciato, e lui camperà almeno altri duecento anni (non mettiamo limiti alla provvidenza) ma almeno nel Who’s who Italy, si. Consulto l’edizione del 1992, perché quella abbiamo. Mimmo era già noto, si era già distinto nella musica e nella medicina. Nada de nada. I suoi amici di cui prima ci sono. L’opera citata è in inglese e ci dà notizie importanti: ci dice ad esempio quando è nato F.D.G. il nome dell’allora coniuge, il numero dei figli, in quali lavori si sia distinto e ci narra perfino gli hobbies. (Fishing, sea, mountains, readings.) Il mio collega pescatore, quello della Svizzera tedesca, nonché fan di De Gregori vorrebbe sapere che tipo di pesca: Mimmo se mi fai la cortesia e glielo domandi, io ti grazio e non ti chiedo i tuoi di hobbies, per il semplice fatto che li so: il meccano, e tutti i tipi di intrattenimenti al lunapark, compresi il tunnel dell’amore e quello dell’orrore, e poi al cinema con Veltroni, cui concedi per l’occasione di mangiare una ciotola da mezzo chilo di pop corn: segue dibattito. Insomma sono molto arrabbiata: non ci sei neppure lì. Gli altri due ci sono: presenzialisti, soprattutto quello che è andato a quella trasmissione innominabile, di recente. Purtroppo la ricerca è incompleta: non avendoli a disposizione, non ho potuto consultare gli anni successivi. A giugno di quest’anno è uscita una nuova edizione del Who's who. Tra le new entry del 2009 M. non c’è, ma mi auguro che si siano ricordati di lui molto prima.


Continuo la mia ricerca: Mimmo è evidente che ci sei nel dizionario dei cantautori italiani di Bonanno,

Bonanno, Mario <1964->
Con rabbia e con amore : dizionario dei cantautori italiani / Mario Bonanno
Foggia : Bastogi, stampa 2003Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\URB\0447172]ma questo è un repertorio settoriale , poi nell’opera di Giorgio dell’Arti,

Dell'Arti, Giorgio
Catalogo dei viventi 2007 : 5062 italiani notevoli / Giorgio Dell'Arti, Massimo Parrini
Venezia : Marsilio, 2006Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\UBO\3087109]
che mi son curata immediatamente di inserire tra i desiderata della Biblioteca perché non ce l’abbiamo. (Uno strumento veloce di consultazione per il reperimento di note biografiche essenziali ci deve essere.) Così ogni tanto mi vado a leggere Locasciulli Mimmo, (ne so un sacco, ma repetita iuvant) uno dei più notevoli tra gli Italiani notevoli.
Ora per colmare la lacuna più grossa, che è quella della Treccani, scrivo io una voce minima, essendo per la Piccola, che proporrò all'illustre Istituto dell'Enciclopedia italiana: io la farei più dettagliata per i supplementi e gli aggiornamenti della sorella maggiore, ma la vedo dura.


Locasciulli Domenico (Mimmo) Penne (Pe) 7-7. 1949
Uomo dal multiforme ingegno, scienziato e umanista, medico chirurgo e nutrizionista, artista a tutto tondo, pianista sensibile e raffinato, compositore di musica e autore di canzoni; organista, chitarrista, suonatore di armonica a bocca, di grancassa e glockenspiel, one-man-show irresistibile. Ha la caratteristica di essere presente a certi avvenimenti accaduti prima della sua venuta al mondo. (Natalina docet.) Era lui il chirurgo che Vanina Vanini,
Vanina Vanini / Stendhal ; introduzione di Giuseppe Scaraffia Palermo : Sellerio, \1996!Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\PAL\0116696] accompagnò dal carbonaro Missirilli ferito e ancora in abiti muliebri. Grazie al Locasciulli che dovette spogliarlo per suturargli le ferite, Vanina scoprì che la fanciulla ferita era in realtà un giovane e se ne innamorò perdutamente. Grata,Vanina, e ricca, gli finanziò il primo reparto di Day surgery al mondo. Grazie a lui la chirurgia, allora ancora considerata parente povera della medicina, crebbe e divenne comprimaria, e lui da quel momento un primario coi fiocchi, ruolo che tuttora ricopre.
Nella sua vita ne ha visto di cotte e di crude, ha bruciato l’Europa e l’America e per un po’ se n’è stancato, ma più tardi, grazie a un incontro folgorante di quelli capaci di dare una svolta al destino, l'ha riconquistata, l’America, e spesso vi si reca per registrare i suoi lavori sempre più raffinati. Gli piace correre al buio per le strade di New York, indossando un lungo cappotto nero e un buffo cappellino a visiera. Gli stanno meglio i panama e i borsalino: ne possiede tremilacinquecentocinque: quando viaggia lo precedono le cappelliere. Gli piace la notte, che definisce una compagna complice, e ha un rapporto conflittuale col tempo, che vede come un’amante infedele. Gli piace anche provare dolore fisico, mal di schiena in particolare, non tanto perchè sia masochista, ma perché in quelle circostanze tira fuori il meglio di sé, la parte più profonda delle sue cose profonde che poi trasfonde nelle sue canzoni, che sono quanto di più vicino al sublime uno possa immaginare.
Da qualche mese, senza volerlo, anzi ne avrebbe fatto a meno, è stato il Folgoratore, (come Giove) di una donna sarda di mezza età, metà seria e maestrina, metà pazza furiosa, che gli ha dedicato un blog monotematico e monomaniaco, ricco di notizie, talune verissime e super-documentate, altre inventate di sana pianta.
Unico nel suo genere, nel bene e nel male.
Non sa più che fare, Mimmo: piange perfino, mezza lacrima mezza dentro, mezza lacrima mezza fuori pronta per uscire, ed esclama facendo cenno di strapparsi i capelli, (ma poi ci rinuncia, ci tiene troppo) disperato:
Perché una pazza sul mio cammino, che ho fatto io per meritare tutto questo? Già mi dovevo sorbire Haber, cos’ho che acchiappo i bizzarri?
Nell’immediato futuro di M. c’è la preparazione del gran pranzo di Natale: si inizia a cucinare quindici giorni prima e si sta a tavola ininterrottamente per tre giorni. Un momento di relax irrinunciabile, lui i suoi cari e gli amici più cari, molto tradizionale. Greg Cohen preparerà un tacchino farcito, De Gregori porterà i pesci pescati da lui, Veltroni gli Urrà Saiwa che hanno rimesso in produzione per lui, Haber i turtlein impastati con le sue manone, ripieni di mozziconi di sigaretta, Ruggeri un panettone da quindici chili preparato con gli Extraterrestri, e Rosy Bindi il panforte e i cavallucci di quelli boni ordinati alla pasticceria artigianale di lusso di Sinalunga.

Folgorata porta angioni proceddu e brebei in cappotto, ma li lascia sulla soglia e scappa via, sulla sua scopa fatata. Un po’ di discrezione non guasta.

