Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

sabato 31 ottobre 2009

Un modo intelligente di spendere trenta euro

Questo post è stato scritto il 18 di settembre nell'altro mio blog, A pesar de los pesares, perchè, pur essendo già folgorata, ancora non avevo pensato di dare voce in uno spazio autonomo e indipendente alla mia folgorazione. In A pesar c'è anche qualche altro scritto su Mimmo, o in cui lo cito. (Poveretto, quanti acufeni avrà avuto, in tutto questo tempo!) Per ora pubblico qui questo, proponendo una...cover di me stessa.

Un modo intelligente di spendere trenta euro
Almeno per me, che comprendendo in questa cifra anche le spese di spedizione, mi sono portata a casa delle emozioni. Ho acquistato Idra, l'ultimo album di Mimmo Locasciulli, e anche un libretto di cento pagine, intitolato Mimmo Locasciulli, Sognadoro e altre storie, di un giornalista che si chiama Mario Bonanno, dove posso trovare raccolte insieme notizie su uno dei miei autori italiani preferiti, se non il preferito, almeno in questo momento. A dire il vero mi sono talmente impegnata a studiare l'autore di canzoni e il musicista e entro i limiti del consentito, la persona, che Bonanno non mi ha raccontato nulla di nuovo, senza contare che il libro è del 2007 e Idra, di cui molto si è scritto, è uscito a maggio di quest'anno, ma mi è venuto ugualmente il desiderio di possederlo. Il libro contiene una bella breve nota introduttiva del giornalista Leonardo Lodato, nella quale mi sono pienamente riconosciuta, una conversazione con Locasciulli, il commento di Bonanno ai lavori di L., la discografia completa e una rassegna stampa degli articoli pubblicati in genere in uscita dei suoi album. Quanto al disco avevo tentato di comprarlo a Cagliari. Non l'ho trovato da nessuna parte. Sono andata a ordinarlo in quello che un tempo almeno, non so più oggi, era il negozio più fornito della città. Ci sono andata rubando un'ora, nel periodo più caldo, climaticamente e non solo del mio travagliato agosto, quasi per trovare uno spazio per me: mi sono sentita come una donna che va a trovare il suo amore clandestino di pomeriggio, ho dato a questa cosa banale un significato trasgressivo, perchè per me in quei giorni anche uscire un'ora per comprare un disco era un fatto straordinario, un di più. Di dischi di Locasciulli manco l'ombra. Lo ordino, ritorno qualche giorno dopo, sempre col sole a picco e con quell'aria da clandestina, e mi dicono che i distributori sono in ferie e bla e bla. Alla fine lo ordino online. Quando ti arriva un pacco è sempre bello, anche se sai cosa c'è dentro, lo apri con stupore, come se dovesse contenere anche altre sorprese: almeno per me è così, mi porterò ancora dentro la reminiscenza dei pacchi della nonna, di cui parlai tanto tempo fa. Ho ascoltato Idra, che il suo autore considera il lavoro più riuscito. Io non lo so, e non sono portata a fare classifiche. L'ho ascoltato con attenzione, conoscevo le due canzoni (Scuro e Idra) che si trovano integralmente in rete, e poi alcuni accenni delle altre, che si possono ascoltare sul sito di M.L. Le canzoni sono molto belle, alcune come spesso succede ti prendono subito, per altre c'è bisogno di tempo, di maggiore attenzione. Se dovessi mettermi a fare l'elenco delle canzoni di Locasciulli che amo di più e che sento di più, per i motivi più disparati (ricordi lontani, sfondo a momenti della mia vita, identificazione, piacere puro e semplice, capacità di suscitare in me delle emozioni) non la smetterei più, ma a parte i pezzi classici che ormai sono diventati patrimonio comune e che anche quelli che conoscono pochissimo il nostro autore, se gliele canticchi, ricordano, e parlo di Piccola luce e Intorno a trentanni, o Pixi Dixie Fixi, in questo ultimo periodo, ormai non brevissimo, perchè in maniera intensiva dura da qualche mese, ascolterei anche cento volte di seguito senza stancarmi: Come viviamo quest'età, che il nostro ha scritto, insieme con altre sei canzoni, udite udite, per Gigliola Cinquetti, Aria di famiglia, Che fine farò, scritta per Alessandro Haber, Non è stato facile, Hotelsong nella versione in cui c'è una parte cantata in tedesco, bellissima, e Odor di maggio, e cento altre che qui non cito per non esagerare. Poche sono le canzoni che non mi piacciono, anzi quasi non ce ne sono, ce n'è qualcuna, che considero meno riuscita, ma queste non le elenco. Cito invece un fatto che a me sembra curioso e non facilmente spiegabile; non riesco ad ascoltare l'album Clandestina, del 1987, non tutto di seguito almeno, mi procura strane sensazioni, non mi fa bene, come invece in genere la musica di L. che per me è anche un po' terapeutica, mi serve talvolta a lenire certe ferite, o anche a mettere l'accento su altre, ma è quel dolore malinconico e un po' struggente, che paradossalmente mi piace. Con Clandestina è diverso, e non so bene perchè, forse mi riporta a qualcosa legato al periodo in cui è uscito, e non voglio ricordare. Attendo ora di far sedimentare dentro di me le canzoni di Idra, del quale non mi metto a magnificare la raffinatezza musicale, ne' gli splendidi musicisti che vi hanno partecipato perchè una miriade di addetti ai lavori lo ha già fatto con cognizione di causa. Io ascolto e aspetto: mi piace molto quando all'improvviso, impegnata in tutt'altro, alcuni versi delle canzoni che mi hanno colpito, di Mimmo e non solo, mi attraversano i pensieri. So che tra breve mi capiterà anche con Idra, dentro un pullman affollato, mentre parlo con un utente in biblioteca, mentre spolvero i miei portauovo, e volerò lontano.

Questo è quanto scrivevo appunto il 18 di settembre. Strano rileggersi anche a distanza di così poco tempo: già oggi mi sarei espressa diversamente. In quei giorni probabilmente ascoltavo molto le canzoni che ho elencato: curioso evidenziare come quasi tutte siano frutto di collaborazioni con altri autori, con alcuni dei quali dà davvero il meglio di sè, Mimmo, ma ci mette la sua impronta inconfondibile, tanto che anche se non sono solo figlie sue le canzoni lo diventano totalmente. Oggi ho di nuovo ascoltato di seguito le tre diverse versioni di una canzone che stranamente non ho citato nel post riproposto oggi: Una vita che scappa, (scritta con Enrico Ruggeri, l'album è Adesso glielo dico, del 1989, quello che segna anche l'inizio della collaborazione con Greg Cohen) da quando la sentii per la prima volta, vent'anni fa, non ha mai smesso di essere per me una delle più trascinanti e coinvolgenti. La versione che prediligo è quella contenuta in Delitti perfetti (1992): da ascoltare in penombra, con gli occhi chiusi, oppure in piena luce, ballando, se si vuole: sprigiona una notevole carica di sensualità anche un po' prepotente, che mica si può stare troppo a corteggiarsi senza concludere quando c'è una vita che scappa. Nella terza versione, (in Aria di famiglia, 2002) a suonare la tromba è il grande artista sardo Paolo Fresu. Mi metto lì, me le ascolto, tutta contenta, tutte e tre di seguito, e poi ricomincio. Intanto i bambini piangono, il latte si versa, il telefono squilla, il bagno si allaga, il mondo crolla e io niente, rimbambita completamente: questa folgorazione deve aver danneggiato qualche fusibile, in maniera irreversibile.