I soliti criticoni: mancu mali chi deppiasta scriri una cosa pittica, casi casi ‘ndi bessiara a forasa unu libru, stontonada! (per i non sardofoni, traduzione letterale: meno male che dovevi scrivere una cosa breve, quasi quasi veniva fuori un libro, sciroccata!)

sabato 21 novembre 2009

Una signora incantevole: in principio fu...Gigliola


Folgorata l’ha già menzionata su queste pagine, Gigliola Cinquetti da Verona, ma non poteva limitare i danni e lasciare le cose così: no! Si sa come sono le artiste, anche quelle che non appaiono tanto dive e primedonne: metti che a Gigliola giunga la notizia che a Carmen è stato dedicato un pezzo su Folgorata, e a lei che nella vita di Mimmo Locasciulli è entrata molto prima, no. Io non voglio correre rischi del genere e quindi mi metto subito all’opera per dare a Gigliola quel che è di Gigliola. http://www.bigcobra.net/oggi.htm (Questo è il link di un sito zeppo di informazioni su di lei.)
Ho il sospetto, che è quasi certezza, che Gigliola e Mimmo siano amici, prima che colleghi che si son trovati a collaborare insieme. Mimmo dice sempre che per riuscire ad avere una bella collaborazione professionale è necessario partire da un solido rapporto umano e personale, perché certe cose non si possono costruire freddamente a tavolino. Da una serie di elementi che ho trovato nel web, e che qui non riporto, immagino anche che ci sia una bella amicizia che magari coinvolga, o abbia coinvolto anche le rispettive famiglie. Di questo son lieta, se così è, ma non mi avventuro oltre. A noi interessa in particolare la vita artistica.

Io Gigliola la conosco da sempre e ho di lei una certa stima, e come artista e come persona. La conosco dagli anni sessanta, quando in molte famiglie italiane si prestava una certa attenzione alla musica leggera, e si guardava Sanremo che allora poteva avere ancora un senso; nelle famiglie come la mia, dove c’erano fratelli maggiori che compravano i quarantacinque giri, e poi li ascoltavano nel giradischi a valigia, e più tardi nel mangiadischi, anche la sorella piccola era immersa in quel clima musicale allora allegro. Io sono convinta di ricordarmi di Gigliola che cantava Non ho l’età, ma credo sia uno scherzo della memoria, perché avevo tre anni.

Il filmato di Sanremo ’64 l’hanno riproposto in tantissime altre occasioni. Posso dire di ricordarmi meglio La pioggia, Dio come ti amo, cantata con Modugno (il primo Mimmo della sua vita) più tardi Alle porte del sole. Non è che mi piacesse molto Gigliola cantante: io negli anni sessanta ero innamorata dei Rokes e ancora mi sorprendo di non aver mai scritto una lettera a Shel. (Son sempre in tempo.) Ad essere sincera, pur riconoscendole un posto di spicco nella storia della musica leggera italiana, io non sono particolarmente attratta da Gigliola cantante, ma ho stima di lei come artista in senso lato; mi pare che se la sia cavata bene anche come attrice, per quel poco che ho potuto vedere, o come conduttrice: sobria, elegante, disinvolta senza essere mai sopra le righe, in una parola una signora. Più bella da donna matura che non da ragazza.
Come si siano conosciuti lei e Mimmo Locasciulli non lo so, (volessi calarmi bene nei panni di Folgorata quando delira, potrei osare dire che forse Mimmo era uno degli amatori che l’accompagnavano alla messa, la domenica, e http://www.youtube.com/watch?v=LTKQ4o9TJj4 poi lui mollava gli altri del gruppo perché in chiesa cantava e suonava l’organo) so per certo che nel 1990 Gigliola dà una svolta alla sua carriera di cantante interpretando delle canzoni d’autore. L’album che le contiene s’intitola Tuttintorno e Mimmo, che lo produce, è autore della maggior parte delle canzoni del disco (sono sette? Non vorrei sbagliarmi) al quale hanno partecipato come autori anche Enrico Ruggeri e gli Avion Travel, allora noti solo a un’élite. Tra le canzoni di Mimmo voglio citare Le amiche, e due tra le mie preferite, Odor di maggio e Come viviamo quest’età, http://www.youtube.com/watch?v=8uUC6SjKZCM che mi fa andare in visibilio e soffrire al contempo. Grazie agli immensi poteri della rete ho avuto modo di sentire queste canzoni interpretate da Gigliola: lo so che non è giusto, lo so che non si dovrebbe fare un confronto. Gigliola le interpreta senz’altro nel migliore dei modi, mettendoci tutta sé stessa, tuttavia sono troppo affezionata alle interpretazioni di Mimmo.

A proposito della canzone degli Avion Travel, Abbassando, http://www.youtube.com/watch?v=2tYtE1IwONM Mimmo modificò leggermente il testo, per cui "sulle sponde del turchino spazio amabile" divenne "sulle sponde azzurre dello spazio amabile" pare che questo scatenò l’ira funesta dei componenti del gruppo, che accusarono Mimmo di aver trasformato la loro canzone raffinatissima in una canzone da balera. Cito come aneddoto e per la cronaca, senza prendere posizione. Immagino che questo piccolo incidente sia stato ampiamente chiarito e superato, dato che in diverse occasioni negli anni a venire Mimmo e il gruppo di Caserta si sono trovati a suonare all’interno delle stesse manifestazioni musicali, e immagino non si siano ignorati per una sfumatura di colore. L’album di Gigliola ebbe molto successo non già in patria, ma indovinate dove? In Giappone, dove la nostra godeva già da tempo di grande popolarità. Proprio a seguito di ciò, accadde un fatto straordinario: nel 1993 Mimmo e Gigliola partirono per una lunga tournée nel paese asiatico. Ci sono stati davvero, non come alcuni cantanti un po’ sfigati, che, spariti dalla circolazione perché non se li fila nessuno, alla domanda di rito Che hai fatto in tutto questo tempo? - Sono stato in Giappone - rispondono. Un momento molto gratificante per la vita artistica di entrambi, con un grande successo nei teatri dove si esibirono e nelle trasmissioni televisive dove furono invitati a partecipare. Da quell’esperienza esce sempre nel 1993 l’album doppio Live in Tokyo. Contiene nella versione per il mercato italiano solo le canzoni interpretate da Gigliola, mentre in quella per il mercato giapponese anche quelle cantate durante i concerti da Mimmo.

Certo che questi Giapponesi sono dei buongustai, se amano la musica di Mimmo. Ora la mia fantasia potrebbe sbizzarrirsi a proposito di questa bella esperienza. Che avranno fatto i nostri nel tempo libero? Avranno unito lavoro e affetti e si saranno portati dietro la famiglia o parte di essa? Si saranno fatti divorare dalla folla nella metropolitana di Tokyo? Avranno visitato Kyoto e il quartiere delle Geishe? Ci sarà andato Mimmo a farsi servire quel thè verde e spumoso da una di quelle colte signore in kimono? Gli sarà venuta la curiosità di indossarne uno? (Ce lo vedo Mimmo con un bel kimono, vestito da raffinato signore orientale, come lo vedo pure vestito da suonatore di ciaramelle: mi piace immaginarmelo in vesti diverse dalle sue consuete) Gigliola pure col kimono starebbe benissimo: sono certa che ne abbia acquistato qualcuno, se ha avuto il tempo, che queste tournées spesso non lasciano tanto tempo per visitare il paese dove si svolgono, ma sono un tourbillon di voli auto taxi metro e teatri e studi televisivi. Insomma un po’ di udon, di tsukudani e di sushi e di tempura (per l’infarinatura di conoscenza della cultura giapponese Folgorata deve ringraziare Banana Yoshimoto, I turisti per caso, e, last but not least Goffredo Parise col suo L’eleganza è frigida) li avranno pure assaggiati (ne sono sicura, anche se Mimmo preferisce il ragù di castrato preparato dalla mamma). Insomma cosa abbiano fatto nel tempo libero per Folgorata resta un mistero, l’importante è che sia stata una bella esperienza di cui entrambi serbano un buon ricordo, e di questo sono certa.