venerdì 30 ottobre 2009

Gemellaggio sardo-abruzzese

Mi pare possano avere in comune vari aspetti, le nostre due regioni d'origine, mia e di Mimmo, intendo: una certa fiera contegnosa riservatezza caratteriale degli abitanti, un ricco patrimonio di tradizioni, la transumanza, il pecorino, i vini, lo zafferano, due scrittori, tra gli altri, importanti e diversissimi tra loro, vissuti all'incirca nello stesso periodo, solo che una, la nostra, vinse il Nobel, l'altro, il loro, il Vate, no. Si sa come va talvolta con i premi. Ho deciso, stamattina presto, dato che oggi è giornata di festa per Folgorata, che compie il suo primo mese sul web (l'idea arrivò più o meno a quest'ora, quando mi apparve un diplay su cui scorreva già bell'è pronto il titolo, e udii una voce interiore che mi incalzava: Devi devi, inizia subito, è un imperativo categorico! Non potei sottrarmi, quando uno sente le voci deve rispondere alla chiamata) di fare un gemellaggio sardo-abruzzese. Ogni scusa è buona per un brindisi, quindi ho preparato quattro calici di quelli belli grandi panciuti da degustazione e li ho riempiti con due rossi tipici: uno sardo, e l'altro abruzzese; il primo è un Cannonau, e ho scelto Nepente di Oliena, oltre che per la qualità, per un motivo preciso. Tale denominazione deriva infatti da quella contenuta in una lettera di Gabriele D'Annunzio del 1909, in cui il poeta, dopo una visita nella zona di Oliena, così scrisse "Non conoscete il Nepente di Oliena neppure per fama? Ahi lasso! lo sono certo che se ne beveste un sorso, non vorreste mai più partirvi dall'ombra delle candide rupi"... Il nepente è secondo la mitologia greca una bevanda ricavata da un'erba egiziana, con le proprietà di lenire il dolore e scacciare la noia, e davvero il Nepente olienese, senza esagerare perchè ha una gradazione un po' alta, ha effetti benefici sull'umore e facilita le relazioni umane. Altrettante qualità ha il rosso tipico abruzzese per eccellenza, il Montepulciano d'Abruzzo. I bicchieri sono quattro, due a ciascuno, ma il compagno di brindisi non è presente: chissà dove sarà a quest'ora, forse ancora a casa, a bere il caffè, o sulla via del Santo Spirito. Idealmente me lo sono portato qua, Mimmo e gli offro i vini complici del gemellaggio e un assaggio dei pecorini, un fiore sardo di Gavoi, e del pecorino abruzzese: magari ci mettiamo sopra un po' di miele; e se servissi anche un piccolo vassoio di amaretti sardi? Li potremmo accompagnare con un ottimo rosso dolce, sempre di Oliena. Spero che dopo aver smesso di fumare non abbia anche deciso di privarsi della gioia di una piccola piacevole intemperanza alcolica, Mimmo, perchè io non posso brindare al primo mese di Folgorata col succo d'ananas, ne' favorire la nascita di un gemellaggio col succo di pompelmo. Bene, Mimmo, ovunque tu sia, Salude e trigu, (Salute e grano, quindi prosperità) che poi sarebbe il cin cin sardo. Quello abruzzese me lo dici tu un'altra volta.

lunedì 26 ottobre 2009

Dedicata a una mia amica...

Questa è una delle tante bellissime canzoni del mio amico Mimmo, e desidero dedicarla senza troppi commenti ad un'altra amica di quasi tutta la mia vita. Per ora leggila, se riesci a trovarla in rete ascoltatela, se prima dei sessantanni riesci a passare da me una sera, te la faccio sentire, nella versione che si trova all'interno dell'album Aria di famiglia del 2002, in cui M. duetta con la sua amica Andrea Mirò, perchè l'album Tango dietro l'angolo del '91, dove c'è la prima versione cantata solo da Mimmo, non lo possiedo. Tra l'altro Andrea Mirò è, per farci i fatti loro, ma non è gossip e non è un segreto, la compagna di Enrico Ruggeri, amico e splendido collaboratore, in tante occasioni, (Confusi in un playback, Con la memoria, Una vita che scappa, Aria di famiglia, Olio sull'acqua) di Mimmo, quindi questo post è un tributo all'amicizia, quella reale (loro e nostra) e quella solo virtuale o immaginata, che non fa male a nessuno, ed è comunque sentita come fosse vera. Ti offro anche pane e nutella, che in questo periodo da me non manca mai. Se mi avvisi prima compro il barattolo da un chilo. Magari la mangiamo con il cucchiaio direttamente dal barattolo. Ciao. Leggi anche Folgorata, qualche volta, che ha bisogno d'affetto e di solidarietà d'amica.
DUE AMICHE Testo e Musica di M. LOCASCIULLI
© 1991 Edizioni Musicali Piccola Luce / Polygram
Giorno verrà e le potrà sorprendere
Starsene lì a chiedere e a rispondere
A divorarsi gli occhi con la curiosità
Di quel che è stato e di quello che le aspetterà
Quanto di più potranno mai nascondere

Quanto di più sapranno mai comprendere
Conta o non conta ognuna parlerà per sé
Come se avesse avuto tutto quel che c'è
Nessuna vorrà chiedere

Se è vero o non è vero
Se tutt'intorno all'apparenza
Lo stupore sia sincero
E avranno fame di parole
Che non le facciano sentire sole
Perché possano ricordare
Quello che piano piano
Se n'è andato via
Giorno verrà e le farà sorridere

Starsene lì senza doversi arrendere
L'una dell'altra ai gesti e alle necessità
L'una dell'altra chissà che cosa penserà
E stare lì a raccontare

Come se fosse solo ieri
Sarà un modo come un altro
Per confondersi i pensieri
Sarà come fermare il tempo
E spendere tutto in un momento
Un modo per non dimenticare
Quello che piano piano
Se n'è andato via

venerdì 23 ottobre 2009

Fame atavica: possibili rimedi per una bulimica... della scrittura

Il tema di oggi trae origine da una condizione personale: ho fame, una fame da lupo, una fame atavica, e, volendo limitare i danni, ho acchiappato un pacco di fette biscottate che vorrei spalmare di burro e marmellata, di nutella, anche di miele, ma stoicamente resisto e le mangio, così, da sole. La fame non si placa, perché forse fame non è, ma segnale di qualche altra cosa: l’urgenza della scrittura! Sono una bulimica della scrittura.
Mettiamoci al lavoro: nel corso della mia appassionante ricerca, mi sono andata a cercare se il Nostro, nella sua veste di medico nutrizionista, fosse autore di qualche testo. Ho consultato il catalogo dell’Iccu e altri cataloghi online, e ho trovato una sola notizia, la seguente:
Alimentazione : piaceri e saggezza a tavola / a cura di Mimmo Locasciulli, Anadela Serra Visconti di Modrone, Guido Testa ; prefazione di Bruno Viserta
\S. l.! : Tanturri, c1997 (Roma : La piramide)Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\BVE\0128925]
Il libro è ancora in commercio, costa solo 10 euro e magari me lo compro, perché sono curiosa di vedere come scrive Mimmo, quando non scrive canzoni. L’unica cosa che ho letto è la piccola introduzione in cui spiega la genesi di Idra, e non mi basta, quindi mi butterò nella lettura di un’opera divulgativa, scritta a sei mani. Immagino che ognuno avrà curato una parte, anzi lo spero, altrimenti mi sarà difficile conoscere lo stile. A me dispiace molto che a tavola sia necessario essere oltre che gaudenti, saggi. Una chiacchierata con il nutrizionista me la farei volentieri, magari mi metto in contatto con la signora, anche lei come me autrice di blog, che ci è andata e mi faccio dare l’indirizzo. Mi costerebbe un botto, considerando albergo e volo, e onorario, ma per Mimmo questo e altro. Allora procediamo con ordine. Nel blog della signora in questione ci sono capitata per puro caso, dopo aver digitato su google “Locasciulli nutrizionista”, che non sia mai mi sia sfuggito qualche aspetto di quella poliedrica personalità: sono o non sono un ricercatore serio? La fortunata racconta di aver incontrato, un giorno, un medico suo amico notevolmente dimagrito: un’altra persona. Colpita, gli chiese chi fosse il medico autore di tale prodigio, e l’amico: Locasciulli, ti dò l’indirizzo. Pare che la signora fosse un po’ sovrappeso. Io sono una perfetta taglia 42 italiana, (non lo dico per darmi arie, ma solo perché sono di pura razza semi-nana sarda e quelle come me, già con la 44 rischiano di essere prese a calci, scambiate per palle) molto in pericolo, perché sono sempre morta di fame (ora ho smesso con le fette biscottate e ho buttato giù due prugne secche) e molto amante dei piaceri a tavola, quindi ci andrei non tanto per dimagrire, da Mimmo, quanto per imparare meglio l’arte (e metterla in pratica, non da parte) di mangiar bene e sano. La signora decide di andarci con la sorella, e quando arrivano allo studio vedono questo signor medico in camice bianco, con la “lunga faccia pallida” (cito testualmente, io ovviamente dissento, oltre tutto la faccia un po’ lunghetta ce l’ho anch’io) che le invita ad accomodarsi. Si guardano sorprese, riconoscono il cantautore, non sanno spiegarsi cosa c’entri col nutrizionista. Io non avrei avuto un attimo di dubbio. Una domanda che ha urgente bisogno di risposta: come saranno i camici di Mimmo, di quelli con i polsini o di quelli con l’elastico, di cotone leggero o robusto, lunghi fino al polpaccio o al ginocchio, e ancora, chi glieli lava e stira? Mi posso riciclare io in compita e diligente assistente segretaria, con delega anche per la pulizia (perfetta) dello studio e cura dei camici (ineccepibile, con stiratura senza pieghe: mettiamo lavatrice, Stira e ammira e asse nello stanzino in fondo). Tornando a bomba, le due familiarizzano subito col dottore, che è “simpaticissimo” (cito sempre testualmente,) ed escono dallo studio con la prescrizione di una bella dieta. Che probabilmente non seguono, perché la conclusione della faccenda è la seguente: Comunque le diete di Locasciulli sono inutili, come tutte le diete. Se dissentivo prima, qui mi arrabbio molto; non che voglia fare l’avvocato d’ufficio del dottore, che non ne ha davvero bisogno, ma le diete bisogna seguirle correttamente, altrimenti si, che è inutile: se si vede che non funzionano e si è convinti di aver fatto il proprio dovere, si torna dal medico e si aggiusta qualcosa. Io non vorrei insistere sempre sulle solite notizie, che se n’è parlato fin troppo (io stessa ne ho fatto accenno in altri post) ma Rosy non è stata dello stesso parere, e neppure Walter, e neppure il medico, amico della signora che sostiene che le diete siano tutte inutili, e chissà quanti altri noti e meno noti pazienti del Dottor Locasciulli nutrizionista, del quale io mi fiderei ciecamente, e seguirei con il massimo scrupolo le sue diete, e i suoi consigli nutrizionali, fosse necessario, anche perché mai e poi mai vorrei passare per una poco determinata.
Sbaglio o tutto era partito dalla mia fame, anzi da un libro, che non è l’unico al suo attivo. Ne ho trovato altri due, in cui però non si parla di temi legati all'alimentazione, e magari ne tratterò in seguito. (Vedo legioni di fans, miei, non di M., urlanti: Si si continua non lasciarci orfani troppo presto, Folgorata sei tutti noi!) Prima di chiudere questa puntata vorrei spendere due parole sulla coautrice dei piaceri a tavola: ho "indagato" anche su di lei, scoprendo che è un medico, specializzato in medicina estetica, con un curriculum di tutto rispetto, che deve aver testato su di sé, con ottimi risultati, devo ammettere, tutti i mezzi che aveva a disposizione, prima di provarli sulle pazienti. Una dea, non una donna, che se ci fosse stata lei davanti al giudizio di Paride Alessandro, la guerra di Troia non avrebbe avuto ragion d'essere, ed Elena sarebbe tornata a Sparta dal suo Menelao. Una specie di Barbie mora, con due occhi azzurrissimi che sembrano due fanali. Non è una fanciulla, ma tale appare. Chi fosse curioso, se la vada a cercare sul suo sito, rimarrà abbagliato da tanta avvenenza. Io ora penso alla mia cena, che ho fame. A casa ho anche qualche abito taglia 44, fosse necessario. Così con qualche chilo di troppo ho la scusa pronta per andarci davvero da Mimmo nutrizionista. Magari ci vado con un mio cugino fascinosamente grasso, che combatte con la bilancia da tutta la vita e ha nella sua agenda i nominativi di tantissimi dietologi e nutrizionisti. Lui è anche molto cattolico: Prima di Lourdes prova Locasciulli, gli ho detto. Se decidi, chiamami, che ti faccio da dama di compagnia. Nell'uno e nell'altro caso: andrei volentieri anche a Lourdes, non sia mai che possa rinsavire un po'.