Della partecipazione di Mimmo alla trasmissione di Gigliola Di che sogno sei abbiamo già parlato nel post sul fumo, e a quello rimandiamo per non ripeterci troppo. Non so se Gigliola abbia invitato Mimmo in camice bianco quando conduceva Pronto Elisir. La mia opinione è che lui a meno che non ci sia una giusta causa, (una volta mi sono sciroppata una puntata di Medicina 33, scovata in rete, dove ha partecipato al fine di rendere noto un concerto a favore di un’associazione che si occupa di persone autistiche, e qui c’è la giusta causa) non abbia nessuna voglia di proporsi come “medico televisivo” ne’ tantomeno come “medico fisso televisivo” categoria sulla quale ci sarebbe da aprire un dibattito. Quindi io dico che no, non c’è andato a Pronto Elisir, e forse Gigliola, che lo conosce bene, non gliel’ha neppure proposto. Certo che un’ultima curiosità Folgorata ce l’ha e dato che non ha proprio freni inibitori, la esterna: ma Mimmo quando si fa la doccia, o la barba, in omaggio alla sua amica, la canterà qualche volta Non ho l’età? Niente di strano: lui dice sempre che sessant’anni non ce li ha, cioè, ce li ha, anagraficamente, purtroppo, ma si sente un fanciullino nel corpo e nello spirito; per cui ho deciso: canticchia spesso Non ho l’età!

mercoledì 18 novembre 2009

Un regalo per Mimmo

Ora si mette pure a fare regali.
Aiuto la cosa si complica...


Succede che quando si subisce una fascinazione, di qualsiasi natura essa sia, anche sui generis come quella che ha colpito, stordendola, la povera Folgorata, un affascinato come si deve, fa tutto ciò che è nelle sue possibiltà per accostarsi al mondo dell’affascinante fascinatore. Non vi è mai successo di indossare scarponi da trekking per correre dietro a un aitante giovane che divori rovi e sentieri di montagna, ad esempio, (e qui F. cita un fatto autobiografico, lontanissimo nel tempo, di cui paga ancora le conseguenze) mentre voi fino a quel momento avevate indossato solo tacchi a spillo e calze velatissime? Oppure di accostarvi a un genere letterario fino a quel momento sconosciuto, o meglio ostico, perché era quello preferito da quell’essere supremo che vi aveva rapito il cuore, o la testa, o tutt’e due? Si, succede. E allora a seguito della fascinazione per Mimmo mi sono messa a percorrere strade nuove, per cercare di entrare meglio nel personaggio, nei suoi gusti e nel suo mondo. Sarebbe meglio dire sfiorare, perché alcune strade sono per me piuttosto ripide o scoscese, un po’ come fu accostarmi al trekking: non è facile percorrerle e penetrarle, perché ci vorrebbe, ad esempio, una cultura musicale che io non ho, molto approfondita e raffinata. Non importa, l’importante è provarci, e l’importante è che ce l’abbia Mimmo, che se non avesse avuto tutta quella cultura e tutte quelle caratteristiche intereressanti, mai e poi mai ne sarei stata affascinata, che io mi dedico solo a esseri di caratura superiore.
Intanto mi ascolto Valgren e Sam, che quando scrivo devo sempre sentire la voce della "Divinità" del cui Tempio mi sono auto-proclamata Vestale. Oggi sono volta a un passato ormai lontano. Mi sono anche guardata il video di Canzone di sera http://www.youtube.com/watch?v=Lq7QUaBey-o che qualcuno ha messo su YouTube, con Mimmo puro stile anni settanta, pantaloni a zampa di elefante, camicia aderente, che se la poteva permettere magro com’era, capelli lunghetti, rimasti più o meno uguali, sulla nuca, con la sua chitarra, seduto su un alto sgabello, al Folkstudio. Ora sono passata a Tra lo Utah e Tel Aviv, qui si sente che è Mimmo, E l’aquila confusa chiude “li” occhi e se ne va… è lui è lui. Ah, visto che ho citato il Folkstudio, domenica 22 c’è una serata all’Auditorium Parco della musica di Roma http://www.auditorium.com/eventi/4952194 dedicata proprio al locale tanto caro a Mimmo e ai suoi amici del tempo, e non solo. Fortunato chi abita a Roma e dintorni, sarà una bellissima serata, a prezzo modico oltretutto, solo dieci euro. Riprendendo dopo molte digressioni, che sono una mia caratteristica, ho un sacco di pensieri da rincorrere e li vorrei catturare tutti, E poi parla di Aversa, dieci anni all’inferno… la sua virilità umiliata ogni giorno… e una donna speciale, però lei non lo sa… (A Rocco) arrivo a parlare del motivo che mi ha spinto a scrivere oggi:
Carmen Consoli. É noto a tutti gli appassionati di Mimmo che lui ama molto Carmen Consoli. Lo ha dichiarato lui in diverse interviste, che gli piace la bruna isolana “così libera e senza mediazioni”. Anche quando non lo dichiara, gliela tirano in ballo ugualmente, poveretto, che alla fine alcune di queste interviste concesse per promozione o in occasione di concerti, o per qualsiasi motivo, quando ti ritrovi a dover rispondere sempre alle stesse domande, magari in condizioni di stanchezza, con una certa fretta, (utili alla fine a chi diventerà docente di Mimmology, di modo che certi concetti li abbia ben chiari per sempre) (ah quest’armonica di Mimmo come mi piace,) le risposte anche sono sempre le stesse, a volte con qualche piccola variazione, altre con le stesse identiche parole. Gli esiti non sono sempre felicissimi. Carmen, dicevo, aleggia anche quando lui non la nomina e lo grazia anche l’intervistatore di turno, salvo poi scrivere «L’amore sì, forse salverà il mondo». Dice il cantautore che vorrebbe collaborare con Carmen Consoli." http://www3.varesenews.it/musica/articolo.php?id=156043 Cosa vi dicevo? Ora io non so bene come sia questa storia. Non so se i due si siano mai incontrati, se Mimmo si sia avvicinato con la sua sobria e lievemente ruvida cortesia da gentiluomo schivo e le abbia detto, sollevando leggermente la falda del cappello e attendendo che Carmen gli tendesse la mano: Ciao Carmen, per me è davvero un grande piacere poterti incontrare finalmente, nonché un onore. Ti faccio i miei più sentiti complimenti per il tuo modo di stare nella musica. Stop. Non so se fatto questo primo passo le abbia accennato a quel desiderio di collaborare insieme. Non ne ho la più pallida idea. Io al posto di Carmen, che non so se conosca musicalmente Locasciulli e lo apprezzi, (Sant’Agatuzza, chi è questo Locasciulli, Pippuzzo, lo conosci tu?) gli avrei immediatamente scritto una lettera, dopo aver letto e sentito tante cose lusinghiere su di me, e sarei di corsa andata a trovarlo nella riserva, lusingatissima da tante attenzioni, e non me ne sarei andata senza prima aver trascorso almeno venti ore di seguito nello studio di registrazione nutrendomi solo di musica e parole e mal di schiena.