martedì 20 ottobre 2009

"Piume delle mie piume": piccoli Locasciulli crescono

Credo che M. abbia molto investito nei figli, in termini di educazione e formazione, al pari di qualsiasi buon genitore, seppur con qualche possibilità in più. Sicuramente avrà posto una cura particolare nella scelta delle scuole o nell’indirizzare i figli nello studio della musica, o delle lingue: sono certa che entrambi i ragazzi padroneggino perfettamente l’inglese. (Anche il padre, non so se perfettamente, ma lo conosce. Forse ha studiato anche il tedesco, per poter comunicare con i suoi amici musicisti e il suo pubblico germanofono.) Suppongo abbia cercato di dar loro un buon esempio di comportamento e di trasmettere certi valori. Riguardo all’aspetto affettivo, immagino sia stato e sia un padre presente e attento e anche tenero: nelle occasioni in cui l’ho sentito parlare dei figli, il tono di voce si è fatto più raccolto, e mi è parso di vedere brillare una lucina diversa nei suoi occhi: cuore di babbo.
Come ho già scritto è diventato genitore da giovane, Mimmo: il primogenito è nato nel 1977, si chiama Guido; il secondo, Matteo, è di qualche anno più giovane. Ora sono adulti, hanno delle strade già ben delineate. Hanno entrambi un’attitudine musicale, ed entrambi hanno fatto della passione un mestiere, almeno in parte. Matteo suona il contrabbasso, il basso elettrico e la chitarra, ma anche il pianoforte: insomma un piccolo genio musicale; è arrangiatore e compositore. Ha anche co-prodotto Idra, con Mimmo e Greg Cohen. A proposito di quest’ultimo aspetto Mimmo dice che non è stato facile, perché l’entusiasmo e le brillanti idee giovanili, hanno bisogno di essere mediate dall’esperienza, e anche da un po’ di pazienza. Il padre quando ne parla se ne dichiara fiero; racconta sempre con un sorriso e un pizzico di compiacimento, una battuta di Matteo che dice (ricordiamoci che il contrabbasso in genere lo suona Greg Cohen, e Matteo interviene quando Greg ha altri impegni) che quando lui non potrà accompagnare il padre al contrabbasso, per via di altri impegni, sarà il maestro statunitense a sostituirlo. L’avrò sentita almeno quattro volte, questa battuta, e ogni volta Mimmo ci mette la stessa compiaciuta e divertita tenerezza nel riferirla. Nell’ultimo album, Idra, Matteo ha composto per intero la musica di Il bambino e il destino, e con il padre, quella de La disciplina dell’amore. Ottimo lavoro.
Matteo fa parte anche di un gruppo, i Greenwich. Sembrano tutti molto giovani, ma esistono come band dal 1999. Matteo suona il basso elettrico, a cantare è una ragazza carina, Francesca Xefteris, che, ho letto, ha partecipato a XFactor e questo ha dato avvio a una serie infinita di polemiche perchè pare che il gruppo si sia, in passato, dichiarato contrario ai reality musicali (delle posizioni del gruppo al riguardo non ho letto niente, ho letto invece diverse interviste su questo tema a Mimmo, che non li ama) ma non ho intenzione ne' di approfondire il discorso, ne' di alimentare polemiche. Sono stati anche a Sanremo giovani. Io forse a Sanremo avevo visto Mimmo nel 1985, ma solo perché era lui; la canzone, Buona fortuna, allora non mi piacque. Sanremo mi annoia a morte, e mi sembra un grande spreco di energie e di risorse: a volte mi capita di vederne dieci minuti e sono già stanca, per cui proprio i ragazzi non li avevo visti lì, ne’ li conoscevo per altre vie; per completezza ho visto qualche video, non mi sono dispiaciuti, ma non credo approfondirò. Hanno aperto, come spesso molti artisti giovani, singoli o gruppi, i concerti di artisti affermati e importanti, ad esempio Elisa, o Ligabue.
Matteo sembra un ragazzo molto allegro, scanzonato: una faccia simpatica, sorridente, che ricorda quella del giovanissimo Mimmo; si vede che quello che fa lo appassiona. Non so se contemporaneamente segua anche un’altra strada professionale, o se il suo futuro sia tutto nella musica. Non so se si sia laureato, sicuramente avrà fatto le sue brave esperienze di studio all’estero, come d’altronde moltissimi ragazzi di oggi, anche appartenenti a famiglie normalissime. Per fortuna non è più necessario appartenere a classi (troppo) privilegiate, come ai miei tempi.