Insomma dei rapporti tra questi due bravi musici non so niente, a parte l'aspirazione di Mimmo. Le interviste di Carmen per vedere se vi fosse contenuto qualche accenno non le ho (ancora) lette. So per certo una cosa: non ho mai comprato un album di Carmen, non perché non mi piaccia, anzi ha ragione Mimmo, sicuramente è un’artista molto peculiare, con caratteristiche del tutto autentiche ed originali, semplicemente non è capitato. Se faranno anche una sola canzone, insieme, la comprerò all’istante. Registrata, messa in commercio, arrivata a casa di Folgorata. Spero che realizzino anche un video: ho visto in occasione dell'uscita dell'ultimo album, una parte del video di Carmen, http://www.youtube.com/watch?v=nCkfyjZcrXAambientato in un suggestivo bordello, dove lei appare, bellissima devo dire, vestita da …cocotte, con tanto di calze a rete e rossetto rosso fuoco. Mi pare donna di carattere, Carmen, un bel connubio di passione e cervello. Brava, bella di una bellezza non banale e non bamboleggiante, e, in questo video, anche provocatoria: secondo me ha un futuro anche come attrice. Spero non l’abbia vista Tinto Brass che è capacissimo di farle subito una proposta per il prossimo film. Insomma ora ho deciso che approfondirò meglio anche con Carmen, (tempo permettendo, il dottore-vampiro-suo malgrado, mi succhia molto tempo ed energie) perché mi fa piacere e perché una Folgorata-vestale che si rispetti ha anche certi obblighi: deve documentarsi perché il suo delicato lavoro lo richiede. Allo stato attuale, della auto-definitasi cantantessa, conosco i pezzi più noti, mandati in radio, o quelli che lei canta quando è ospite di qualche trasmissione televisiva, e mi capita di vederla, lei e la sua chitarra. Certo Confusa e felice tanto per citare una delle più note, è una di quelle canzoni che ascolterei a ripetizione tante volte di seguito, come faccio con quelle di Mimmo, o con altre di altri e altre che mi coinvolgono molto. Nel frattempo scrivo, o pelo patate, o spolvero i portauovo, o, se il coinvolgimento è proprio di quelli che non permettono interferenze, chiudo gli occhi, se è giorno sprango le persiane, e mi trasferisco nel mio universo parallelo.

Il regalo annunciato nel titolo è doppio: aver dedicato una parte consistente di un mio scritto a una passione di una mia passione, e pubblicare qui una canzone, bella, molto sensuale, di Carmen, che s’intitola Parole di burro, http://www.youtube.com/watch?v=vFg6dyKAVtE&feature=related che proprio stamattina ho sentito alla radio. Il pretesto giusto per scrivere un altro pezzo su questo blog di cui importa solo a me: anche gli amici più cari fanno uno sforzo a leggerlo. (Non perché sia brutto, Folgorata, mi dicono, ma se a uno di Mimmo Locasciulli non gliene importa niente, si fa fatica a leggerlo, anche come omaggio a Folgorata: incoraggiante.) Il Silurgian giustamente vive una vita molto gratificante fuori dalla rete, ma dentro la musica e dentro la sala operatoria, e dentro altri bei luoghi, e meno male. Mica posso tentare di adescarlo e trattenerlo nella rete (delle calze di Carmen) con un incantesimo! Che devo fare, me lo leggo io il blog, almeno un’ammiratrice devota Folgorata ce l’ha, poverina, così non si sente troppo sola.

Narciso parole di burro

si sciolgono sotto l'alito della passione

Narciso trasparenza e mistero

cospargimi di olio alle mandorle e vanità modellami…

Raccontami le storie che ami inventare spaventami

raccontami le nuove esaltanti vittorie

Conquistami inventami

dammi un'altra identità

stordiscimi disarmami e infine colpisci

abbracciami ed ubriacami

di ironia e sensualità

Narciso parole di burro

nascondono proverbiale egoismo nelle intenzioni

Narciso sublime apparenza

ricoprimi di eleganti premure e sontuosità ispirami.

Raccontami le storie che ami inventare spaventami

raccontami le nuove esaltanti vittorie

Conquistami inventami

dammi un'altra identità

stordiscimi disarmami e infine colpisci

abbracciami ed ubriacami

di ironia e sensualità abbracciami ed ubriacami

di ironia e sensualità

Conquistami

domenica 15 novembre 2009

Cherchez la femme. Da Nadia a Lucy: figure femminili nelle canzoni di Mimmo Locasciulli

Avviso: lungo. Non sono riuscita a trattare l'argomento con ironia, mi pareva che non fosse il giusto condimento. Forse, mi sarà più facile spargerne un po', in una eventuale seconda parte, dedicata alle altre donne presenti nelle canzoni di Mimmo, non contemplate oggi.

Le donne sono spesso presenti nella poetica locasciulliana, a volte sono protagoniste, altre semplicemente evocate in testi in cui si parla anche d’altro; alcune affiorano da un ricordo, dalle nebbie di un passato lontanto, talvolta incarnano semplici desideri. In alcune canzoni i titoli sono nomi femminili, o li contengono, e poiché non sono tante si possono elencare tutte, in ordine cronologico: la prima è Canzone per Nadia di quell’album pochissimo conosciuto, che neppure io ho mai ascoltato e che pertanto molto mi incuriosisce, il secondo di Mimmo, del 1977, che s’intitola Quello che ci resta. La seconda è Natalina, del 1982.
Cara Lucia, si trova nell’album Mimmo Locasciulli del 1985, che contiene un’altra canzone dedicata a una donna, Caterina.
Arriviamo a Piano piano (2004) che ci regala Vanina, per proseguire con Sglobal (2006) che vede in Anna di Francia uno dei suoi pezzi più ispirati. Infine in Idra (2009) troviamo Lucy.

La prima, Canzone per Nadia, non l’ho mai sentita, ne ho letto solo il testo, che in questo caso appare esplicito: è evidente che la canzone è dedicata a una ragazza che ha dovuto abortire un figlio concepito senza consapevolezza, in un modo rischioso e clandestino, e che si ritrova a fare i conti anche col giudizio della gente.
"Ora è tutto finito" mostrando il lenzuolo
E una macchia di sangue
E Nadia rimase da sola
A guardare il suo primo peccato.
Ora certo di lei tutti potranno dire
"Io l’ho vista con la faccia scavata
E le mani sul ventre, più chiaro di così….
Fossi stato suo padre
L’avrei massacrata già"
Ricordiamoci che la canzone fu scritta in un tempo in cui in Italia forte era il dibattito sul tema dell’aborto, e ancora non era stata promulgata la famosa L.194, del 1978. Nadia rappresenta tutte le ragazze che hanno vissuto sulla loro pelle un dramma simile, più che una persona realmente esistita, il che potrebbe anche essere, ma io la vedo più come una figura emblematica. Canzone dura e delicata insieme, a forte connotazione sociale. Non sono tante le canzoni di Mimmo così caratterizzate, ma ricordiamoci anche del momento in cui è scritta, tempo di tensioni sociali forti e di problematiche ancora tutte da risolvere, che hanno coinvolto anche Mimmo, che non è un autore marcatamente di “protesta”. (Nei primi due album in parte lo è.)


Natalina è una canzone molto nota, ha quasi trent’anni, ma noi che l’ascoltiamo con la giusta predisposizione, e lo stesso autore quando la canta, ancor oggi, ci emozioniamo. Di Natalina abbiamo già parlato in un altro post, ma è inevitabile anche in questa sede ricordare almeno che questo si, è un personaggio reale, una ragazza che non può vedere il suo sogno d’amore realizzarsi in pieno, perché questo amore parte per la guerra e non fa più ritorno: viene fucilato. Una di quelle storie di cui M. aveva sentito parlare fin da bambino, in casa, finchè un giorno la conosce, Natalina, verso i dieci anni, durante una gita con i genitori in un paese di montagna dell’Abruzzo. Si tiene dentro questo ricordo e dopo tanti anni prende forma questa canzone, che aspettava soltanto di uscire dalla testa dell’autore dove albergava da sempre. Uno di quei casi in cui una canzone può diventare poesia.
lo ti voglio raccontare
Quando le stelle si nascosero nel mare
Fu la sera che vennero i soldati
Fu la notte che morimmo fucilati
Natalina non ti disperare
Che ci sarà pure
Un’altra stella e un altro mare
Natalina non mi dimenticare
Che ci sarà un giorno
Che ritorno

La terza, Cara Lucia l’ho ascoltata centinaia di volte, imparata a memoria, indicata a persone con quel nome, che non la conoscevano. Una lettera a Lucia, che si dimostra piuttosto complicata da scrivere, mentre se ci troviamo insieme l'uno di fronte all'altra, non c’è tanto bisogno di parole, per capirsi.
Cara Lucia scriverti è un problema
Ho centomila parole ma non me ne viene nessuna
Io so guardarti negli occhi senza dire niente
Tu sai capire le cose così velocemente
Evidentemente però c’è l’esigenza di comunicare per lettera, perché magari Lucia è lontana, e non si può parlare solo con gli occhi, senza parole.
Cara Lucia vedessi la gente che ho incontrato
Quanta ne ho dentro il cuore e quanta ne ho già dimenticato
Quante parole al vento quanta malinconia
Quante volte ho preso tutto e sono andato via
Un racconto di come è stata la fetta di vita che hanno percorso lontani, gli incontri, l'inutilità di certe parole, forse perchè gli altri non le hanno ascoltate; il prendere tutto e andarsene. Sono versi che si prestano a più interpretazioni: uno può decidere di andarsene quando capisce che il suo rimanere è inutile e fa male, oppure quando non è capito, o quando una certa situazione si è conclusa, e poco rimane da fare, se non fare le valigie. Alla fine il protagonista della canzone, che era a corto di parole, aiutato dall’autore, ne ha utilizzato di bellissime e ne è nata una delle mie canzoni preferite, una di quelle che non mi ha mai abbandonato nemmeno nel lungo periodo di parziale distanza dall'amico ritrovato. Ho letto che anche Mimmo è molto legato a questa canzone, di quelle che per me è necessario ascoltare in silenzio, e non come sottofondo ad altre attività.


La quarta canzone, Caterina, è molto nota: l’autore in realtà è F. De Gregori, ma Mimmo ce ne offre un’interpretazione suggestiva. Se negli altri due casi non sappiamo e non ci aggiunge molto sapere se Nadia e Lucia siano esistite nella realtà o solo nella fantasia dell’autore, in questo caso sappiamo che Caterina è dedicata da Francesco alla sua amica Caterina Bueno, un’artista molto particolare che ha avuto un ruolo fondamentale nell’ambito della canzone folk italiana e nel recupero della stessa, attraverso un'intensa attività di ricerca, con particolare riferimento ai canti contadini e di protesta toscani. Anche Caterina, nata a Fiesole da padre spagnolo e madre svizzera, per un periodo frequentò il Folkstudio e lì conobbe un De Gregori giovanissimo, di cui divenne amica, e con cui condivise momenti di vita privata e di lavoro. Anche Mimmo, va da sé, la conobbe. Insieme nel 1995 si ritrovarono a suonare e cantare, e di questo abbiamo già detto nel post Incontri dedicato a F.D.G. Caterina è un’altra di quelle che non ci sono più. Per me che non ne conoscevo le fattezze prima di questa piccola avventura di Folgorata, vederla nelle ultime foto signora matura e un po’ pesante, e farla combaciare con la ragazza che tante volte avevo visualizzato con la fantasia, con due spalle da uccellino ed un vestito troppo piccolo, è stato strano.
E se soltanto per un attimo potessi averti accanto
Forse non ti direi niente forse ti guarderei soltanto
Chissà se giochi ancora con i tuoi riccioli sull'orecchio
O se guardandomi negli occhi mi troveresti un po' più vecchio
E quanti mascalzoni hai conosciuto e quanta gente
E quante volte hai chiesto aiuto ma non ti è servito a niente
Caterina questa tua canzone la vorrei veder volare
Sopra i tetti di Firenze per poterti conquistare
Uno sguardo intenso e tormentato, Caterina, un’altra alla ricerca spasmodica di qualcosa che forse non ha trovato. Le cinquecento catenelle che si spezzano in un secondo sono un esplicito riferimento alla omonima canzone popolare toscana. http://www.youtube.com/watch?v=WkBTusLQUeY
.
Canzone malinconica e piena di nostalgia, Caterina, che davvero sembra possibile veder volare sopra i tetti di Firenze, a me ha sempre fatto venire un po’ di brividi e oggi ancora di più, perché a me e non solo, ricorda un’altra Caterina, che se n’è andata, anche lei, troppo presto.

Vanina per esplicita ammissione dell’autore, è un personaggio ispirato a Vanina Vanini, eroina stendhaliana, nobile romana che vive un amore tormentato per un rivoluzionario carbonaro che alla fine la rifiuterà, e, insieme, alla giovane protagonista, Vanina Abati, del film La prima notte di quiete, di Valerio Zurlini, con un insuperabile Alain Delon nel ruolo del protagonista.
Potrei potrei potrei
Venire a Rimini
Vorrei vorrei vorrei
Ma tu non verrai

Le fa dire Mimmo nella canzone, e ancora
Se domani non fosse domani
E fosse un altro giorno qualunque
Tutto il tempo del tempo del mondo
Lo vorrei solamente per te
Lo vorrei solamente per te
Tutto il tempo del tempo del mondo
Lo vorrei soltanto per te
Queste due figure sono state semplicemente l’input per poter scrivere una canzone in cui le suggestioni nate dalle due Vanina si sono fuse insieme per dare vita alla nuova creatura di Mimmo, di quelle che lasciano il segno.

Anna di Francia, che ha lo stesso identico titolo di una lunga, complessa e celebre canzone di Claudio Lolli (non credo proprio si sia trattato di plagio involontario come ha scritto un po’ polemico, anche se con affetto perchè lo apprezza, il redattore di Bielle che ha recensito Sglobal. Mi viene difficile pensare che M. non conoscesse la canzone di Lolli, e anzi credo che in questi casi si chieda l’autorizzazione a chi ha proprietà intellettuale, o no?) Mimmo ha trovato ispirazione per scrivere questa bella canzone dopo aver rivisto un vecchio film, Ironweed, (Hector Babenco, 1987) con Meril Streep e Jack Nicholson e anche uno dei suoi amici sregolatamente geniali, Tom Waits. Il film racconta di una coppia di barboni della provincia americana che vivono di espedienti, un film sull’emarginazione e insieme l’amore che può esistere anche in tali condizioni disperate. La protagonista si chiama Helen, e M. avrebbe voluto chiamare la canzone Elena di Francia, (così il redattore non se la sarebbe presa) ma per motivi di metrica non ha potuto. Anche qui il personaggio del film, ha fornito lo spunto, poi ne è nato un nuovo personaggio femminile autonomo. La musica di Anna di Francia è di Guido, il figlio maggiore di Mimmo. Eccone qualche verso.
Ogni strada è il mio portone
E io ho tutte le mie chiavi
Dentro le tasche
Ho il fumo della ferrovia
E non so mai
Dove quando
E che sarà domani