Guido ha una faccia più da tenebroso: sguardo serio e un po’ corrucciato, e capelli di uno che si è appena alzato. Guido ha una più una vocazione cantautorale, ma anche lui suona diversi strumenti (pianoforte e chitarra). Sua è la musica di una canzone bellissima che interpreta Mimmo, L’inverno, da quello scrigno di gemme che è l’album Piano piano. Ha al suo attivo alcuni CD singoli, e un album, La migliore combinazione, uscito nel 2004, prodotti dalla Hobo di suo padre.
http://www.hobomusic.it/ Il nuovo singolo s’intitola Ogni istante, e vede una collaborazione tra Guido e i Greenwich, il gruppo citato prima dove suona Matteo. Ogni istante è integralmente disponibile per l’ascolto sul sito della Hobo Music. Molto gradevole e orecchiabile: già la canticchio. Guido ha scelto di pubblicare con lo pseudonimo di Guido Elle. Inutile raccontare balle: prima di questa recente ri-folgorazione, io non sapevo niente delle attività di questi ragazzi, sapevo solo che M. aveva due figli, ma non ne conoscevo neppure i nomi. Ho letto alcune interviste a Guido; ho trovato nelle risposte che ha dato un ragazzo educato e maturo, che sembra aver fatto propri gli insegnamenti e gli esempi paterni, riguardo alla visione della vita. In alcuni casi mi sembrava di sentir parlare il padre. Racconta Guido che da piccolo lui non aveva molta voglia di studiare il pianoforte, ma i suoi glielo consigliavano caldamente: Provaci- gli dicevano - vedrai che ti servirà. Quando sarai giù o sarai arrabbiato avrai un rivale con cui sfogarti, che non ti deluderà. A distanza di anni ha dato ragione ai suoi, Guido e già da tempo ormai ha fatto chiarezza dentro di sé e ha capito che non vuole fare il cantautore per una semplice emulazione paterna, ma perché è una vera passione: la musica è l’ultima cosa a cui penso la sera prima di addormentarmi e la mattina appena sveglio, ha dichiarato. Ha proprio ragione, alle nostre passioni, di qualsiasi natura esse siano, dedichiamo i nostri primi pensieri al mattino e gli ultimi prima di sprofondare nel sonno, se ci coglie.
All’interno dell’album La migliore combinazione c’è tra le altre, una canzone molto bella, Il povero amante, scritta per l'attore Alessandro Haber, amico di famiglia, che si è a un certo punto della sua carriera, misurato con l’esperienza canora. Il pezzo gli è proprio stato cucito addosso: Haber, che mi sembra uno alquanto problematico e tormentato, anche se buono, soffriva da cani per una storia finita. Inutile dire che ho ascoltato anche Haber: anche lui una voce particolare, ruvidissima e piena di nicotina. Non mi dispiace.
Guido non fa solo il cantautore o il musicista. Lo so per certo perché anche questo l’ho trovato in un'intervista. Si è laureato, specializzato, svolge una professione: fa l’avvocato in un grande studio legale di stampo anglosassone, di quelli pieni di giovani di talento e di entusiasmo, (spero) ciascuno con la sua sfera di competenza.
Buona fortuna alle piume, quelle grandi e quelle piccole. I ragazzi mi sembrano molto ben riusciti, i genitori hanno seminato bene, evidentemente, e ora raccolgono i frutti.
Come al solito per informazioni più dettagliate rimando al sito di Mimmo, a quello della Hobo Music, e ai profili su MySpaceMusic dei Locasciulli senior
http://www.myspace.com/locasciulli e junior http://www.myspace.com/matteolocasciulli http://www.myspace.com/guidoelle dove è possibile conoscere, vedere e ascoltare, e, per chi fosse interessato, comunicare.

venerdì 16 ottobre 2009

Nella riserva e dentro l’anima di Mimmo: parte seconda.

Ci sono molte foto, nella casa di Mimmo: una casa calda, come ho scritto nella prima parte; la immagino aperta per accogliere gli amici, o i familiari cui è molto legato. La lezione è stata registrata, credo, nell’inverno del 2008. Lo deduco dal fatto che Mimmo, prima di cantare Idra, abbia detto che l’album, non ancora uscito, sarebbe stato pubblicato nel 2009. Le canzoni cantate dal vivo, solo voce e pianoforte, in un ambiente informale, sono molto diverse da come le sentiamo nei dischi, dove tutto è perfetto. E sono anche molto diverse da come le sentiamo nei concerti. Hanno un fascino tutto particolare queste interpretazioni estemporanee, intervengono piccole innovazioni, alcune parole sono diverse dalle versioni cui siamo abituati. Mi viene in mente Il suono delle campane, inserita nell’album Uomini, del 1995, scritta nel 1994 con De Gregori anche sull’onda delle guerre fra le diverse etnie in Ruanda: Uomini forti e stupidi uomini magri e strani/ Uomini come pecore uomini come cani/ Ho visto uomini lasciati perdere/ Dentro ai letti degli ospedali/ E uomini di là dal mare fatti a pezzi come maiali/ canta Mimmo a casa sua; nel disco c’è fatti a pezzi come animali. Un’altra cosa che mi ha colpito e divertito è stato l’utilizzo di quel verso tipico delle donne beduine usato come richiamo e anche nel folclore, nelle feste tradizionali, (c'è una scena bellissima nel film Il tè nel deserto, dove si sente quello che non so come definire, ha un nome, ma non lo ricordo) che Mimmo ha utilizzato per accompagnare una canzone: un piccolo divertissement, un piccolo regalo per chi lo avrebbe seguito.
Fa spesso riferimento al “gene” Locasciulli, come un fattore che non tradisce, in questo musicale come in altri ambiti: cita qui l’attitudine musicale di chi lo ha preceduto nella sua famiglia: il nonno suonatore di mandolino, il padre cantante, che ancora a più di ottant’anni (sposato giovanissimo: quattro peccati di gioventù che se ritorno indietro io non li faccio più gli fa dire Mimmo in Dolce vita) vuole cantare e dico io: perché no? I figli, piume delle mie piume, che hanno anche loro questa passione per la musica, (non approfondisco ora, alle piume delle sue piume dedicherò un pezzo a parte) e chissà, magari, quando arriveranno, anche i nipoti. I ragazzi di oggi non sono come quelli degli anni quaranta, come suo padre, o anche degli anni settanta, come lui, che diventavano genitori presto: aspettano prima di metter su famiglia. Magari nonno gli canterà Vola vola vola, (Piano piano, 2004) come ninnananna, che mi sembra adatta, così gli fa sentire da subito l’amato dialetto abruzzese, al nipotino, tanto per rimanere in tema di radici e tradizioni. Vola vola vola è un omaggio nel titolo e nell’uso del dialetto alla canzone popolare abruzzese, che vede proprio nell’altro Vola vola vola che tutti abbiamo sentito, il suo esempio più noto.
Nel corso della “lezione” Mimmo ha citato i suoi punti di riferimento musicali stranieri, primo fra tutti, come già detto su queste pagine, Bob Dylan, poi Tom Waits, Randy Newman, Elvis Costello, Bruce Springsteen. Di Dylan ha cantato Sign on the window…, il pezzo che utilizza da sempre nel suo sound chek, perché gli serve per testare la voce, e secondo me anche un po’ perché gli porta bene. Ha cantato anche una canzone d’amore di Cole Porter, che è arrivato da poco nel suo mondo musicale. Mi pareva di aver letto che lo ascoltasse suo padre.
Ho scoperto poi che la lezione constava di due parti: la prima, intitolata Pensieri d’autore, in cui Mimmo parlava, seduto su una poltrona, molto serio, senza un sorriso, come mi è stato riferito, l’ho persa. Avrei perso anche la seconda, anzi proprio non ne avrei saputo nulla, se il caso non avesse favorito le circostanze narrate nella prima parte: dovrò prenderlo come un segno del destino? Per oggi dalla riserva è tutto. Mimmo è sicuramente conscio di essere un privilegiato, a vivere una parte della vita in una riserva come la sua, sia in senso materiale, che metaforico. Ciascuno si cerchi le sue di riserve, nel senso nobile del termine, se è possibile: anch’io ho le mie: questo piccolo blog ad esempio per me lo è, e non solo perché è molto di nicchia. Mi permette di estraniarmi da altre cose, mi ha permesso e mi permette di imparare cose nuove cui forse, mai e poi mai, non mi fosse capitata questa strana fascinazione di mezza età, mi sarei accostata. Delle nuove conoscenze acquisite, che arricchiscono se non la mia cultura musicale, almeno quella generale, parlerò in seguito, che almeno per un po’ Folgorata bisogna tenerlo in vita.