Infine Lucy. Come abbiamo già detto è una delle nuove canzoni di Mimmo, tratta dall’album Idra; anche una delle più esplicite, a lettura immediata, perché è evidente che è dedicata a una donna maltrattata. Un altro accenno a un tema sociale forte che riguarda purtroppo molte donne, nel nostro paese e non solo, appartenenti alla nostra cultura e non solo, maltrattate, e fisicamente e psicologicamente, dalle persone che dovrebbero voler loro più bene, i mariti o i compagni, o come spesso sentiamo, i padri stessi.
Prega di giorno prega di notte
Prega che il suo cuore non pianga mai le botte
Botte che arrivano come le caramelle
Che i bambini si sognano a Natale
Lucy è come il vento la insegui e la rincorri
Ma non provare a prenderla non l'avresti mai
Prega di giorno prega di notte
Prega che il suo cuore batta sempre più forte
Forte come una campana nel giorno della festa
Prendi quel che resta dell'amore
Forse per Lucy c’è uno spiraglio, una via d’uscita, una fuga fuori da quel mondo di patimenti dal quale molto spesso è difficile uscire. C’è un film bellissimo, sul tema del maltrattamento femminile, che forse non molti hanno visto. Si intitola Ti dò i miei occhi, è della regista e attrice spagnola Iciar Bollain; è un film duro ma la regista è bravissima a coinvolgere lo spettatore con i pugni sullo stomaco, ma anche con molta poesia. Non secondario il fatto che sia ambientato nella bellissima Toledo, della quale si vedono molti monumenti. Questo con Mimmo non c’entra molto, (però vedo che fa spesso riferimenti a film, ama il cinema) al di là del tema comune con la canzone, ma mi piaceva fare questa citazione. Protagonista involontario e lettore casuale, prendete nota.

martedì 10 novembre 2009

Novembre, andiamo, è tempo di cantare: Mimmo Locasciulli in tour

Dal 9 di novembre Mimmo è in tour, prima alla conquista del nord, poi in discesa verso la Toscana, dove a Livorno terrà un concerto al Teatro Goldoni all'interno del Premio Ciampi, http://www.premiociampi.it/cms/ per poi risalire al nord, ad Asti, terra di vini e musica d'autore, ed infine concludere il tour di novembre a Settimo torinese.

Le date sono le seguenti: Bolzano, Teatro Cristallo, 9 novembre cioè ieri; lo scrivo con un giorno di ritardo, ma tanto chi è davvero intenzionato a seguire Mimmo in tour le informazioni non le prende da Folgorata, che si fa comunque carico di divulgare: ha attivato anche lei il servizio di Google Alert che la rende edotta in tempo reale di tutti i fatti di Mimmo che hanno risonanza nel web: ha saputo anche che ha partecipato alla cena sociale degli Abruzzesi a Roma, che come i Sardi, fanno rete, solidarizzano, si incontrano: non sarà amico anche di Vespa? No, per saperlo: sarei disposta perfino a seguire un'intera puntata di Porta a porta, se ci andasse Mimmo, e questo testimonia a che punto siamo arrivati... Google Alert non mi ha raccontato il menù servito, e me ne dolgo: questa è una lacuna che dovrò colmare con la fantasia.
Il 12 novembre, cioè giovedì, alle 21,30, sarà a Milano, al celebre locale Blue Note, http://www.bluenotemilano.com/ dove si può anche cenare, arrivando con largo anticipo, perchè il brusio di sottofondo della cena disturba il concerto. Eventualmente durante il concerto ci si può fare compagnia con un bicchiere. Senza brindisi troppo rumorosi. Mimmo ama trovarsi di fronte un pubblico disciplinato e concentrato, e mi pare un'aspirazione del tutto condivisibile, che se uno vuole far chiasso fa altro, non va a seguire un concerto di Mimmo Locasciulli. A questo proposito cito la testimonianza di un "signor blogger" che racconta di quella volta in cui M. suonò, praticamente gratis, in un locale molto noto di Frosinone, La Cantina Mediterraneo, e si infastidì molto per l'atteggiamento poco rispettoso del pubblico, che aldilà della fama del locale, luogo dove pare si esibiscano ottimi musicisti, evidentemente in quell'occasione era più interessato alle chiacchiere e al cibo che alla sua musica.
Cito questo piccolo aneddoto perchè spesso chi basa le sue ricerche (per forza di cose, purtroppo) in gran parte su fonti della rete, di tanto in tanto trova anche testimonianze vissute in prima persona proprio da gente che scrive sui blog. Non ci sarebbe bisogno di commentare, ma capisco che per chi si esibisca un pubblico chiassoso sia motivo di irritazione, un po' per la mancanza di rispetto, un po' perchè il chiasso o anche il brusio deconcentrano.
Il giorno 14, sabato, alle 21, come abbiamo già detto, al Teatro Goldoni sarà la volta del concerto livornese, nell'ambito del Premio Ciampi. Oltre Mimmo, altri artisti, e una lunga serie di eventi musicali e non, per ricordare il grande e tormentato cantautore livornese, scomparso nel 1980, che il giovane Dottor Locasciulli (e non dico a caso, ma proprio perchè l'incontro avvenne in ospedale) ebbe occasione di conoscere ormai molti anni fa. Immagino che in questo concerto non mancherà l'omaggio di Mimmo a Ciampi: magari canterà Tu no, canzone di Piero Ciampi che M. ha riproposto all'interno di Piano piano, uno dei suoi lavori che sento di più.


Il 15, domenica, alle 21,30, quest'uomo instancabile sarà ad Asti, città che ha dato i natali a Paolo Conte (e a Giorgio, suo fratello) e, scopro, patria di altri cantautori, seppur non così noti. Il locale dove si esibirà si chiama Diavolo rosso. http://www.diavolorosso.it/Seguirà ottima cena con tutti i musicisti, ottimo cibo e vino adeguato. (Che invidia!) Il Diavolo rosso è l'appellativo con cui era noto un celebre ciclista morto ad Asti nel 1955, Giovanni Gerbi, cui Paolo Conte, sensibile ai ciclisti, ha dedicato una canzone, Diavolo rosso, appunto.


Altro appuntamento di novembre, il 28, a Settimo Torinese, all'Auditorium, alle 21, ma per quest'ultima data manca un po' di tempo. Sicuramente poi nei primi mesi del 2010, come da tradizione, terrà un concerto al Folkclub di Torino, http://www.folkclub.it/ cui lo lega un'antica frequentazione e legami affettivi stretti. Evidentemente in Piemonte ha un pubblico affezionato, se ci va spesso. Secondo me ogni tanto bisognerebbe abbandonare le certezze e buttarsi un po' nell'ignoto, proponendosi in luoghi dove lo conoscono poco, ma magari potrebbero apprezzarlo. Anzi, è certo, soprattutto se si presentasse con i suoi ottimi musicisti, che agli appassionati sono ben noti, o se invitasse come ospite qualche geniale musicista locale, http://www.paolofresu.it/ con il quale magari ha già collaborato. Successo garantito, sala del Teatro Massimo, da poco di nuovo nel pieno della sua attività dopo la lunghissima chiusura e il restauro, strapiena, rose sul palco, cesti di pardulas e fiumi di Anghelu Ruju, tocchi di bottarga e Capichera, formaggio coi vermi e Turriga, portati da deliziose fanciulle in costume, (sardo, non da bagno, come fanno quando portano i doni al papa) applausi scroscianti: decana degli ammiratori, che convoglia il traffico in camerino dopo il concerto, Folgorata, anch'Ella per l'occasione in costume sardo di gala, che si farà cura di non far passare quelli troppo invasati. A buon intenditor, poche parole.