mercoledì 14 ottobre 2009

Nella riserva e dentro l'anima di Mimmo: parte prima

Per un caso del tutto fortuito ho potuto seguire su RaisatNettuno1, una "lezione d'autore" destinata agli studenti del corso di laurea in Beni culturali di UniNettuno, università online. La lezione d'autore che aveva Mimmo come protagonista, che credo faccia parte di una serie intitolata Dentro l'anima dell'artista, è stata vista casualmente da persona a me molto cara e vicina, che mi ha permesso oggi di essere a casa sua a vederla, non avendo io la parabola satellitare. (Bisogna chiamare subito l'installatore, non sia mai che Mimmo appaia all'improvviso e me lo perda) Mi sono scapicollata per arrivare in tempo per la messa in onda alle 14,20. Ho visto cinquanta minuti di parole e musica abbastanza peculiari non foss'altro perchè, al di là delle cose dette, che in parte avevo già sentito o letto nel corso della mia indagine, sono entrata in casa del prediletto. No, non la casa romana, ma quella di campagna, che Mimmo ha definito la sua riserva. Un posto bellissimo, immerso nella natura, caldo e accogliente, dove il nostro va a ritemprarsi corpo e spirito, e dove ha sede anche il famoso studio di registrazione (già da me citato) da lui definito molto bello, che, ora che l'ho visto, anche se non capisco niente di studi di registrazione, posso dire che è davvero molto bello. Lettere dalla riserva è il titolo di una canzone contenuta nell'album Piano piano, del 2004, uno dei miei preferiti, davvero uno dei più ispirati, pur essendo io poco portata per le classifiche. La sto ascoltando ora, mentre scrivo, per essere più ispirata anch'io. Quando sarai stanco di aspettare, leggi le mie lettere, vienimi a cercare... ci andrei volentieri a trascorrere un giorno in un posto così. Credo che sia un privilegio averne uno a disposizione, anche se il significato della canzone non è da intendersi proprio in senso letterale, ma figurato, e sta ad indicare la posizione di Mimmo nel mondo della canzone d'autore, il suo voler essere figura a sè, con una sua precisa peculiarità, non su un piedistallo e in sdegnoso isolamento, ma comunque felice di essere autore di nicchia. Quindi riserva è da intendersi nel senso nobile del termine e non in quello riduttivo di luogo di disagio separazione imposta e sofferta ed emarginazione.
Ha parlato di sè, Mimmo, delle radici, dell'amore e del forte legame per la sua terra. Del suo modo di scrivere canzoni, di come alcune di esse siano nate, degli spunti presi dalla realtà che lo circonda. Questo capita spesso a coloro che scrivono, canzoni, romanzi, film: la realtà che ci circonda, le persone che s'incontrano per strada o in viaggio, frammenti di discorsi sentiti, sono spesso suggestioni e stimoli importanti per la creatività. Canzoni spesso scritte materialmente in pochi minuti, perchè la vera stesura aveva già preso forma dentro e si trattava solo di mettere su carta ciò che era già scritto. Natalina, ad esempio, che parla di una storia vera che Mimmo racconta con molta delicatezza, una storia tra due giovani che si scambiano promesse d' amore per tutta la vita, ma così non sarà perchè lui, partito in guerra, non farà più ritorno. Mimmo l'ha realmente conosciuta, Natalina, da bambino, ma racconta che già sapeva la sua storia prima di nascere, (mi ci vorrebbero dieci righe solo per rendere bene la delicatezza con cui ha espresso questo concetto un po' metafisico) e si è tenuto il ricordo di quella storia per tanto tempo, finchè non è nata questa bellissima canzone. Oppure la genesi della celebre Piccola luce, anch'essa scritta in dieci minuti, su un autobus al ritorno dal pagamento della bolletta della luce, con ancora nella testa le suggestioni scaturite da un concerto sentito la sera prima: compendio di azioni minime quotidiane e di aperture verso il sublime, la piccola luce della speranza che non deve mai morire, quella che tanti anni fa mi ha folgorato e che ha ispirato il titolo del mio blog. Rimando al prossimo scritto altre riflessioni scaturite dalla visione della lezione d'autore. Frugare nell'anima di Mimmo, entro i limiti del consentito, mi piace molto.
LETTERE DALLA RISERVA
Testo e Musica di M. LOCASCIULLI
© 2004 Edizioni Musicali Piccola Luce


Quando sarai stanco di viaggiare
Attraverso il tempo e attraverso il mare
Oltre alle città oltre il confine
Del mondo che si sposta dentro le cartoline

Quando sarai stanco di giocare la partita
Che detta le sue regole finché non è finita
Quando sarai stanco di non vincere più niente
Vienimi a cercare puoi trovarmi qui

Quando sarai stanco di aspettare
Leggi le mie lettere
E vienimi a cercare

Vivo la mia vita tra i papaveri e il grano
Il cielo è trasparente il mondo gira piano
E c’è un camino acceso e coperte sui divani
La notte sopra il tetto e il correre dei cani


E sentirai l’odore della bella primavera
E suoni di campane tra gli echi della sera
E conterai le stelle nella notte senza luna
Vienimi a cercare io ti aspetto qui

domenica 11 ottobre 2009

Il prossimo album di Mimmo


Mimmo si sta giustamente godendo le soddisfazionei che Idra gli sta dando; superato il periodo di promozione vero e proprio, e il piacere, ma insieme il dovere delle interviste, conferenze stampa, e presentazione in radio, in televisione, (per quel pochissimo che ci va) serate musicali di presentazione dell’album, sul web, immagino stia dedicando uno spazio rilevante nei suoi concerti alle canzoni dell’ultimo album, non tralasciando certo le altre. Non è uno di quelli che sforna un disco all’anno, non è di quelli che scrive per vendere, ne’di quelli che pubblica tanto per essere presente, anche se talvolta ha pubblicato raccolte di vecchi brani, che avevano però sempre un senso. Non so se già gli frullino per la testa idee per un nuovo album, forse è un po’ prematuro. Idee sicuramente si, che quando uno è ispirato è ispirato, e allora prende la macchina e va di notte ad aprire il suo studio di Saracinesco, e si mette lì seduto a pensare per ore e ore finchè non gli viene il mal di schiena che col dolore “fissico” dà il meglio di sé. Il prossimo album cui faccio riferimento nel titolo, è solo nella mia testa, non in quella di Loc. Mi piacerebbe sentire certe canzoni che io amo nella sua interpretazione. Un po’ come Il futuro fu un album di cover di autori stranieri che lui apprezza molto, un modo per rendere loro omaggio, così quello che è nella mia testa, sarebbe un album di cover di canzoni italiane: che alcune gli possano piacere lo immagino; di altre non sono così certa; allo stesso modo, come sono certa della stima e dell’amicizia nota che egli ha per alcuni, non so se provi gli stessi sentimenti per gli altri: alcuni di questi pezzi mi sembrano adattissimi alla sua voce e alla sua sensibilità interpretativa, altri forse meno, ma secondo me con un suo arrangiamento se li potrebbe adattare benissimo e sarebbe davvero interessante il risultato.
Ecco le dieci canzoni:
1)La valigia dell’attore, bellissima canzone del suo amico Francesco De Gregori, cantata anche da Alessandro Haber, (anzi credo scritta proprio per lui) altro amico. Perfetta per Mimmo.
2)Cardiologia, sempre di Francesco, la canterebbe benissimo, e cambierebbe per un po’ reparto ospedaliero.
3)Come mi vuoi, di Paolo Conte: un mio chiodo fisso; amo moltissimo questa canzone, sia cantata da Conte, che da Caterina Caselli: perfetti entrambi, e Mimmo secondo me ne darebbe un’interpretazione insuperabile.
4)A muso duro, di Pierangelo Bertoli; un’altra canzone bellissima: mi ripeto con gli aggettivi, ma potrei solo sostituire bellissima con stupenda e splendida, e bellissima li batte per la sua semplicità. Un modo anche per ricordare Bertoli.
5)Verranno a chiederti del nostro amore, di uno che a Mimmo piace di sicuro: Fabrizio De Andrè. Quando si presentò, giovanissimo, al Folkstudio, portò una canzone di De Andrè, una di Dylan, e una di uno chansonnier francese, forse Brassens, non ricordo bene. De Andrè è nel suo Dna.
6)Novalis, di Edoardo De Angelis, che Mimmo conosce perché entrambi sono ex giovani del Folkstudio. Lo conoscono in pochi, questo capolavoro. Rendiamolo più noto inserendolo in quest’album ipotetico.
7)Giulia di Antonello Venditti. Quest’ultimo, anch’egli ex giovane del Folkstudio, non è uno dei miei preferiti, ma non posso non riconoscergli di aver scritto delle bellissime canzoni, che mi piace di tanto in tanto ascoltare. Giulia non è notissima; a me piace molto.
8)Stasera l’aria è fresca, di Goran Kuzminac: quando uscì, credo nel 1978 , ebbe molto successo. Un pezzo molto trascinante. Ho perso di vista Kuzminac, (tra l'altro anche lui laureato in medicina) l’ho ritrovato nella mia indagine su Mimmo, scoprendo che quest’ultimo ha anche prodotto il suo album Fragole e pugnali, nel 1996, che non ho avuto modo di sentire.
9)Una lunga storia d’amore di Gino Paoli: un altro grande che non si può non omaggiare; una canzone molto nota che mi emoziona sempre.
10)Guarda che luna, di Fred Buscaglione. Forse gli piace, a Mimmo, il vecchio Fred, che quando è morto non aveva ancora quarant’anni. Evoca atmosfere e temi cari anche a Mimmo, anche se trattati in modo diverso. La luna è onnipresente nella “poetica” locasciulliana. Un’altra occasione per cantarla ancora.
Mimmo pensaci! Ma che ne sai tu di questa mia proposta? Fosse un blog lanciato, questo, mi divertirei a invitare i frequentatori a indicare la tracce di un loro ipotetico album di cover di canzoni italiane d’autore, ma così non è. Godiamoci i vantaggi di questa quasi clandestinità.

giovedì 8 ottobre 2009

Lo stetoscopio del dottor Locasciulli e altri ferri del mestiere


Uno viene subito colto da grande curiosità e vorrebbe saperne di più: che cosa avrà mai lo stetoscopio del dottor Locasciulli, rispetto a quelli degli altri medici? Sarà magico, che quando ausculta invece che battiti e presenze di peristalsi o respiri più o meno regolari, sente le note delle canzoni che i suoi pazienti ascoltano? Chissà; sta di fatto che qualche anno fa, precisamente nel 2004, il tastierista di una band romana è stato operato proprio dal Dottor L. in persona: che fortuna! (nella sfortuna) La band in questione, che fa musica con influenze rock e reggae, si chiama Torpedo. Me li immagino tutti insieme questi musicisti, che attendono notizie mentre l’amico è nelle mani del chirurgo Loc. L’intervento va bene, e Mimmo, che è un medico di quelli che quando ha finito si toglie i guanti e la mascherina e se c’è qualcuno cui dare notizie del paziente, si ferma e le dà, (lo spero davvero: io ne ho incontrati diversi che non l'hanno fatto) rassicura i compagni del tastierista. Immagino che abbiano familiarizzato, o che si conoscessero da prima, non so, comunque in questo caso la musica è stata un collante. I Torpedo, grati, subito dedicano al dottore un pezzo strumentale, che s’intitola appunto Lo stetoscopio del dottor Locasciulli, inserito all’interno dell’album L’ingranaggio. Io chi fossero I Torpedo proprio non lo sapevo, ma mi sono documentata e ho anche ascoltato il pezzo, molto piacevole, tanto che inserisco il link, http://www.lastfm.it/music/Torpedo/_/Lo+stetoscopio+del+Dr.+Locasciulli così se qualcuno vorrà, lo potrà ascoltare. Gli avrà fatto piacere a Mimmo che gli abbiano dedicato un brano musicale? Si. Gli farà piacere a Mimmo sapere che Folgorata gli dedica quotidianamente un pezzo sul suo blog monotematico? Boh? Io non sono molto ottimista.

Mani. (Più ferri del mestiere di così!)
Preziosi strumenti di lavoro, le mani, sia per Mimmo, sia per il chirurgo Dottor Domenico Locasciulli. Spesso si sente usare quest’espressione: mani da pianista, per indicare mani lunghe e affusolate. Non si usa l’espressione mani da chirurgo ad indicare mani con le stesse caratteristiche, che mi sembra necessario che siano ferme e sicure ed esperte le mani di un chirurgo, più che affusolate. Ebbene Mimmo è un ottimo pianista (tutti quelli che hanno ascoltato La donna cannone di De Gregori e magari nemmeno una canzone di Locasciulli, sappiano che le dita che suonano il piano, sono le sue) senza avere mani che, in un certo immaginario collettivo sono da pianista: Mimmo infatti ha mani larghe, robuste, concrete, mani da contadino, e questa mia affermazione non contiene una sfumatura negativa, anzi il contrario. Io ho questa convinzione che alla terra sia legato, e, se probabilmente il tempo non gli permette di dedicarsi a qualche podere o orto, che ha già un mucchio di cose interessanti da fare, io ce lo vedo a seguire le vigne di Montepulciano, e a gustarsi poi un bicchiere di Cerasuolo d'Abruzzo, o a occuparsi di un frutteto, o di un orto. Io, Mimmo a parte, mi diverto talvolta a cucire addosso a persone di cui non so molto, gusti e attitudini. Questa mia supposizione si basa anche su qualche riferimento all’attaccamento alle radici contenuto in alcune interviste, o anche alla presenza di elementi campestri e rurali in molte sue canzoni. La natura gli piace. Il resto è ovviamente pura congettura.

martedì 6 ottobre 2009

Fumo e fumi

La voce di Mimmo è arrochita dalle sigarette, troppe. Nel primo album Non rimanere là, è molto diversa, più limpida; sicuramente fumava già, ma era ancora un ragazzo: insomma se non sapessi che quello è lui, non so se lo riconoscerei. Dal 1980, col QDisc Quattro canzoni di Mimmo Locasciulli, la voce comincia ad avvicinarsi molto a quella inconfondibile, che noi suoi fedelissimi apprezziamo tanto. Dobbiamo ringraziare madre natura, ma dobbiamo paradossalmente ringraziare anche le sigarette. Se non fosse stato un forte fumatore, uno dei suoi elementi di fascino più notevoli, la voce appunto, non avrebbe saputo di carta vetrata e per dirla con Leonard Cohen, rubandogli la definizione che si è cucito addosso, di rasoio arrugginito, o di corteccia d'albero. In tantissime sue foto, anche nelle copertine dei dischi, Mimmo tiene in mano la sigaretta e fluttua tra nuvole di fumo. Chissà perchè me lo immagino con sigarette forti, senza filtro, Gauloises, o quelle terribili spagnole, Ducados, ma propendo per le prime. Mie idee, magari ha fumato le classiche Marlboro, che ne so. Da domani da domani voglio smettere di fumare, cantava nella sua Buoni propositi inserita nell'album Intorno a trentanni, del 1982. Credo che abbia fumato per tantissimo tempo, se fino al 2004 il suo grande sogno era smettere di fumare. Il sogno confessato, almeno. Come faccio a saperlo? Perchè con pazienza certosina ho vagliato tutte (non esageriamo, qualcuna l'ho tralasciata) le notizie che lo riguardano, e ho trovato che ha partecipato come ospite a una trasmissione di Raisat extra, che si intitolava Di che sogno sei. Non è uno molto televisivo, anche se di tanto in tanto, raramente a dire il vero, compare. Il suo sogno era quello di smettere di fumare. Come mi sarebbe piaciuto vedere la trasmissione, condotta tra l'altro dalla sua amica Gigliola Cinquetti, che ho già citato nel post precedente. Secondo me ci è andato per lei, l'avesse condotta qualcun altro non avrebbe perso tempo.
Ha smesso, non ha smesso? Credo di si, per due motivi, uno suffragato da una fonte in rete, l'altro del tutto basato su una mia impressione. Partiamo dal primo: qualche anno fa ha portato la sua testimonianza durante un incontro con gli studenti di Tor Vergata, sul tema "smettere di fumare". Se non ho capito male la testimonianza era di uno che ce l'aveva fatta, finalmente aveva superato la fase del sogno. Immagino quanto debba essere difficile smettere di fumare, se uno come lui, oltre tutto medico, quindi consapevole più degli altri dei rischi legati al fumo, e anche del fatto di non dare un buon esempio, per tanto tempo non ci sia riuscito. Il secondo motivo, quello basato su una mia sensazione, ha a che vedere col fatto che, a un certo punto, nelle immagini di due o tre anni fa, l'ho visto molto ingrassato, Mimmo, e questo succede spesso a chi smette di fumare. Poi magari non c'entra nulla, è ingrassato perchè a volte con l'età succede, o, lui nutrizionista, ha preferito indicarli ai suoi pazienti, i preziosi consigli alimentari, per fare tutto il contrario. In domu de su ferreri schidonis de linna, (a casa del fabbro spiedi di legno) si dice dalle mie parti. Niente paura, dopo si è rimesso in forma, ha un po' di pancetta, ma è fisiologica. Ho il sospetto che non abbia ne' tempo ne' voglia di andare in palestra, che non abbia troppa attitudine per l'attività fisica, il dottore; ma magari mi sbaglio, navigo senza bussola in un mare di supposizioni. Fingerò di essere una redattrice di Bielle (sta per Brigata Lolli, http://www.bielle.org/2009/ sito web di musica e non solo pieno di notizie interessanti che ho scoperto nel corso di questa appassionante ricerca, prima non sapevo manco che esistesse: questa folgorazione è stata per me altamente formativa) e gli chiederò un'intervista, così finalmente potrò vivere tranquilla senza più dubbi. Quanto è scema questa Folgorata. Secondo me a Mimmo, questo blog non gli piacerebbe per nulla; ma tanto non sa la strada per arrivarci, o, ammesso pure che la conosca, ha di meglio da fare che stare dietro ai blog di ammiratrici di mezza età folgorate sulla via di Penne.
Mi verrebbe la tentazione adesso di pubblicare stralci di sue canzoni in cui si parli di fumo e fumi. Per il momento accontentiamoci del testo integrale di Buoni propositi, che mi piace molto: Mimmo si mette anche a fischiettare... Per il resto ci sarà tempo, altrimenti il blog diventa subito un periodico estinto, nel senso che a un certo punto non avrò più niente da dire, per quanto prolifica possa essere, e il gioco finisce. Non è che ogni settimana m'invento un blog dedicato a un artista diverso. Questo è un privilegio raro toccato a uno solo. Che fortunato!