Intanto tra il concerto di Asti e quello di Settimo torinese, Mimmo per non perdere la mano, (fino a quando può operare, un chirurgo? Esiste un limite oggettivo o è un fatto puramente soggettivo?) si dedicherà ad altri strumenti, chirurgici, che, se uno ha una certa possibilità di essere elastico nell'organizzazione, e ha la fortuna di dormire poco e di non risentirne, c'è spazio per l'una e l'altra cosa, e se si fanno entrambe con piacere e con passione, la fatica non si sente.


Secondo quanto ho letto nel sito di Mimmo, che per forza devo considerare la fonte più autorevole, (picco di visite da luglio a oggi, chissà come mai...un successone...) in tutti i concerti del mese di novembre (tranne quello del 28 che nel sito non compare ancora) si esibirà in quartetto, i cui componenti sono: Mimmo Locasciulli (pianoforte e voce), Fabrizio Mandolini (sax tenore, alto e soprano) Alessandro Svampa (batteria) Matteo Locasciulli (contrabbasso). Secondo altre fonti si esibirà in trio; comunque sia, io al solito, non ci sarò; per ogni data accenderò una candelina, e metterò anche briciole di pane, per rendere l'atmosfera quanto più possibile locasciulliana. Volgerò un mio devoto pensiero al nume tutelare e, in religioso silenzio, che sono molto rispettosa e disciplinata, (avevo dieci in condotta) metterò tanta musica di Mimmo, partendo da Idra, a ritroso, per la durata di due ore circa. Spero di non finire arrosto perchè magari ho un colpo di sonno, alla mia età può succedere, e non mi rendo conto della candela precipitata sulle coltri. Più di questo, non posso fare.


Per concludere questo pezzo, che, nato per essere breve e di mera informazione, è diventato, al solito, lungo e pieno di altre notizie e considerazioni personali, che le notizie secche e schematiche si trovano da molte altre parti, mi sorge una curiosità: ma Mimmo si emozionerà ancora prima di un concerto? Siccome mi manca l'interlocutore, assente giustificato, mi rispondo da sola: non credo che ci sia ormai un'emozione nel senso stretto del termine, cioè timore, batticuore, ansia da prestazione o cose simili. Forse una certa tensione positiva, finalizzata alla cura di ogni dettaglio, perchè Mimmo é un perfezionista. Credo tuttavia che permanga un grande piacere, una gioiosa eccitazione, una forte scarica di adrenalina, insomma qualcosa di molto corroborante e vitale. Che bello, che ci siano vite così... Perchè la noia è un assassino che si sposta in limousine, per altri è più economico, li ammazza la routine. (Sergio Caputo, Caro diario, Italiani mambo, 1984.)

domenica 8 novembre 2009

Incontri: Enrico Ruggeri


Mimmo dixit: È lui, è lui: è di lui che ho bisogno!


Avviso: lunghetto anche questo pezzo, in più contiene qualche delirio di Folgorata, che non rimane nel limite della cronaca obiettiva, ma ci mette del suo.


Siamo alla seconda puntata degli incontri di Mimmo. Continuiamo a farci i fatti suoi, cercando di raccontare al grande pubblico di Folgorata come avvenne che i due, il giovane Mimmo e un Enrico http://www.enricoruggeri.net/ quasi infante, s’incontrarono. Narra la leggenda che nei favolosi primi anni ottanta entrambi partecipassero spesso a delle trasmissioni televisive. Si conobbero dietro le quinte e Mimmo non potè fare a meno di essere attratto dagli occhiali bianchi di Enrico. Enrico, dal canto suo, provò la stessa attrazione per il cappello di Mimmo. A quel punto fu inevitabile l’incontro.
Ciao, sono Mimmo Locasciulli e faccio il medico.
Ciao sono Enrico Ruggeri e ho già un pediatra di fiducia, grazie; faccio il bambino prodigio: a diciannove anni già insegnavo italiano e latino alla scuola media Tito Livio di Milano. Ho fondato delle baby band, l’ultima esperienza è stata con i Decibel: ti ricordi, Contessa? Ora però mi sono stufato e voglio ballare da solo.
No, scusami tanto, ma tra i due il vero bambino prodigio sono io: sai che a cinque anni già suonavo il piano? Mi chiamavano il piccolo Mozart aprutino. Anch’io mi sono un po’ stufato di De Gregori, che ne dici se facciamo amicizia noi due?
Ci sto.
Nonostante questa piccola schermaglia iniziale, mi pare che stia nascendo qualcosa tra noi. Posso offrirti da bere, niente di più, solamente un bicchiere?
Andiamo.
In questo dialogo, anche se i due non lo ammetteranno mai, va ricercata la genesi di Una vita che scappa, altro che bionda di turno, come dice Bonanno…

Questa lunga tirata in puro stile Folgorata per dire che i due davvero quasi subito capirono che tra loro poteva nascere qualcosa. In un mondo talvolta un po’ fatuo e anche spesso non impegnatissimo intellettualmente come quello della musica leggera, (attenzione, non sto affermando che loro lo siano, cantanti di musica leggera, era tuttavia quello il milieu nel quale s’incontravano) davvero Mimmo fu colpito da Enrico, composto, misurato, non aggressivo e colto. Mimmo, nel 1985 fa la sua unica esperienza sanremese. Non so fino a che punto avrebbe scelto autonomamente di parteciparvi, se la sua casa discografica non glielo avesse caldamente consigliato. Non fu un’esperienza esaltante, ma si divertì molto a osservare con occhio clinico “le paranoie” dei suoi colleghi. Racconta di aver lasciato passare un certo numero di anni prima di riuscire di nuovo a cantare Buona fortuna. L’ho già detto, a me allora non piacque; mi ricordo di aver pensato, Ma perché tra tante belle canzoni ha portato questa? E perchè c’è andato, a Sanremo? Comprai tuttavia subito l’album dove è contenuta Buona fortuna, che s’intitola Mimmo Locasciulli, non pentendomene perché ci sono delle canzoni stupende, tra le altre Cara Lucia, Le cose normali, La faccia delle altre persone e la bellissima versione che Mimmo ci offre di Caterina. Custodisco ancora gelosamente la cassetta. Riesco a trarne solo suoni gracchianti, purtroppo.