BUONI PROPOSITI Testo e Musica di M. LOCASCIULLI
© 1982 Edizioni Musicali BMG Ricordi / Serraglio

Da domani da domani
Io voglio smettere di fumare
Questo vizio che mi avvelena
È peggio di una nuvola che copre la luna
Nell’istante che mi tuffo nel cielo
Come un uccello che prende il volo
E tutto è grigio tutto scolorato
Come il giorno che mi sono fumato
Da domani da domani
Voglio smettere di bere
Voglio piantarla di fare la spugna
Di sentirmi male e non avere vergogna
Con la lente del cannocchiale
Vedo il mondo che gira sempre tutto uguale
E tu mi dici che si può cambiare
A chi vuoi darla a bere
Io non bevo più
E questo giorno che deve arrivare
In qualche modo mi potrà salvare
Questo giorno che deve arrivare
In qualche modo mi salverà
Da domani da domani
Io voglio smettere di mangiare
Costa caro questo pezzo di pane
E come la metti la metti
Resto un morto di fame
Che batte la strada come un disperato
In cerca di quello che gli hanno rubato
Rubato per gioco o per ragioni di stato
E più mi mordo il cuore
Più mi sento truffato
Da domani da domani
Io voglio smettere di sognare
Che ad ogni sogno sotto la mia pelle
Ci si pianta una spina
Che fa vedere le stelle
Stella vicina stella più lontana
Stella legata con un filo di lana
Stella che muore con questo amore
L’ultimo sogno del mio povero cuore
E questo giorno che deve arrivare….

lunedì 5 ottobre 2009

Come viviamo quest'età

COME VIVIAMO QUESTA ETÀ
Testo e Musica di M. LOCASCIULLI

© 1990 Edizioni Musicali Piccola Luce / Pawaland / Sitar


Se almeno qui ci fossi tu
Sarebbe tutto più normale
Invece il tempo se ne va
Sopra un binario sempre uguale
Tutto si complica di più
Tutto si perde un po’ di più
Tutto si limita di più
Quanto rimane senza te
Per me


Provati a chiedere cos’è
Una giornata di provincia
Incatenati nei perché
Quando la noia ricomincia
Qualche pensiero vola via
Sopra un foglietto di poesia
E invece è tutta una bugia
Per noi ragazzi che chissà
Come viviamo questa età


Vorrei bruciare i miei giorni
Bruciarne ancora di più
E cancellare i contorni
Di quello che non voglio più


Se adesso qui ci fossi tu
Tutto sarebbe più speciale
Invece il tempo se ne va
E lo scenario è sempre uguale
Tutto si complica di più
Tutto si limita di più
Tutto si perde un po’ di più
Per noi ragazzi che di qua
Viviamo male questa età


Vorrei bruciare le strade
Chiese portoni e caffè
Perché ogni volta mi uccide
Viverli senza di te


Vorrei bruciare i miei giorni
Bruciarne ancora di più
Per cancellare i contorni
Di quello che non voglio più

Il futuro

Il futuro è il titolo di un album di M. L. pubblicato nel 1998. Lungi da me l'intenzione di recensire un album nel senso comune del termine: a quello hanno già pensato altre persone più o meno qualificate a farlo. Io, mi limiterò, in questo come in altri casi che magari seguiranno, a raccontare il mio modesto e assai poco professionale punto di vista e le mie personali sensazioni.
Per me Il futuro è stato un'autentica rivelazione. Saputo che era un album di cover non mi è venuta tanta voglia di ascoltarlo, poi invece l'ho fatto ed è stata una gradita sorpresa. Credo che il Nostro abbia voluto fare un tributo ad alcune canzoni di autori statunitensi o britannici che lui ascolta e ammira. Le canzoni sono state a mio avviso molto ben tradotte e arrangiate; Mimmo se le è magistralmente cucite addosso. La canzone che dà il titolo all'album, che in termini tecnici si chiama title track (l'ho imparato da pochissimo, durante questa indagine, come tantissime altre cose che ad altri più esperti sembrano scontate) è la rivisitazione di una canzone di Leonard Cohen, The future. La traduzione è di Francesco De Gregori. Mi è piaciuta moltissimo: Cohen, che io ero convinta fosse il padre di Greg, ormai storico collaboratore e amico di Mimmo da più di vent'anni, ma credo che non sia così (Cohen è uno dei cognomi ebraici più diffusi, quindi forse solo coincidenza) parla della sua voce come di un dono di cui va evidentemente molto fiero, e la definisce una voce da rasoio arrugginito. La voce di Mimmo, a mio avviso, ma non solo, immagino, roca e bassa da un lato, piena e rotonda dall'altro, morbida come il velluto e ruvida come l'orbace, (tessuto sardo, nessun riferimento all'uso del ventennio per carità) è adattissima a cantare questa canzone. L'altra che mi è piaciuta tanto, è Powderfinger di Neil Young, tradotta da Mimmo e cantata con l'amico Francesco De Gregori, che qui appare con lo pseudonimo di Cereno Diotallevi. Sono perfetti insieme, una vera forza della natura: il pezzo è molto trascinante. Molte delle canzoni originali rivisitate nell'album non le conoscevo, e anche questa è stata una bella occasione per imparare qualcosa. Dico solo che sono presenti omaggi a Tom Waits, Elvis Costello, Bob Dylan e altri, ma non continuo a scriverne. Chi volesse saperne di più vada sul sito di M. e si farà una cultura. L'altra autentica sorpresa nell'ascoltare questo album, è stata trovare due perle, che non sono cover: Stella di vetro e Come viviamo quest'età, che in realtà come Mimmo dixit è una cover di sè stesso, essendo stata scritta per Gigliola Cinquetti, e inserita nell'album Tuttintorno del 1990. Rimando Gigliola ad altro post prossimo venturo. Come viviamo quest'età è a dir poco bellissima ed è una di quelle che ascolterei davvero cento volte di seguito senza stancarmi, molto nelle mie corde. La pubblico in un post a parte come sentito omaggio alla bravura e sensibilità artistica dell'autore.

sabato 3 ottobre 2009

Sondaggio


Ho effettuato un sondaggio tra colleghi e conoscenti per vedere a che punto è la popolarità del Nostro, dopo trentaquattro anni di servizio permanente effettivo nel mondo della musica d’autore. I luoghi di lavoro sono dei piccoli microcosmi e come tali possono fornire dati esportabili ad ambiti più vasti. Non l’ho chiesto proprio a tutti, diciamo che ho effettuato il sondaggio tra un certo numero di colleghi del mio settore, e non solo. Per qualcuno Mimmo è un perfetto sconosciuto, per qualche altro "Mi sembra che questo nome l’ho già sentito"; qualcuno dice "Ah si l’amico di De Gregori", oppure "Si quello che fa il cardiochirurgo" (si confonde con Barnard, ma quello non cantava, oppure con Jannacci). Qualcun altro dice "Il nome non è che mi dica molto, se sentissi qualche canzone…" ed io "Non preccuparti che ci penso io", e inizio a canticchiare Piccola luce, Intorno a trentanni e infine Pixi Dixie Fixi, le più note insomma, e ballicchio anche mentre canto, che se Mimmo mi vedesse garantito avrei l’ingaggio per i concerti estivi in piazza nell’Italia centrale, come attrazione sul cubo, per uscire un po’ dalla riserva e dare una svolta trash e definitiva a una carriera di nicchia basata sulla qualità. Una molto preparata musicalmente, e non solo, ma davvero, non sto scherzando, conosce Mimmo, e per il mio trentacinquesimo compleanno mi regalò l’album Uomini: era il 1995. Per ripagare la cortesia l’anno dopo scrissi per lei un raccontino intitolato Ivano e Maria Teresa, che aveva per protagonisti lei e Ivano Fossati, di cui è ammiratrice storica dai tempi dei Delirium, prendendo spunto da un fatto realmente accaduto: a un concerto di lui a Sant’Anna Arresi si incontrarono sotto un grande albero e chiacchierarono amabilmente, ma poi l’idillio finì perché Ivano ricevette la telefonata della bionda attrice con cui allora stava. (I misteri dell'amore.) "Teresa mi accompagni a Milano il 12 novembre al concerto di Mimmo al Blue Note?"- "No, fosse Fossati verrei volentieri, (lo segue in lungo e largo nella penisola) ma Locasciulli, si, carino Locasciulli, carino (carino? Secondo me se sa che qualcuno lo definisce carino, lui così calmo perde le staffe…) un clone di De Gregori, mica mi sposto per Locasciulli..." "Ancora con questa storia di De Gregori, meno male che sei una di quelle che lo conosce meglio!"- "E si ma io conoscevo le canzoni vecchie e poi guarda che Povero me è di De Gregori e anche Caterina e una di quelle di Uomini (Il suono delle campane n.d.S.) Insomma un pochino ne sa, ma poco. Poi c’è un’altra collega che lo conosce e possiede Delitti perfetti, lo ascoltavamo sempre insieme negli anni novanta. Ora le ho rinfrescato la memoria, ha ripescato la vecchia cassetta e tutta adorante mi ha detto, Che voce Mimmo, che bella Occhi, che bella Delitti perfetti, e poi ha uno sguardo… Piace alle donne Mimmo, me ne sono resa conto solo quest’estate, prima non ci avevo fatto caso. Un’altra collega mi dice, "Però affascinante", ma non l’ha mai sentito cantare. Guardiamo insieme un po’ di foto, “Mi sa che molto del fascino glielo dà il cappello”. Concordo sul fatto che il cappello gli stia bene (parlerò anche dei cappelli) ma il fascino (e su questo scriverò ancora) è dato da altro. Ho continuato l’inchiesta interrogando un collega che frequenta molto la Svizzera tedesca: sua moglie è di Zurigo. "Senti chiedile se conosce Mimmo Locasciulli http://www.mimmolocasciulli.com/ (per chi non lo sapesse M. è molto noto in Svizzera) e i Patent Ochsner ." (Che meraviglia è HOTELSONG.) "Ah si glielo chiederò." Non si è ricordato: lui a Mimmo Locasciulli preferisce la pesca alla trota, molto praticata in Svizzera. Insomma questa è la storia. Ho pensato di organizzare al lavoro un Locasciulli's Day, magari lunedì porto Idra e invito quattro selezionati ospiti ad ascoltarlo in religioso silenzio. Un piccolo sondaggio l’ho effettuato anche tra altri amici e conoscenti. Idee molto vaghe: "Ma è stato a Sanremo? "– "Ancora quello, sei proprio fissata, già ci rompevi nel 1983." - "Ah si cantava come De Gregori!" - "Esiste ancora?" - "Ma non è quello che ha messo a dieta Rosy Bindi?"- "Ho capito, cantava Caterina e Rosalina" (peccato che quello fosse Fabio Concato, che ha scritto anche Fiore di maggio, mentre Mimmo Odor di maggio) - "Guarda che forse è Natalina." – "Eh, sei pignola!"- "Ah, si quello che non ha voluto partecipare, lui abruzzese al disco per l’Abruzzo. Bello!" (E qui corre l’obbligo dirlo, siamo a piani alti di informazioni: un’informazione un po’ distorta, un po’ superficiale, ma è già qualcosa.) Tutto questo lungo discorso per dire che in effetti Mimmo, almeno al grande pubblico, almeno da queste parti, non è molto noto. Per quei pochi che lo conoscono è quello che canta “tipo” De Gregori, oppure quello di Intorno a trentanni, quello che ha iniziato al Folkstudio, ma qui siamo già a livelli alti di conoscenza. Sto cercando di compiere un cammino di catechizzazione nei confronti di chi è disposto a credere. Pochi, ma qualcuno si è detto disposto. A Milano il 12 novembre non vuol venire nessuno. Perché non sono stata colta da insana e presenile passione per Fossati? Teresa sarebbe venuta, anche se l’avrà sentito almeno trenta volte. Io Mimmo mai, eccezion fatta per quella volta nel 1982, ma lui era in quell’occasione pianista e ospite del concerto dell’amico Francesco. Bisognerà rimediare a questa lacuna, gravissima per un'ammiratrice appassionata e informata come me, e se la montagna non va da Maometto, Maometto andrà alla montagna: dovesse essere l’Everest questa montagna, Maometto prima o poi la scalerà. C’è tempo, “Mimmo dixit” che ha intenzione di fare concerti per tanto tempo ancora: gli piace troppo. E poi gliel'ha detto il dottore.

giovedì 1 ottobre 2009

Chi è cosa ha fatto cosa fa

Note biografiche: le trovate dovunque, sul suo sito, http://www.mimmolocasciulli.com/index01_ml.html in altri siti sul web, nel libro di Mario Bonanno, Mimmo Locasciulli, Sognadoro e altre storie, Bastogi, Foggia, 2007. Ho scritto che non avrei seguito un vero e proprio ordine nel raccontare Mimmo, ma non posso creare un blog monotematico, zoppo e difettoso quanto si voglia, senza parlare dell’unico abitante del blog.

Mimmo nasce a Penne, bel paese di collina dell’Abruzzo, in provincia di Pescara, il 7 luglio 1949. Prima di lui un fratello, dopo due sorelle. Il padre è veterinario , la madre insegnante. Famiglia borghese, ma forti legami con la terra; letture, giochi con i compagni, parrocchia e oratorio, studio della musica; a casa sente i dischi del padre, musica americana raffinata, grandi voci. Frequenta il liceo, immagino il classico, non chiedetemi dove; so che a Penne c’è una scuola d’arte, ma non so se ci sia o ci fosse, quando Mimmo era ragazzo, il liceo. A Chieti, a Pescara, dovunque fosse Mimmo era molto bravo a scuola, sia nella materie umanistiche che in quelle scientifiche. A quattordici anni ha già le idee piuttosto chiare: sa che da grande farà il medico, e sa anche che vuole continuare con la musica. Legge i libri di biologia della zia, laureata in biologia, come fossero romanzi d’avventura e inizia a far parte di vari complessi musicali, come si chiamavano allora quelle che oggi si chiamano band. Ho visto una sua foto buffa di adolescente, con tutti i capelli e con un bel boccolo sulla fronte, diventata presto molto alta. Gira i locali e le feste dell’Abruzzo con queste band, e inizia a scrivere poesie, come molti adolescenti, e canzoni.
Più tardi inizia a nutrirsi di canzone d’autore, ascolta gli chansonniers francesi e quando si trasferisce a Perugia nel 1968, per frequentare la facoltà di medicina, ha la possibiltà di ampliare i suoi orizzonti, anche musicali, e si avvivina al folk, scandinavo (aveva fatto amicizia con uno studente norvegese, folk-singer abbastanza noto nel suo paese) e americano: subisce, lui come molti altri della sua generazione e non solo, la fascinazione dylaniana e quella del nostro grande Fabrizio De André.
Nel 1971 si trasferisce a Roma dove frequenta gli ultimi anni di medicina e si laurea nel 1975. Non ha ancora compiuto i ventisei anni, quindi possiamo dire che non è andato fuori corso. Nei primi anni settanta comincia a esibirsi nel mitico locale romano Folkstudio, dove, lo sanno anche i sassi, hanno mosso i primi passi De Gregori, Venditti, Bassignano, Giorgio Lo Cascio, Edoardo de Angelis e alcuni altri, non troppi. Mimmo dice sempre che c’è un sacco di gente che vanta nel suo curriculum il Folkstudio e invece c’è passata di striscio un paio di volte.
Con l’etichetta Folkstudio pubblica il suo primo, a mio avviso bellissimo, album, solo voce e chitarra, che s’intitola Non rimanere là, sempre nel 1975: questo è un anno cruciale per il nostro, si laurea, pubblica il primo album, inizia a lavorare all’Ospedale Santo Spirito di Roma, e forse mette anche su casa, se non nel 1975 poco dopo, se nel 1977 è già padre del primogenito Guido. Più tardi avrà anche un altro figlio, Matteo. Se sia sposato attualmente non lo so, io mi auguro di si, perché non sono certo fatti miei, ma mi piace l’idea di Mimmo sposato da tanto tempo con la stessa donna. Chissà: in ogni caso porta la fede, e quando parla la tocca in continuazione. Dal 1975 in poi seguirà con impegno e disciplina e anche con successo le due carriere, entrambe per lui vitali. Come medico si occupa di chirurgia generale ed è anche nutrizionista. Attualmente è dirigente responsabile del reparto di Day surgery dell’ospedale citato prima.
Come musicista e autore di canzoni ha al suo attivo 17 album, l’ultimo è Idra, pubblicato a maggio del 2009. L’elenco completo dei suoi lavori lo trovate dovunque, dunque ora non mi attardo a elencarli tutti. In seguito capiterà di parlarne. Siccome è uno che non si accontenta di fare solo le cose che ho detto prima, che non sono poche, di tanto in tanto fa anche il produttore per altri artisti, tra cui nomi celebri come Claudio Lolli, Goran Kuzminac, Alessandro Haber, il figlio Guido, (dedicherò un paragrafetto anche ai ragazzi) e altri ancora. Ha una sua etichetta indipendente, la Hobo, che gli permette la libertà che non aveva quando stava, ad esempio, con la RCA, ma questi ormai sono ricordi lontani. Ha alle porte di Roma, in un paesino minuscolo che si chiama Saracinesco e di cui non fosse stato per lui, mai avrei sentito parlare, uno splendido studio di registrazione. (Non è che l’abbia visto, mi fido di quello che dice.)
Va per la sua strada, Mimmo, e sembra un uomo contento, appagato, ma con una certa inquietudine di fondo, che pur quasi impercettibile, traspare. Gli piace molto la notte, ma anche questo è un tema che approfondiremo in seguito. Sembra uno calmo, non gli piace l’aggressività, non si muove in maniera convulsa, non sgomita e non è presenzialista. Mi pare si adatti molto bene a lui il motto latino festina lente. Mimmo mi sembra proprio uno che si affretti lentamente. Per iniziare può bastare?

Riflessioni personali: ho scritto tutto di getto senza consultare fonti, basandomi sull’elaborazione estemporanea delle tante letture fatte e notizie ascoltate in questi mesi di studio pazzo e disperatissimo. Avessi messo lo stesso impegno profuso nello studio della mimmologia, in altri campi, nella mia vita avrei fatto ben altre cose, ma forse questo blog indispensabile non ci sarebbe. Niente è per caso. (Risata e applauso, please!)

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