Mimmo, dopo l’esperienza del festival del 1985 (Ruggeri quell’anno non partecipò) decise di fare un disco “live”, e invitò Enrico, di nuovo incontrato a una trasmissione televisiva, ad andarlo a trovare in qualche tappa dei suoi concerti.
I due nostri amici si ritrovano quindi a scrivere una canzone insieme, la prima di una collaborazione che si sarebbe più volte ripetuta nel corso degli anni. La canzone è Confusi in un playback, sempre nel 1985, e mantenendo fede all’invito dell’amico, Enrico partecipa come artista ospite ad alcune date della tournée di Mimmo, e dalle registrazione dei concerti nasce l’album “live” Confusi in un playback, dove interpretano insieme la canzone omonima e una versione rock di Sognadoro. Sempre nel 1985, (anno di attività frenetica) perché non vogliono farsi mancare nulla, pubblicano anche un singolo, che contiene nel lato A Confusi… e nel lato B una versione di Foreign affairs, brano di uno dei numi tutelari di Mimmo, Tom Waits, tradotta da Enrico col titolo Con la memoria. Bella da far venire i brividi. Non contenti di ciò fanno una nuova tournée insieme in giro per i teatri italiani e si divertono molto. L’amicizia si cementa. Nel 1987 capita una cosa stupenda; arriva in Italia per partecipare al Premio Tenco, http://www.clubtenco.it/home.htm il mito di Mimmo, Tom, (Mimmo ha una certa attrazione per i geni sregolati) e lui e Ruggeri hanno l’onore di aprire il suo concerto al teatro Ariston di Sanremo. Narra la leggenda, che Mimmo ebbe un momento di emozione quando Waits entrò in scena mentre lui cantava, e pare che la voce gli si fermò per un momento in gola. Capisco benissimo questo stato d’animo. Se la sera in cui mi sono esibita di recentehttp://porqueapesardelospesares.blogspot.com/2009/10/ho-deciso-faro-la-cantante.html in un repertorio canoro vario culminato con Intorno a trentanni (il chitarrista cantante anima del concerto estemporaneo, tra l’altro medico, di Mimmo non ne conosceva molte altre) fosse arrivato Mimmo anche io avrei smesso di cantare, sarei diventata rossa per la vergüenza e avrei rischiato di morire soffocata per le risate. Cosa credete, io sto a Mimmo come Mimmo sta a Tom Waits: la mia esibizione non era al Premio Tenco, ma le emozioni altrettanto forti.

Volano gli anni e volano le sottane, Ruggeri non è più un enfant prodige, ma uno degli autori di canzoni più affermati del panorama musicale italiano. Basterebbero anche solo due o tre titoli, non ne avesse scritte tantissime altre, per fargli meritare a pieno titolo un posto d’onore nel mondo della musica d’autore a Enrico, che nel frattempo ha cambiato look, messo nel cassetto dei ricordi gli occhiali anni ottanta, fatto l’intervento per la miopia (per giocare con più libertà a pallone) e, senza contare quelle scritte per sé o per altri, o altre (il pezzo è su Enrico in relazione a Mimmo, ma non posso non citare almeno Il mare d’inverno scritta per Loredana Bertè e Quello che le donne non dicono, per Fiorella Mannoia: due classici da grande autore) con Mimmo ha scritto delle cose bellissime. Io solo per Una vita che scappa, cui ho già dedicato diverse righe, gli darei un vitalizio. Mimmo racconta che con Enrico lavora molto bene. É lui è lui: è di lui che ho bisogno pensa quando, ad esempio ha una musica e un’idea per una canzone, ma preferisce non scriverne il testo, perché, poniamo, è troppo coinvolto dal tema; allora ne parla con l’amico, gli spiega per bene che cosa ha in mente e quello, zac, tira fuori dal cilindro delle meraviglie assolute. Il caso specifico a cui mi riferivo è Aria di famiglia. Oltre le canzoni già citate M. e E. hanno firmato a quattro mani Ancora notte sul circo (Clandestina 1987) Randagio (Piano piano, 2004) Olio sull’acqua, (Piano piano, 2004) dove come già menzionato, c’entra anche De Gregori.

Nel frattempo Enrico è cresciuto ancora, ha rasato completamente i capelli, (Mimmo non si decide, c’è affezionato, non ci sono santi) ha scritto ancora tante altre canzoni, ha sempre continuato a giocare a pallone nella nazionale cantanti, ha fatto esperienze diverse, scritto libri, e si è anche cimentato, da qualche anno a questa parte, nella conduzione televisiva nella TV commerciale, prima con Il bivio, ora con Mistero. Io ultimamente guardo poco la televisione. Mi dicono che mi divertirei molto con la trasmissione di Ruggeri: alcuni organizzano gruppi d’ascolto; mi rendono edotta sulla puntata cult in cui una donna sarda racconta la sua esperienza diretta a contatto con gli extraterrestri che gliene fanno di tutti i colori, ingravidamenti ed esperimenti crudelissimi, ma a fini rigorosamente scientifici. Pare che Ruggeri ascolti quasi imperturbabile. Spero prima o poi di riuscire a vederne almeno una puntata e poi spero che gli extraterrestri, in tournée in Sardegna, non vengano da Folgorata, a meno che non passino con Ruggeri che porta anche Mimmo. In tal caso, mirto per tutti e un giro sull'astronave. Chissà che cosa ne pensa Mimmo della nuova vocazione di Enrico. L’amicizia mica è per forza condividere tutto; credo che anche il pallone lo lasci abbastanza indifferente, Mimmo, o forse è una mia speranza. Dipendente non è di certo, può essere che ogni tanto si guardi una partita; se ha di meglio da fare, fa altro. Le regole del calcio le conosce, ed è in grado di commentare una partita, ma quello va bene. Si tratta di cultura generale, non di fanatismo: i fanatici del pallone non mi piacciono.

Concludendo una nota inedita su Mimmo: pare sappia fare una riuscitissima imitazione di Enrico; quest'uomo non finisce di stupirmi. In attesa di altri scoop, indovinate cosa faccio per rendere un doveroso tributo a entrambi? I miei fans in coro: Folgorata, cosa puoi fare, ascoltarti le tre versioni di Una vita che scappa, una dietro l’altra. Dopo però vai a dormire e molla quell’accidente di computer e quell’accidente di mouse, che ti ricoverano al Centro per la cura delle nuove dipendenze, se continui così! Se ce n’è uno al Santo Spirito, confinante con Day surgery, di Centro per la cura delle nuove dipendenze, prenotatemi, sto preparando pigiamino e spazzolino. Arrivoooo!!!! (Magari con l'astronave.)

UNA VITA CHE SCAPPA Testo di E. RUGGERI - Musica di M. LOCASCIULLI
© 1989 Edizioni Musicali BMG Ricordi / Penelope
Scusa, posso offrirti da bere
Niente di più, solamente un bicchiere
Tra questa gente buttata sui tavoli senza poesia
C’è una corrente di vecchi profumi e di malinconia
Dai siediti qui, voglio solo parlare
Ce ne stiamo così come due barche nel mare
E questa musica scioglie un silenzio che è dentro di me
Ma c’è un silenzio pesante che non va tenuto per sé
Posso farmi vicino, stabilire un contatto tra noi
Se ti guardo sorridi, ti tengo la mano, lo so che lo vuoi,
Dici che ho fretta e che poi mi comporto con troppa ansietà
Ma io corro perché c’è una vita che scappa e non so dove va
Resta così, fatti ancora sfiorare
lo te lo dico così, per poi poterti baciare
C’è una montagna di noia che schiaccia la gente che c’è
Ma tu non meriti noia, rimani, c’è un uomo per te
Vieni a starmi vicino, sta nascendo qualcosa tra noi
Se mi stringi la mano potremo provare la vita che vuoi
Cantano ancora per noi, s’addormenta la nostra città
E io corro perché c’è una vita che scappa
E non so dove va
C’è una vecchia canzone e la stanno suonando
Per chi vuole scappare ma immagina in mondo fermandosi qui
Voglio ancora tenerti con me, cambiare il domani
Se stanotte rimani ogni volta che chiami ti risponderò
Non perdiamo più tempo che il conto è pagato
Scappiamo di qua
E io ho fretta perché c’è una vita che scappa
E non so dove va

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